Asif è un riifugiato afgnano arrivato in Italia a fine agosto: il 24 per l’esattezza. Un mese e mezzo dopo si è ritrovato nell’aula di una piccola scuola italiana in un minuscolo paese di provincia. Lui è uno dei tanti che il nostro Paese ha deciso di accogliere per fuggire dai talebani.
LA STORIA DI ASIF
Asif è uno di quelli che è arrivato con i cosiddetti “corridoi umanitari”. Forse è uno di quei ragazzi che il nostro console Claudio Tommasi ha preso in braccio per fargli scavalcare il muro dell’aeroporto di Kabul e avere così la speranza di poter partire. Di sicuro è uno di quelli fortunati: è arrivato in Italia con mamma, papà, due fratelli e una sorella. In Afghanistan è rimasto solo il fratello più grande che è medico. Questa è la sua seconda vita. Un’esistenza che ricomincia in un luogo totalmente sconosciuto, con volti di compagni e insegnanti nuovi; senza una casa propria; senza sapere cosa gli aspetterà in futuro.
L’unico denominatore comune tra Asif e i suoi nuovi amici è l’inglese. Lo parla lui, lo parlano i compagni che improvvisamente fanno del loro studio una vera e propria pratica. Le prime parole sono per capire che ruolo vuole avere nelle partite di calcio all’intervallo: attaccante. Fare amicizia è – come usa il modo di dire – "un gioco da ragazzi".
Altra questione è però accogliere un bambino che arriva dall’altra parte del mondo in una scuola dove ci sono insegnanti che non conoscono l’inglese; che non hanno studiato le tradizioni dei Paesi di provenienza di questi ragazzi; che non hanno gli strumenti per garantire a questi alunni un diritto allo studio pari a quello degli italiani. Traduco: un mediatore culturale per Aamir non c’è. Non esiste per lui come per il ragazzo rumeno che è arrivato la scorsa settimana o l’alunna marocchina in prima elementare che spunterà tra un mese.
Tutti lo sanno ma nessuno alza la voce, non una denuncia, non una telefonata al ministro dell’Istruzione. Va così da sempre. Per questi studenti è prevista un po’ di alfabetizzazione e poi quando avranno imparato la lingua, finalmente, potranno anche studiare storia, geografia, scienze, matematica.
IMPREPARATI ALLA VERA ACCOGLIENZA
Il comandamento nel nostro sistema d’istruzione è: si fa quel che si può. Ma se la situazione è questa nessuno può lamentarsi dei dati che emergono dai risultati Invalsi o dall’annuale rapporto del ministero dell’Istruzione sugli alunni con cittadinanza non italiana.
Nonostante i miglioramenti, le distanze tra gli studenti italiani e quelli di origine migratoria rimangono notevoli.
Nell’ anno scolastico 2019/2020 gli studenti italiani in ritardo sono stati l’8,9% contro il 29,9% degli studenti con cittadinanza non italiana. Il massimo divario si è riscontrato riscontra nella scuola Secondaria di secondo grado dove le percentuali dei ritardi diventano rispettivamente 18,8% e 56,2% . Da qui la conseguenza dell’abbandono. L’esame di questo fenomeno attraverso l’indicatore europeo degli Early Leaving from Education and Training evidenzia che gli alunni con cittadinanza non italiana sono quelli a più alto rischio di abbandono. Nel 2020 l’indicatore Elet riferito agli studenti stranieri è pari al 35,4% a fronte di una media nazionale del 13,1%, a sua volta distante di tre punti percentuali dall’obiettivo europeo 2020 uguale al 10%.
Per migliorare queste percentuali la strada è una sola: intervenire alla radice, fare in modo che quando si inseriscono nel sistema d’istruzione italiano abbiano davvero le stesse opportunità degli italiani. Pena una immobilità sociale che non può che portare ad un incremento del disagio giovanile tra queste fasce di popolazione.