Premessa: questo editoriale riguarda tutti. L’agonia della nostra scuola “media” non può interessare solo ai professori della secondaria di primo grado ma deve coinvolgere i dirigenti scolastici, in primis; i maestri della primaria; i docenti delle superiori; i genitori di questi ragazzi e persino i collaboratori scolastici.
In dieci anni la scuola media non è cambiata per nulla: gli studenti imparano meno dei coetanei europei; in tre anni peggiorano i loro risultati; non amano andare a scuola; la maggior parte ha docenti precari, anziani, persino poco formati.
A suonare il campanello d’allarme è la Fondazione “Giovanni Agnelli” che nei giorni scorsi, a dieci anni dalla pubblicazione del primo rapporto sulla secondaria di primo grado, è tornata a riflettere su quello che da sempre è ritenuto l’anello debole del sistema d’istruzione.
A parlare sono i dati che trovate a questo link: https://scuolamedia.fondazioneagnelli.it/. “Una scelta, quella di fornire a tutti gratuitamente il dossier – ha spiegato il direttore della fondazione Andrea Gavosto – perché ad interessarsi del nostro lavoro siano molti più di quanti sarebbero stati quelli che avrebbero comprato la pubblicazione in libreria”.
Solo qualche numero per capire: tra la primaria e la media il rendimento cala in maniera drastica, soprattutto in matematica. Solo al 10% piace andare alle medie. La secondaria ha la quota più elevata di docenti precari (30%), a fronte del 20% della primaria e del 25% delle superiori. Rispetto al 2010-11, il numero dei docenti di ruolo nell’anno scolastico 2020-21 è rimasto sostanzialmente invariato: erano allora 144.000, ora sono oltre 142 mila. Un ultimo dato. A pagare, maggiormente, questa situazione sono i ragazzi migranti: “Fra uno studente italiano e uno straniero di prima generazione (nato all’estero, scolarizzato in Italia) – cita il rapporto - il divario è di nove punti al termine della primaria: diventano tredici in terza scuola media”.
Che cosa serve fare subito per fermare il decadimento della secondaria di primo grado?
Infine, bisogna aprire il “cantiere scuola” e ripensare ad una ristrutturazione dei cicli. Lo schema attuale è vetusto e non realizza assolutamente il concetto di istituto comprensivo. Abbiamo bisogno di una primaria che comprenda l’infanzia con un ciclo 3-8 anni e un secondo ciclo che va dai 9 ai 13 anni con maestri e professori che lavorano insieme, unendo le competenze pedagogiche degli uni e le specializzazioni degli altri.