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Quanto ne sai… sull’invalsi?

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Quanto ne sai… sull’invalsi?
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Le prove dell’Istituto per la valutazione del sistema educativo italiano misurano il livello degli apprendimenti degli alunni e degli istituti scolastici. Tutti pronti a rispondere alle domande?

Si legge Invalsi, ma si chiama Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e formazione, e da circa 19 anni, tra marzo e maggio, misura con le sue prove gli istituti scolastici e gli apprendimenti degli alunni di tutta Italia.

In questo articolo cerchiamo di dare risposta, in modo semplice, ad alcune domande ricorrenti su questo sistema di valutazione: quali sono gli obiettivi dei test e perché come insegnanti singoli non se ne deve temere il risultato? Chi prepara le domande e qual è il loro iter? Quanto costa allo Stato? Ci sono stati miglioramenti dalla sua introduzione? Infine, negli altri Paesi europei vi sono sistemi analoghi? Per una volta, insomma, abbiamo provato a fare noi il test all’Invalsi.

1 Chi è stato il primo a parlare di test di valutazione in Italia?
Aldo Visalberghi, professore ordinario di pedagogia nella facoltà di lettere e filosofia alla Sapienza. Dal 4 all’8 maggio 1970 organizzò un importante convegno a cui parteciparono esperti italiani e stranieri per trovare soluzioni ai problemi legati al rapporto tra le varie scuole, ai programmi, ai curricula, alla formazione e alla qualificazione degli insegnanti. Un campo complesso, quello della valutazione del sistema scolastico, che Visalberghi decise di affrontare introducendo per primo in Italia gli studi comparativi.

2 Da quando l’Invalsi propone le sue prove standardizzate?
Dall’anno scolastico 2004-2005 ma l’Invalsi è stato istituito nel 1999 con la legge 258 dall’allora ministro della Pubblica istruzione Luigi Berlinguer. Dalla sua istituzione l’Invalsi, oltre a curare la ricerca internazionale, ha lavorato a progettare e a dare struttura e impianto alle prime prove su base censuaria. Sono gli stessi anni che hanno preceduto l’autonomia scolastica. Nel momento in cui un Paese si orienta verso l’autonomia ha bisogno di avere misure standardizzate per essere certo che sia una risorsa e che i diritti fondamentali siano garantiti a tutti allo stesso modo.

3 Qual è la finalità delle prove Invalsi?
Rilevare l’andamento degli apprendimenti raggiunti dagli studenti e individuare le scuole che necessitano di maggior supporto da parte del governo. In questi anni, in seguito ai risultati emersi dall’Invalsi, le scuole da Nord a Sud hanno creato reti per organizzare attività di formazione rivolte agli insegnanti, al fine di raggiungere i traguardi contenuti nelle Indicazioni Nazionali, che sono il punto di riferimento per l’Invalsi.

4 Gli insegnanti sono sotto esame?
No, l’Invalsi non valuta i docenti. Spesso, però, la valutazione complessiva di un’intera classe è considerata, per riflesso, un giudizio di valore sulla qualità degli insegnanti: scarsi livelli di apprendimento sarebbero indice di uno scarso livello di preparazione dei docenti di quell’anno. Non è così, dal momento che il livello di apprendimento di una classe è frutto di un processo cumulativo, cioè che va avanti per anni e che dipende dai team di insegnanti che si sono succeduti.

5 Un alunno può evitare i test Invalsi?
I test fanno parte dell’attività ordinaria di scuola. Il genitore può decidere di tenere a casa il figlio nei giorni in cui si tiene la prova ma deve sapere che non gli permette di svolgere un’attività obbligatoria. La prova Invalsi, inoltre, è requisito di ammissione all’esame di Stato di terza media, mentre la legge ‘Mille proroghe’ ha rinviato di un anno l’obbligatorietà della prova Invalsi per l’accesso all’esame di maturità.

