La promozione della salute tra i cittadini non è una responsabilità solo dei sistemi sanitari. La scuola deve essere in prima fila nella battaglia per la prevenzione delle malattie, il contrasto a comportamenti scorretti, la promozione di stili di vita salutari e del benessere. Tutelare la salute significa proteggere un bene collettivo oltre che individuale e l'alfabetizzazione sanitaria dei cittadini parte proprio dalle aule.
Per questo il Ministero dell’Istruzione nel 2007 ha firmato con il dicastero della Salute un Protocollo d’Intesa, rinnovato e aggiornato ogni tre anni, che consente l’attivazione di numerose iniziative congiunte.
«La scuola - è scritto nella premessa - si configura come ambiente privilegiato per attivare con successo politiche finalizzate a promuovere il benessere della collettività; è un interlocutore stabile per i giovani e, per loro tramite e grazie ai docenti, rende possibile la partecipazione delle famiglie a percorsi informativi e formativi».
EDUCARE ALLA SALUTE
La scuola è in grado di aggregare figure professionali e servizi molto diversi tra di loro e per questo può affrontare il tema dell'educazione alla salute con un approccio globale che i due ministeri indicano come l'unico in grado di ottenere concreti successi.
«Storicamente il tema dell’educazione alla salute nella scuola si è basato su un approccio tematico che affrontava, separatamente, questioni come fumo, droghe, alcol, alimentazione, sessualità, sicurezza, benessere psicologico e altri ancora, attraverso interventi realizzati nelle classi. I diversi temi erano, spesso, portati avanti da soggetti esterni alla scuola, prevalentemente sanitari e socio-sanitari. Le principali evidenze di letteratura hanno dimostrato invece la maggiore efficacia dell’approccio scolastico globale, raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, che affronta le singole questioni all’interno di un unico quadro d’insieme calato nei processi educativi-formativi, combinando interventi in aula e sugli ambienti, intrecciando cambiamento individuale e trasformazione sociale. Questo approccio favorisce il miglioramento dei risultati dell’apprendimento, aumenta il benessere e riduce i comportamenti a rischio per la salute. Può consentire alla scuola di diventare un luogo dove imparare, lavorare e vivere meglio e al tempo stesso guadagnare salute».
LIFE SKILL PER SALUTE E BENESSERE
Come? Inserendo l'educazione alla salute nell'attività curriculare, ma anche puntando sulle life skills che l'OMS ritiene fondamentali per promuovere la salute e il benessere di bambini e adolescenti. Sono capacità di prendere decisioni e risolvere problemi, creatività e senso critico, comunicazione efficace e gestione delle relazioni, consapevolezza di sé ed empatia, gestione delle emozioni e dello stress, educazione alla legalità, alla cittadinanza attiva e alla convivenza civile.
Fondamentale anche promuovere azioni di natura sociale, come l'ascolto, la collaborazione, la partecipazione. E di natura organizzativa: ad esempio garantire una sana alimentazione nelle mense; potenziare l'attività fisica curricolare ed extracurricolare; promuovere le iniziative che portano gli alunni a scuola a piedi o in bicicletta; adattare gli spazi per favorire il libero movimento.
LA RETE DI SCUOLE E SALUTE
Nella stessa direzione vanno le azioni della SHE, Schools for Health in Europe, una rete di 45 stati membri in Europa che si occupa di rendere la salute a scuola parte integrante dello sviluppo politico nell’istruzione europea. In Italia è nata, ad esempio, la rete Scuole che Promuovono Salute-Lombardia, che conta oggi sull’adesione di 520 scuole. Tutte ruotano attorno a un concetto di salute molto più ampio della semplice prevenzione e cura delle malattie. La Costituzione italiana parla di “pieno sviluppo della persona umana” e l'Oms di “stato di totale benessere fisico, mentale e sociale”.
MUOVERSI A SCUOLA!
Dopo questo lungo periodo di costrizioni, il movimento è diventato imperativo. Bambini e ragazzi sono stati privati non soltanto dell'ora di educazione motoria a scuola, ma anche delle attività sportive pomeridiane e perfino del gioco libero al parchetto. È ora di riportare lo sport al centro, come auspicato dal Coschooling Forum 2021 di Biella Cresce, che ha riunito sedici esperti italiani e internazionali: psicologi, allenatori, sportivi, dicenti, ricercatori, immunologi.
«I disagi fisici sono sovrappeso, obesità, scarsa scioltezza nei movimenti, cattiva digestione - ha raccontato ad esempio Anna Oliverio Ferraris, professoressa di Psicologia dello sviluppo all'Università della Sapienza di Roma - Inoltre le lunghe sedute davanti al computer provocano affaticamento della vista e posture sbagliate. Poi ci sono i disagi psicologici come noia, cattivo umore, insonnia e il rischio di abituarsi a non prendere iniziative. Molti ragazzi mi hanno detto che la cosa peggiore durante la pandemia è stata non poter fare niente, non avere un ruolo all'interno della situazione che stavamo vivendo. I ragazzi si sono ritrovati ad essere impotenti e questo è molto più stressante che agire. Ora il nostro compito di adulti è incoraggiare bambini e ragazzi a uscire di casa. Siamo animali abitudinari e molti giovani si sono abituati a questo stile di vita. La sedentarietà non è solo un fatto fisico, è diventato un fatto mentale: i ragazzi non si sentono più protagonisti della realtà, ma semplici spettatori. Le attività motorie, soprattutto quelle libere, hanno il grande pregio di abituare i giovani a prendere decisioni e compiere scelte. Come possiamo diventare degli adulti liberi se non abbiamo mai fatto esperienze di libertà?».
