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Scuola: educare alla parità di genere

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Scuola: educare alla parità di genere
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La parità di genere non è solo un diritto umano fondamentale, ma la condizione necessaria per un mondo prospero, sostenibile e in pace. Lo stabilisce l’obiettivo 5 dell’Agenda 2030 dell’Onu. Il ruolo della scuola e degli insegnanti

Alunne e alunni vivono e abitano la scuola, un luogo fisico e di relazioni: tra pari della propria classe, tra pari delle differenti classi, con il personale adulto, docente e non docente. Non è però un luogo neutro: costrutti sociali e culturali non solo permeano la trasmissione delle conoscenze e competenze, ma sono riprodotti e utilizzati proprio all’interno delle modalità relazionali che si costruiscono. Le relazioni “scolastiche” non sono esenti da stereotipi (definibili come iper-semplificazioni della realtà) che potrebbero favorire situazioni discriminanti e ostacolare la promozione di un clima positivo e di sperimentazione.

La teoria del sessismo ambivalente
Pensando alla costruzione sociale e culturale dei generi si può notare come, fin dalla nascita, ci sia una tendenza a dare possibilità e sanzioni differenti a bambine e bambini e a orientare, tramite rinforzi positivi o negativi, comportamenti all’interno dei generi e nella relazione tra essi. Alcuni esempi possono essere l’uso di colori specifici per differenziare bambine e bambini; la pubblicizzazione di giochi in base al genere; il favorire un approccio fisico e orientato all’azione per i bambini e un approccio invece più composto per le bambine; pensare i due gruppi dividendoli rispetto a presunte attitudini; promuovere la relazione eterosessuale come preferenziale.

Una chiave di lettura può essere la teoria del sessismo ambivalente (sia verso le donne sia verso gli uomini) proposta dai docenti Susan Fiske di Princeton e Peter Glick della Lawrence University. La teoria prende le mosse dall’interdipendenza di questi due gruppi e sottolinea una dominanza gerarchica del gruppo degli uomini verso quello delle donne, e si sviluppa attraverso due componenti, quella benevola e quella ostile. Nel sessismo verso le donne, le componenti ostili riguardano la loro possibilità di agire e avere potere nelle sfere pubblica e privata, l'inferiorità della donna in campi stereotipicamente considerate maschili quali competenza e abilità, la paura da parte degli uomini che le donne vogliano usurpare loro il potere. Le componenti benevole si esplicitano nel controllo degli uomini sulle donne in termini di protezione e del provvedere al sostentamento, nelle caratteristiche di intimità e prosocialità assegnate alle donne, nella promozione del benessere psicologico di uomini e donne attraverso la loro relazione intima.

Nel sessismo verso gli uomini, le componenti ostili riguardano l’avversione verso l’uso coercitivo e abusante del potere verso le donne, la scarsa capacità degli uomini di assolvere ai compiti di natura domestica, la credenza che gli uomini siano predatori sessuali. Le componenti benevole si riferiscono alla cura della donna verso gli uomini in cambio della loro protezione e, come già visto, la promozione del benessere psicologico tra i due gruppi attraverso la loro relazione intima.

Un’ulteriore riflessione riguarda il linguaggio. L’espressione di entrambi i generi, come in questo articolo, al posto del solo maschile sovra-esteso, può aiutare a rappresentare più correttamente la realtà: dalla composizione della classe, ai ruoli, alle professioni cui poter aspirare.
Il corpo docente è chiamato a promuovere percorsi didattici e formativi attenti all’evoluzione sociale e culturale e a costruire progettualità educative attive che possano dare alle e agli studenti strumenti di lettura, comprensione e riflessione cognitivi ed emotivi.

Inoltre, è importante l’auto-riflessione che il/la docente può mettere in atto accompagnando il proprio insegnamento. Essa porta a considerare che l’insegnante non può porsi come soggetto neutro in quanto appartiene a un genere, che esprime e che narra, anche condividendo alcuni aspetti significativi della propria  biografia. Riflettere sul proprio ruolo di docente può portare all’emersione dei propri valori, ma anche degli stereotipi che tutti noi abbiamo. Ad esempio, è frequente avere aspettative differenti verso le e gli studenti. Le prime sono considerate più diligenti, riflessive, competenti in attività relazionali: ottengono buoni risultati grazie all'impegno. I secondi sono considerati più turbolenti, competenti in attività manuali e tecnologia: ottengono buoni risultati grazie all’intelligenza.

Infine, è utile una costruzione significativa di dialogo tra colleghi/e nell’ottica di creare spazi di riflessione e autoriflessione, incoraggiando una maggiore consapevolezza dell’agito educativo.

*Elena Toffolo, autrice di questo articolo, è psicologa, educatrice socio-pedagogica e formatrice