6 Quante persone lavorano all’Invalsi?
I dipendenti con contratto a tempo indeterminato dell’Invalsi sono 63, di cui 21 sono ricercatori. Altre 72 persone hanno un contratto a tempo determinato. Tra i ricercatori, vi sono psicologi e psicometristi, statistici e sociologi, oltre ad altri con una formazione più tecnica e informatica.

7 Di che cosa si occupa chi lavora all’Invalsi?
Oltre all’attività di ricerca, alla costruzione e allo svolgimento delle prove, vi è un settore che si occupa della valutazione delle scuole, un altro delle ricerche internazionali e un’area che cura l’analisi statistica dei dati.

8 Quanti sono e chi sono gli autori delle domande?
Sono 250: il 90% è composto da docenti in servizio o appena andati in pensione, oltre ad alcuni docenti universitari che hanno il compito di supportare e coordinare tutto il lavoro. Gli autori vengono selezionati attraverso avvisi di bando di concorso e provengono da tutt’Italia.

9 Qual è l’iter delle domande?
Gli autori preparano le domande che vengono sottoposte a una prima fase di revisione qualitativa. In questa fase il 30-40% di quelle prodotte viene scartato. Quindi, i quesiti vengono sottoposti a un pre-test, cioè sono somministrati ad allievi che hanno le caratteristiche degli studenti che dovranno svolgere le prove. La scelta dei tester avviene sulla base di un campione statistico.
Ogni domanda deve avere almeno 400 rispondenti. Ogni anno le scuole coinvolte nei pre-test sono circa mille. In base agli esiti dei pre-test, molte domande finiscono nel cestino perché non sono ritenute adeguate dal punto di vista misuratorio. Quelle che sopravvivono sono di nuovo oggetto di analisi, confronto, discussione ed eventualmente modificate.
Dal momento in cui una domanda esce dalla testa dell’autore a quando arriva sul banco dello studente passano dunque dai 18 ai 24 mesi. Per alcune domande si arriva anche a 36 mesi.

10 Quanto costa la macchina dell’Invalsi allo Stato italiano?
Attorno a 9,5 milioni di euro all’anno. Uno studente costa all’Invalsi 90 centesimi contro una media internazionale che supera i 2 euro.

11 Quali sono le differenze tra il test Pisa-Ocse e l’Invalsi?
Il test Pisa-Ocse (che riguarda solo i 15enni) si basa su un campione, statisticamente rappresentativo, di scuole e di studenti all’interno di quelle scuole, mentre l’Invalsi (ai diversi livelli) è censuario, ovvero dovrebbe riguardare tutti gli studenti italiani. Di fatto, per motivi legati al cheating, ovvero alle pratiche scorrette, anche per le analisi dei dati Invalsi spesso si utilizza un campione del 10% degli istituti, presso cui è presente un incaricato dell’Invalsi. Inoltre, mentre il test Pisa si basa sull’approccio dell’Item Response Theory, per cui diversi gruppi di domande all’interno della prova individuano un diverso livello di competenza, la prova Invalsi si misura sulla base della percentuale delle risposte corrette, ovvero tutte le domande della prova contribuiscono nello stesso modo a definire il risultato finale del candidato.
E ancora: i risultati dei test Pisa sono confrontati con gli anni precedenti per stabilire se vi è stato un progresso cognitivo o meno. Il rapporto dei risultati Invalsi non fa questo confronto.

12 Italiano: che cosa è emerso dai risultati dei test Invalsi 2018?
Nella scuola primaria non sono emerse differenze significative tra una regione e l’altra. Complessivamente i risultati migliori sono stati raggiunti dalle scuole del Centro ma è stata una regione del Sud, il Molise, a conquistare il podio con un punteggio di 210 (la media nazionale era di 200) sia nella seconda classe sia nella quinta.
Nella scuola secondaria di secondo grado, invece, si è registrata una forbice significativa tra le regioni del Nord e del Centro (tutte sopra la media nazionale) e quelle del Sud e delle Isole (tutte sotto la media). Le regioni con il punteggio più alto sono state la Valle d’Aosta e la Lombardia a pari merito; all’ultimo posto la Campania. Lo stesso quadro è ribadito dai risultati della scuola secondaria di secondo grado.

