Negli ultimi dieci anni tantissime scuole hanno chiuso a causa del calo delle nascite: in Italia nascono pochi bambini e molti plessi sono costretti a sbarrare le porte. E le stime per il futuro non sono positive: secondo i dati, ad aggiungersi ai 2.600 edifici chiusi nell’ultimo decennio saranno altre 1.200 scuole.
I nati in Italia sono sempre meno: nel 2022 si registra un -1,9% rispetto all’anno precedente (dati Istat). I figli per donna sono solo 1,24, con 7 nati e 12 decessi ogni 1.000 abitanti. Questa tendenza, che nessuna politica sembra voler prendere seriamente in considerazione, ha conseguenze su più fronti, non ultimo quello scolastico.
Un’inchiesta di Tuttoscuola mostra numeri preoccupanti. Se negli ultimi dieci anni le scuole chiuse sono state 2.600, nei prossimi anni potrebbero essere altre 1.200. La causa è ovviamente legata al sempre minor numero di bambini che nascono sul territorio italiano, infatti sono soprattutto le scuole dell’infanzia e le primarie a essere coinvolte in questa tragica proiezione.
Anche Elon Musk, attraverso Twitter, aveva commentato gli ultimi dati Istat, usando un po’ di sarcasmo: “di questo passo, l’Italia non avrà più persone”.
Italy will have no people if these trends continue
— Elon Musk (@elonmusk) May 24, 2022
Ma a parte le battute, il fenomeno è preoccupante e attira interessi anche all’estero.
Il Guardian, noto quotidiano britannico, ha scritto un articolo proprio sulla chiusura delle scuole nel nostro paese, partendo dall’esempio della materna di Champorcher, in Valle d’Aosta, e sottolineando come la chiusura di un plesso porti dispersione in una comunità. Appoggiandosi sui dati forniti da Tuttoscuola, il Guardian mette in collegamento proprio il calo delle nascite con la chiusura degli edifici, e riporta le parole del direttore di Tuttoscuola, Giovanni Vinciguerra: “Le scuole italiane stanno scomparendo come i ghiacciai che si sciolgono. L'acqua è fonte di vita e le scuole sono essenziali per la società. L’acqua è la fonte della vita e le scuole sono essenziali per la società, la similitudine è fondata. Le cifre sono davvero impressionanti e il fenomeno è solo all’inizio”.
Sia il Guardian che Tuttoscuola sono concordi nel ribadire la necessità di politiche che incentivino la natalità. L’assegno unico non può essere la soluzione: servono asili nidi, sgravi fiscali, maggiore flessibilità negli orari di lavoro, un congedo di paternità obbligatorio e parità salariale tra padri e madri. Serve che le famiglie abbiano una rete di sostegno e aiuti per potersi rendere indipendenti avendo una casa e una propria autonomia. Secondo un rapporto del Governo, nel 2021 l’età media delle madri al primo figlio è di 33,1 anni.
Tuttoscuola propone una strategia simile a quella messa in atto dalla Francia vent’anni fa, quando si era verificato un calo delle nascite importante. Le misure messe in atto avevano aiutato il paese ad arrivare ad avere uno dei tassi di natalità più alti di tutta l’Europa. Tra gli interventi più importanti, sicuramente l’introduzione del quoziente famigliare: mentre in Italia ogni individuo fa la propria dichiarazione dei redditi, in Francia ogni coppia fa una dichiarazione di famiglia, dove i redditi si sommano e ogni membro, compresi i figli, concorrono a diminuire il quoziente. Più persone abitano la famiglia, più basso sarà il quoziente (banalmente: più figli, meno tasse). Inoltre ci sono incentivi importanti per chi assume regolarmente una babysitter o per chi si avvale del nido privato. Senza contare che la scuola dell’infanzia è obbligatoria e garantita (fino alle 18.30 per tutti), e che le chiusure per vacanze della scuola sono spesso coperte da un servizio municipale di apertura all’interno delle scuole stesse, con quote in base al reddito e animazione di diverso tipo.
Anche se con qualche piccola differenza tra le grandi città e la provincia, in Francia il sistema scolastico garantisce una rete di supporto alle famiglie che hanno anche più figli (materna ed elementari sono sempre nello stesso plesso, medie e liceo sono la stessa scuola), anche con attività extra-scolastiche.
In Italia, la scuola dell’infanzia non è obbligatoria e spesso si accede per liste. In molte città italiane la scuola primaria non garantisce il cosiddetto “tempo pieno”, per scarsità di richieste, obbligando molte madri a rinunciare al lavoro o coppie a investire buona parte dello stipendio in babysitter. Senza contare che, prima ancora di arrivare a scuola, bisogna passare dallo scoglio dei primi tre anni.
Le donne che vogliono fare figli hanno capito che molto probabilmente dovranno rinunciare alla carriera o comunque ridimensionarla; che il loro stipendio subirà un arresto, che faticheranno a riprendere il lavoro o addirittura dovranno licenziarsi perché impossibilitate a trovare qualcuno che si occupi del bambino. E ovviamente questo riguarda soprattutto le madri, che hanno una lunga maternità obbligatoria e solitamente guadagnano meno a causa del gender pay gap. Per questo non hanno nessun incentivo a fare figli.
Senza una vera politica di incentivi alla natalità e un cambio radicale nella società italiana, l’ombra delle scuole chiuse sarà sempre più minacciosa: per adesso si prevedono 1.200 nuove chiusure nei prossimi 5 anni, ma non è da escludere che la tendenza possa peggiorare ulteriormente.
Per approfondire la tematica:
- La scuola italiana sta scomparendo sotto i nostri occhi: in 10 anni persa la popolazione scolastica della Campania
- Report di Tuttoscuola: la grande occasione offerta dal trend demografico. Non sprechiamola