Viaggiare coi bambini e coi ragazzi, in famiglia ma non soltanto, è un ottimo modo per insegnare e, per loro, imparare. A volte, il viaggio può rappresentare un metodo di apprendimento ancora più utile dello studio. Di sicuro diventa complementare: non serve andare chissà dove, e i viaggi scolastici sono quindi un momento fondamentale nel percorso di ogni studente.
Ne abbiamo parlato con Patrizio Roversi, attore teatrale e conduttore televisivo, con la moglie Maurizia Giusti – nota come Syusy Blady – creatore di Turisti per caso e Velisti per caso. Perché bisogna viaggiare coi bambini e i ragazzi?
Il viaggio può diventare una vera e propria passione: per Roversi è “in assoluto occasione di scambio, conoscenza e rapporti umani. E, visto come va il mondo, mi sembra una necessità”. Per l’autore viaggiare è un diritto e un dovere, ma questo diritto ultimamente è difficile da esercitare. Non soltanto per la crisi economica, ma anche per le insicurezze dovute alle guerre, all’instabilità di alcuni paesi e all’incertezza del clima. “Molte zone – spiega Roversi - non sono più agibili. Penso allo Yemen: è forse uno dei viaggi più interessanti che ho fatto e ora è in una situazione terribile. Penso anche all’Egitto, alla Libia, al Mali. Il viaggio diventa quindi anche una sorta di parametro per misurare la pace. Per me è stata l’occasione per vedere da vicino molte contraddizioni e soprattutto un modo per instaurare relazioni».
Possiamo quindi dire che, per ragazzi e bambini, viaggiare è un ottimo modo per capire come va il mondo al di fuori del proprio piccolo centro. Anche confrontarsi con culture, lingue e abitudini diverse è un punto a favore. Viaggiare lontano può spaventare, non si sa cosa si mangerà, come ci si capirà, ma come dice Roversi “la soddisfazione più bella è quando finalmente sei partito e capisci che ti stai adattando. L’adattamento a una situazione diversa da casa tua è un processo che ti rende felice. È un obiettivo. I viaggi riescono sempre a stupirti. Anche se hai studiato la situazione, quasi sempre le aspettative vengono ribaltate: ci sono sempre delle sorprese, ma è questo il bello. Ciò che ti spiazza ti rende più fragile ma devi accettare di essere in quel posto. Spesso durante i viaggi sono teso, incapace di cogliere il presente. Quando riesco a rilassarmi è stupendo.
Godersi il viaggio significa anche partire preparati. Ottimizzare quello che si porta, quello che si visiterà, essere preparati su eventuali contrattempi. Più ci si allontana da casa, più vale questa regola. Ma anche nei viaggi brevi, come quelli scolastici, è bene che ragazze e ragazzi siano preparati. La meta va scelta non per moda, ma studiandola. Per Roversi “partire per moda, ignorando tutto quello che ti aspetta, non è una soluzione. Il viaggio dev’essere motivato e preparato. Io tuttora non riesco a fare valigie intelligenti. Ho girato tutta l’America del Sud e, visto che dovevo andare sul Perito Moreno, mi sono portato dietro per tutto il viaggio un paio di scarponi da montagna che non mi sono mai serviti. A Parigi ho avuto la stupidità di tenere tutti i soldi in un portafoglio che mi hanno rubato. Non si impara mai del tutto. La valigia è il segnale che ti sei preparato cercando di capire dove vai. Fare i bagagli è già un’avventura".
Decidere la meta e, di conseguenza, cosa portare, è già parte del viaggio. Chi insegna può condividere questo aspetto con la classe: anche capire che cosa si farà e di conseguenza cosa servirà fa parte dell’apprendimento, sviluppa il problem solving e la capacità di decisione. E evita di portare valigie troppo pesanti!
Abbiamo chiesto a Patrizio Roversi: ma se fossi un maestro di scuola, che cosa faresti per educare i bambini al viaggio?
“Insegnerei per bene la geografia che invece nelle nostre scuole è insegnata male o addirittura rimossa. La geografia non è banalmente la materia che ti racconta qual è il fiume più lungo d’Italia o la cima più alta. Ma comprende il paesaggio, la storia, il clima, le produzioni agricole, le abitudini alimentari e altro ancora. Aprire una finestra sul mondo suscitando curiosità anche antropologiche nei ragazzini è fondamentale. E aggiungerei la lettura dei grandi romanzi di viaggio che accendono la fantasia”.
Ok le uscite e i viaggi di istruzione, ma chi insegna dovrebbe viaggiare per trasmettere la curiosità ai propri alunni? Per Roversi è essenziale. “Qualunque insegnante dovrebbe trasmettere una pratica di cui è maestro. Chi insegna recitazione dovrebbe aver fatto l’attore. Chi insegna la letteratura dovrebbe averla amata molto. Preparare i ragazzi al mondo dovrebbe essere fatto da chi lo conosce per esperienza diretta. Il viaggio è tra le esperienze formative fondamentali. Per fortuna, ora alle scuole superiori e all’università è possibile fare esperienza all’estero”.
“Viaggiare – continua l’autore di Turisti per Caso – aiuta a discernere le notizie dal mondo, a sprovincializzarsi. Come dicevo, è un diritto e un dovere. Oggi siamo di fronte a una moltiplicazione delle opportunità di viaggio, ma spesso di bassa qualità. Vedo gruppi di persone dislocate qua e là come pacchi. Vanno nei luoghi più banali dove le agenzie li portano, fanno tonnellate di selfie e poi tornano a casa. Il turismo di massa non è la risposta”.
A pensarci bene, spesso anche le gite rappresentano cliché: Parigi, Londra, i monumenti principali e i pranzi in catene che sono ovunque nel mondo. È vero che organizzare un viaggio per più classi composte da adolescenti è davvero complesso, ma con lo spirito giusto può diventare una vera occasione di approfondimento. Per Roversi “ci vorrebbe un turismo di qualità che non vuol dire che debba essere caro, ma magari a basso impatto ambientale, responsabile, informato, attivo”.
E poi, nel viaggio scolastico, l’insegnante ha un ruolo fondamentale, perché è chiamato a trasmettere alla classe curiosità e passione.
Infine, abbiamo chiesto a Patrizio Roversi qualche idea per organizzare viaggi di classe in Italia. “Il nostro Paese – spiega l’autore – è quello con la più alta biodiversità del mondo. In Italia basta fare dieci chilometri e cambia tutto. Con le famose gite scolastiche si può andare ovunque, l’importante è creare occasioni di incontro. Si può visitare un agriturismo se c’è un allevatore che ti racconta la sua vita. Siamo pieni di monumenti e musei: si può mettere a fuoco un quadro e poi andare a vederlo dal vivo. C’è da combattere la noia, la routine, la mancanza di contatto con la realtà. Da evitare l’effetto mandria. Ha senso portare in gita le scolaresche a gruppi: non serve che tutta la scuola vada in un posto”.
Il viaggio è importante per tutte e tutti, ma lo è ancora per le persone più giovani, che devono farsi un’idea del mondo. Le uscite e le gite scolastiche rivestono un ruolo fondamentale, ma se insegni non dimenticare che anche raccontare le tue esperienze in giro per l’Italia o per il mondo è un ottimo modo per fare lezione!