13 Matematica: quali sono stati i risultati dell’anno scorso?
Nella scuola primaria il livello nella prova di matematica è risultato abbastanza omogeneo, anche se il Sud e le Isole già dalla seconda classe sono risultati sotto la media nazionale. Nella scuola secondaria di primo grado, invece, il gap si è allargato: l’area del Nordest è quella che ha raggiunto i migliori risultati (seguita dal Nordovest), mentre il Sud e le Isole hanno ottenuto il peggior punteggio. Il Centro ha mantenuto un risultato superiore alla media nazionale ma inferiore rispetto al Nord. Analoghe discrepanze emergono anche dai risultati della scuola secondaria di secondo grado. I risultati degli Invalsi 2018, invece, smentiscono la credenza diffusa che la scuola secondaria di primo grado rappresenti “l’anello debole del sistema scolastico italiano”. Così non è né in matematica, né in italiano. Quello che emerge, in realtà, è che in questo grado di istruzione diventa palese la differenza tra Nord e Sud.

14 Il 2018 è stato l’anno di esordio della prova di inglese. Come è andata?
Così così. In generale, gli studenti italiani fanno fatica nel listening (prova di ascolto), mentre sono più bravini nel reading (prova di lettura). Questo fa pensare a una carenza nell’insegnamento e alle diverse opportunità tra studenti che possono frequentare corsi di inglese fuori dalla scuola e quelli che non se lo possono permettere. In generale, la scuola primaria ne è uscita meglio della scuola secondaria di primo grado. Sono stati soprattutto gli alunni di terza media del Sud e delle Isole ad avere performance deludenti. Mentre nei test di italiano e matematica gli alunni stranieri di prima o seconda generazione (cioè nati in Italia da almeno un genitore straniero) hanno evidenziato un rendimento medio inferiore ai ragazzini di madrelingua italiana, in inglese hanno ottenuto risultati migliori, soprattutto nell’ascolto. Probabilmente li aiuta l’esposizione a più lingue straniere fin da piccoli.

15 Dall’introduzione dei test Invalsi è cambiato qualcosa?
A livello regionale Puglia e Marche hanno evidenziato i miglioramenti più rilevanti, ma anche Emilia-Romagna, Toscana, Lazio e Campania. I dati di confronto tra le diverse realtà hanno stimolato le scuole a fare rete e a “tarare” meglio le richieste formative per gli insegnanti.

16 In Europa vi sono sistemi di valutazione simili all’Invalsi?
In Europa quasi tutti i Paesi hanno sistemi di valutazione standardizzati simili all’Invalsi, tranne Estonia, Grecia, Croazia, Cipro, Slovenia e Finlandia.

17 Si sono registrate scorrettezze o abusi nella gestione dei sistemi di valutazione standard?
In Italia sono stati individuati comportamenti scorretti da parte degli insegnanti, come il suggerire durante le prove, soprattutto in assenza di un controllore esterno. Anche l’addestramento, cioè esercitare gli studenti a rispondere ai test, se fatto in modo troppo pesante, può avere delle conseguenze sull’oggettività dei risultati. Quindi, è una pratica non del tutto corretta per gli scopi dell’Invalsi. Negli Stati Uniti, durante l’implementazione del programma No Child Left Behind (Nessun bambino deve essere lasciato indietro), nelle scuole elementari di Chicago si è calcolato che le probabilità di barare aumentavano del 4-5% quando i risultati delle prove erano associati a sistemi di finanziamento alle scuole. In Olanda, Canada, Usa e Gran Bretagna sono stati denunciati casi di esclusione dalle prove di studenti con difficoltà di apprendimento e che quindi potevano determinare un calo dei punteggi nella scuola. ❚
(Fonti del 2019: dati Invalsi, Andrea Gavosto, direttore Fondazione Giovanni Agnelli e Roberto Ricci, responsabile dell’area prove nazionali Invalsi).