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Educare all’autonomia: come funzionano le scuole Montessori

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Educare all’autonomia: come funzionano le scuole Montessori
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Visita alle scuole Montessori dell’Istituto comprensivo ‘Riccardo Massa’ di via Quarenghi a Milano: una primaria “storica” e una secondaria di primo grado sperimentale.

Negli ultimi anni il metodo Montessori si è diffuso sia in Italia che all’estero, sia nelle scuole che nelle famiglie. Ma non sempre è applicato nel modo corretto. Abbiamo voluto visitare un Istituto comprensivo di Milano per capire che cosa significa veramente scuola Montessori e cosa serve per educare all’autonomia.

La scuola Montessori pubblica

Si tende a pensare che le scuole che applicano il metodo Montessori siano tutte private: non è così. A Milano esiste il plesso Montessori dell’Istituto comprensivo ‘Riccardo Massa’, per tutti la scuola Montessori di via Quarenghi, zona Nord-Ovest, che ha aperto i battenti 50 anni fa e da alcuni anni è così richiesto da aver attivato due sezioni, alle quali si può accedere da tutta Milano per sorteggio. “Chiunque può avere l’opportunità di frequentare la scuola, una delle poche Montessori pubbliche a Milano, indipendentemente da dove risiede» dice la dirigente, Milena Piscozzo.

In aula non tutti fanno la stessa cosa: alcuni scrivono, altri disegnano o leggono e un gruppo segue la maestra che presenta una nuova attività di geometria. A spiegare il perché di questo funzionamento che può apparire bizzarro è la maestra Anna Civati, referente del plesso: “È difficile immaginare come funziona una classe Montessori: l’ideale sarebbe vederlo di persona ed è per questo che organizziamo giornate aperte ai genitori”.

Il diritto all’inclusione della scuola Montessori

Certo, ultimamente quello Montessori è un metodo anche di moda: “Adesso tutto si dichiara Montessori, ma ben poco lo è davvero” spiega Civati, che però riconosce a questo successo ragioni più profonde di una momentanea infatuazione collettiva. “Per cominciare, la scuola Montessori è molto inclusiva, che accoglie senza difficoltà bambini con competenze diverse – oggi più che mai in prima arriva chi sa già leggere e scrivere e chi non sa neanche tenere in mano una matita – e offre al suo interno tutto quello che serve, permettendo di sbocciare anche a bambini in situazioni disagiate. In più piace l’idea di una scuola che promuove l’autonomia – una delle parole chiave del metodo – a fronte della carenza di autonomia delle nuove generazioni”.

Educare all’autonomia

La maestra cita il momento del pasto, al quale in una primaria Montessori i bambini partecipano attivamente apparecchiando e sparecchiando, servendo le porzioni, pulendo. “Molti bambini non sanno versare l’acqua nel bicchiere o usare il coltello. A casa i genitori tendono a sostituirsi in tutto, ma poi apprezzano un percorso che spinge all’autonomia. Come lo apprezzano i bambini, perché fare da soli è sempre motivo di orgoglio”. L’impegno e la concentrazione che mettono gli alunni di queste classi nelle loro attività ne sono la dimostrazione.

Nel metodo Montessori il bambino è protagonista

Per chiarire come funziona una scuola Montessori, Civati parte dai tre cardini di ogni scuola: insegnante, ambiente, bambini. Nell’approccio tradizionale l’ambiente è strutturato in modo rigido, l’insegnante, in cattedra, domina la scena e detta temi e ritmo dell’apprendimento agli alunni, che seguono talvolta un po’ passivamente. “Maria Montessori ribalta tutto” spiega la maestra. “Protagonista diventa il bambino, con la sua naturale pulsione a imparare, la voglia di affacciarsi su un mondo tutto da scoprire, le sue curiosità uniche, ma anche le diverse competenze di partenza e i diversi tempi di apprendimento. La maestra non sta più in cattedra con il compito di travasare sapere, ma siede accanto a ogni bambino per guidarlo nel suo percorso di apprendimento, che è appunto autonomo e dettato in prima battuta dai suoi interessi. L’ambiente in tutto ciò è fondamentale: deve essere ordinato, flessibile e ricco di stimoli, rappresentati soprattutto dai cosiddetti materiali”.

