Si torna a scuola. I primi a rimettere piede tra i banchi da settimana prossima non saranno i bambini e i ragazzi ma i docenti. Ogni anno è un po’ come fosse la prima volta: si ha a che fare con nuovi alunni; con studenti che nel giro di tre mesi sono diventati “grandi”; con nuovi colleghi a causa della “supplentite” che attanaglia questo Paese; a volte anche con un dirigente che ha cambiato faccia.
Bisogna ricominciare
Riprendere in mano le redini. Capire che cosa ci viene chiesto per il cammino che abbiamo davanti, aprire occhi e orecchie alle normative che nel frattempo hanno modificato la Scuola o lo stanno per fare (ad esempio la valutazione che sta per tornare ai giudizi sintetici o le nuove linee guida sull’educazione civica).
Si torna a scuola
Accogliere e accoglierci. Una scuola accogliente è dove l’attenzione e la “cura” per la diversità, intesa in tutte le sue molteplici accezioni, è centrale nel percorso educativo. È la ricchezza data da chi esula dagli schemi consueti, è fonte preziosa di ispirazione e di revisione del processo di apprendimento. Dobbiamo accoglierci per quello che siamo senza pretendere nulla di più.
Ecco 10 consigli per voi
- Accogliere e accoglierci. Una scuola accogliente è dove l’attenzione e la “cura” per la diversità, intesa in tutte le sue molteplici accezioni, è centrale nel percorso educativo. È la ricchezza data da chi esula dagli schemi consueti, è fonte preziosa di ispirazione e di revisione del processo di apprendimento. Dobbiamo accoglierci per quello che siamo senza pretendere nulla di più.
- Ambiente. I luoghi fisici aiutano a stare bene. Create nelle vostre aule luoghi confortevoli, ben organizzati, puliti e attraenti; un ambiente sociale non rumoroso, rispettoso delle differenze, sicuro, non violento.
- Sostegno. Non quello che pensiamo immediatamente quando pronunciamo questo sostantivo ma l’incoraggiamento al nostro impegno e l’attenzione ai nostri aspetti emotivi per motivare poi i nostri studenti.
- Interesse. La classe come luogo stimolante, ricco di sollecitazioni da vivere non solo come tempo lavoro ma tempo ove sperimentarsi, crescere professionalmente e umanamente.
- Conflitto. In una scuola non può mancare. Il conflitto che non è la guerra tra colleghi dettata da invidie o altro è la capacità di riconoscere le diversità di vedute e di confrontarsi con gli altri. Non illudiamoci che non esiste ma impariamo a stare nel conflitto in maniera “sana”.
E poi...
- Umiltà. L’umiltà di lasciare che gli alunni colgano anche i limiti dell’insegnante poiché essi fanno parte della complessità della sua persona. Ciò consente al docente di essere parte integrante della “comunità classe” poiché mettersi in gioco con punti di forza e limiti è essenziale per creare una comunità autentica.
- Essere divergenti. In una scuola dove troppo spesso impera l’omologato, il “mainstream”, il “si è sempre fatto così”, il seguire le regole convenzionali pedissequamente e in modo acritico... il pensiero divergente risulta essere una ricchezza e uno stimolo forte.
- Essere maestri d’orchestra. Scrive Daniel Pennac: “Ogni studente suona il suo strumento, la cosa difficile è conoscere bene i nostri musicisti e trovare l'armonia. Una buona classe non è un reggimento che marcia al passo, è un'orchestra che prova la stessa sinfonia”.
- Informarsi. In una scuola in continua evoluzione è buona cosa essere informati sui cambiamenti in atto. Sapere è essere liberi, è partecipare e non subire in maniera passiva
- Non prendersi troppo sul serio. Ricordiamoci che il nostro lavoro è importante, significativo ma non è tutto e non lo possiamo fare “da soli”.