LO SPORT MIGLIORA L'APPRENDIMENTO
Muoversi migliora anche l'apprendimento, questo ormai è un dato assodato e gli esperti non si stancano di ripeterlo.
«Ogni esercizio un po' robusto (una corsa, ad esempio) comporta un'attività aerobica che contribuisce a ossigenare fortemente il mio corpo - spiega Alberto Oliverio, professore emerito di Psicobiologia - Questo ossigeno raggiunge anche il cervello, che ne usa una grande quantità. Il movimento, dunque, mantiene in salute il nostro cervello. Inoltre muoversi potenzia la plasticità cerebrale. Ogni potenziamento cerebrale si basa sulla produzione di capillari che vanno a irrorare i neuroni, soprattutto quelli dell'ippocampo, una struttura che si trova al centro del cervello ed è strettamente connessa con la memoria. Quando compiamo un'attività aerobica la nostra memoria migliora: bastano una trentina di minuti di attività (a volte anche meno) e la capacità di concentrarsi migliora notevolmente. Soprattutto nei bambini, per i quali la capacità di attenzione è più breve. Per questo un buon consiglio è portare l'ora di educazione fisica all'inizio della giornata e introdurre dei momenti di attività fisica ogni due ore: questo aumenta l'attenzione e riduce la stanchezza”.
ALIMENTAZIONE A AMBIENTE
Per quanto riguarda l'alimentazione, ormai non basta insegnare a mangiare sano. Occorre fornire agli alunni gli strumenti per un consumo consapevole. L’industria del cibo è la prima al mondo per lo sfruttamento delle risorse del pianeta. Quello che mettiamo nel piatto influisce sull'emissione di gas serra, sull'inquinamento del suolo e sul suo sfruttamento e impoverimento, sul disboscamento di foreste e zone pluviali, sulla perdita di biodiversità. Perfino sulle pandemie: le zoonosi sono favorite dagli allevamenti industriali e sono un pericolo per l'umanità. L'alimentazione dunque, oltre che sana, deve diventare sostenibile, con il minor impatto negativo possibile sull'ambiente.
PROMUOVERE UN CLIMA SERENO
La relazione è il terzo cardine del benessere. Stare bene a scuola significa stare bene con se stessi, con i compagni, con i docenti. Coinvolge moltissimi aspetti, dalla cooperazione ai metodi didattici, dalla prevenzione del bullismo alla promozione del rispetto delle regole, degli altri, della parità di genere, della capacità di ascolto. Così come il movimento, anche il benessere influisce grandemente sull'apprendimento.
Lo testimonia l'esperienza delle Scuole che Promuovono Salute Lombardia:
«Inizialmente i docenti quando la Dirigente Scolastica ci disse che eravamo la scuola capofila di questa iniziativa si spaventarono molto perché sembrava un progetto in più da fare - racconta Lara Bassanesi, dell'Istituto comprensivo Ugo da Como a Brescia - Non è così, è un processo, una visione che permea qualsiasi cosa. Nel nostro piano dell'offerta formativa la promozione della salute contempla il benessere emotivo, il benessere relazionale e quello cognitivo. Negli anni abbiamo osservato che il benessere emotivo e relazionale migliora tantissimo l'apprendimento. Quattro o cinque anni fa collaborando con le esperte di ATS di Brescia, Maria Vizzardi, Stefania Bellesi, Nina Sarineen e Stefania Ferrari, insieme alla ds Fiorella Sangiorgi e poi al nuovo preside Luigi Speranza, abbiamo iniziato una sperimentazione con l'Università della Lapponia, con seminari intensivi molto interessanti. L'idea è che il dialogo sia il cardine di tutto, e sia anche un fattore di protezione. Dove ci sono fattori di protezione molto forti difficilmente ci saranno delle devianze comportamentali come alcolismo, gioco d'azzardo e così via. Heikki Ervast e Jukka Hakola, esperti finlandesi del dialogo che lavorano in tutto il mondo, hanno fatto veri e propri training che hanno coinvolto un centinaio di docenti che poi hanno portato nei loro istituti questo approccio dialogico. Abbiamo report molto interessanti dagli studenti. Il loro benessere aumenta e stiamo meglio anche noi. Sappiamo che la nostra è una professione stressante, il burn out dei docenti è una realtà purtroppo. È una professione molto complessa per il fatto che siamo soggetti a continui cambiamenti, molto repentini, che il ministero ci impone. La salute individuale e professionale può vacillare. È importante creare dunque un clima sereno a scuola, per tutti. La nostra rete è stata fortemente rilanciata durante la pandemia, perché la salute a tutto tondo è diventata ormai centrale e proprio questa era la grande scommessa che avevano fatto ad Iseo i dirigenti fondatori. Ora non dovrebbero più esistere secondo noi scuole che promuovono la salute e scuole che non la promuovono, ma la salute dovrebbe essere centrale per tutti. Per assurdo, il Covid diventa un lievito perché ci costringe, tutti quanti, a fare una riflessione sulla salute».