Cosa sono i materiali montessoriani?

I materiali montessoriani sono oggetti sviluppati da Montessori stessa per permettere al bambino di avvicinarsi da solo – in autonomia, appunto, e autocorreggendosi quando serve – ai vari concetti contenuti nei materiali stessi, per esempio, le aste numeriche per sviluppare l’aritmetica di base, il gioco della banca per le moltiplicazioni, le cartine a incastro per la geografia, la linea del tempo per la storia. È il singolo bambino a scegliere quali materiali usare, secondo i suoi interessi. “Ma non vuol dire che il bambino potrà seguire solo quelli, trascurando il resto. Sarà compito dell’insegnante trovare il modo di coinvolgerlo anche sugli altri apprendimenti” chiarisce Civati. “In questo modo – continua l’insegnante – i  bambino acquisisce una forte motivazione intrinseca a imparare. Non significa che tutti diventano geni o non fanno più fatica, ma che in media sono più motivati a studiare e a imparare e lo fanno con passione e divertimento”.

Come funziona la scuola media montessoriana

Il discorso vale anche per i ragazzini della secondaria di primo grado e all’Istituto ‘Massa’ ne sono così convinti da aver dato vita già nel 2012 a un percorso sperimentale di ‘media’ Montessori, ufficializzato nel 2016 da un’autorizzazione ministeriale. “È stata la risposta all’esigenza, sentita anche da molti genitori, di avere una continuità formativa sul metodo”, dichiara la dirigente Piscozzo. “D’altra parte, da tempo nella scuola italiana si dibatte sul delicato passaggio tra primaria e secondaria di primo grado ed è indubbio che solo un forte progetto di continuità, come quello che stiamo attuando, ne garantisca l’opportuna serenità”.

Con le due sezioni di via Quarenghi, oggi l’Istituto ‘Massa’ è capofila di un progetto di sperimentazione sulla secondaria di primo grado Montessori che coinvolge altri due istituti milanesi (‘Ilaria Alpi’ e ‘Arcadia’) e l’Istituto ‘Balilla Paganelli’ di Cinisello Balsamo. “Con il sostegno preziosissimo” sottolinea la dirigente “dell’associazione di genitori Memo”.

Applicare il metodo Montessori nella scuola di oggi

Una vera sfida di chi vuole applicare il metodo Montessori oggi è dar vita a una didattica rivoluzionaria come quella pensata da Montessori per questa fascia d’età nella struttura rigida della scuola pubblica. Abbiamo chiesto ad Antonella Binago, docente di lettere tra le promotrici della sperimentazione. “Più che una semplice scuola – spiega l’insegnante – Montessori aveva in mente una comunità scolastica in campagna, residenziale e autogestita, in cui i ragazzi avrebbero dovuto fare esperienze di produzione e di scambio, sostenute dagli approfondimenti delle diverse discipline”.

Una situazione impensabile qui e ora, anche se ogni anno la scuola Montessori di via Quarenghi cerca di riprodurla con un soggiorno in montagna di una settimana in autogestione. Il vero obiettivo è diventato centrare, se non la forma, la sostanza della proposta montessoriana, prevedendo percorsi di apprendimento interdisciplinari basati su autonomia e libera scelta e tali da stimolare l’acquisizione di pensiero critico.

Ricreare un ambiente montessoriano

Per creare una scuola Montessori e quindi educare all’autonomia e al pensiero critico è necessario che gli ambienti siano pensati come li avrebbe immaginati Maria Montessori. Binago afferma infatti che sia fondamentale lavorare sugli ambienti ma anche sull’orario e sulle modalità di insegnamento. Che cosa questo voglia dire lo si intuisce appena ci si affaccia sul corridoio che ospita le sezioni Montessori della secondaria di primo grado: non un semplice luogo di passaggio, ma un’estensione delle aule, con tavoli, sedie, angoli per la lettura, librerie, piante di cui prendersi cura.

“È il concetto di pedagogia del luogo – conclude Binago – importantissimo se si considera che l’obiettivo ultimo della scuola è l’inserimento nella società”. I ragazzi di via Quarenghi, inoltre, sono invitati a conoscere ciò che li circonda, partecipando a festival o collaborando con un centro diurno per disabili.

I banchi a isola

Se dal corridoio si passa alle aule, la prima cosa che balza agli occhi è la disposizione a isole dei banchi, per consentire il lavoro cooperativo. La dimensione del gruppo è importante perché aiuta ad acquisire competenze sociali fondamentali a questa età per stare bene con sé stessi e con gli altri e perché è la dimensione sempre più diffusa nel mondo del lavoro. Altro elemento caratteristico è la suddivisione dello spazio (librerie, ripiani, perfino gli spazi sui muri per i cartelloni) per ambiti disciplinari. Come si legge nel libro Scuola pubblica e approccio Montessori, che racconta appunto l’esperienza di via Quarenghi (Edizioni Junior, a cura di Elisabetta Nigris e Milena Piscozzo), l’ideale sarebbe disporre di singole aule tematiche, ma funziona anche l’organizzazione per ambiti.

Unica eccezione: le aule per gli atelier di manualità. “Per Montessori” ricorda Binago “la mano è strumento dell’intelligenza, così quest’anno abbiamo attivato atelier di calligrafia, acchiappasogni, trash art”. All’ingresso di ciascuna aula, infine, c’è la tabella con le corvée, piccole mansioni di cui ogni alunno deve farsi carico per curare la classe (pulire la lavagna, tenere in ordine le librerie, eccetera).

Programmi di lavoro liberi

Infine c’è quello che non si vede, come la modulazione dell’orario per avere il massimo possibile di giornate tematiche (alcune più umanistiche, altre più tecnologico-scientifiche).

Cambio dell’ora non significa per forza cambio di materia. Per esempio, se si passa a italiano ma qualcuno chiede di finire un problema di matematica che gli sta dando del filo da torcere, lo si lascia fare. Quanto alla modalità didattica, tutto ruota attorno ai programmi di lavoro. I tempi di lavoro libero sono concordati con i ragazzi, entro i quali essi, in piccoli gruppi, devono raggiungere determinati obiettivi, in genere multidisciplinari. I punti fissi sono gli obiettivi (per esempio, una particolare competenza sul tema ‘Rivoluzione americana’), il tempo a disposizione e un innesco sul tema fornito dall’insegnante: una lettura, un’immagine, un esperimento.

I materiali a disposizione

Ognuno quindi costruisce il proprio percorso, sfruttando i materiali che la scuola mette a disposizione: libri di testo (non uno, ma tanti, per favorire il confronto e quindi la lettura critica), mappe, eventuali materiali montessoriani, tradizionali o costruiti da noi insegnanti o dai ragazzi stessi.

In effetti nella secondaria di primo grado i materiali ‘classici’ sono pochi e per lo più di matematica, ma nulla vieta di crearne di nuovi. Ogni aula, per esempio, è provvista di una linea del tempo realizzata dai docenti in chiave multidisciplinare. Finito il lavoro c’è il momento dell’autovalutazione da parte dei ragazzi e della valutazione dell’insegnante: “Cerchiamo il più possibile di limitare le valutazioni con i numeri a favore di giudizi più articolati, ma va detto che questo è un nodo sul quale noi docenti discutiamo molto, anche perché riguarda un dibattito ancora aperto nello stesso mondo Montessori” racconta Binago. Le occasioni di confronto tra docenti non mancano: vi sono riunioni settimanali tra colleghi dello stesso ambito disciplinare, mensili con tutti i colleghi e bimestrali con i colleghi della primaria.

Già, perché qui la continuità tra i due ordini di scuola si tocca con mano: nelle conferenze che spesso i ‘grandi’ della secondaria tengono ai ‘piccoli’ della primaria, nei laboratori comuni, nella grande festa di fine anno scolastico – la Giornata Montessori – che coinvolge tutti in varie attività. Quest’anno al centro della festa ci sarà una mostra dei prodotti realizzati nei laboratori leonardiani.

La scuola Montessori non è solo una moda da applicare con bambine e bambini piccoli, ma un modo di insegnare che può essere applicato correttamente anche alla scuola media. E l’Istituto comprensivo Massa di Milano ne è la prova.