La matematica è l’unica materia scolastica vittima di una serie di stereotipi, idee e pregiudizi. Per esempio, è opinione diffusa che per capirla sia necessario essere portati. Chi sostiene questa teoria immagina che alcuni individui nascano con una predisposizione innata verso la matematica. Ma quanto c’è di vero e quanto invece contribuisce a sviluppare la paura della matematica?
La teoria entitaria delle abilità matematiche ha importanti ripercussioni su un piano motivazionale ed emotivo per gli studenti. La matematica, infatti, sembra essere in ambito scolastico la sola disciplina in grado di generare negli alunni un profondo senso d’ansia e preoccupazione, per questo molti autori la considerano una vera e propria fobia specifica, intesa come uno stato di eccessiva paura, con reazioni sia cognitive (preoccupazione, rimuginazione) sia fisiche (eccessiva sudorazione, aumento del battito cardiaco), che si manifesta ogni qualvolta un individuo incontra delle specifiche situazioni ansiogene.
È importante sottolineare che l’ansia per la matematica è un costrutto psicologico specifico che si differenzia dalla più generale ansia da test o valutazione. Una delle caratteristiche dell’ansia, in particolare quella per la matematica, è il suo effetto nocivo sui processi cognitivi.
Infatti, studi sulla memoria hanno dimostrato che elevati livelli di ansia ne impediscono il corretto funzionamento. La nostra mente rimane concentrata sul pericolo che sentiamo (brutto voto, figuraccia davanti ai compagni, punizioni da parte dei genitori, eccetera) e non riesce a dedicare spazio al ragionare sui compiti e sulle attività vere e proprie. Potrebbe appunto succedere che un bambino con adeguate capacità matematiche ma con forte ansia legata alla materia possa ottenere punteggi bassi durante le prove matematiche perché i suoi processi cognitivi sono influenzati negativamente dall’ansia.
Inoltre l’ansia per la matematica può essere appresa in classe e uno studente che incorre in ripetuti fallimenti in ambito scolastico può provare vergogna rispetto a insegnanti e compagni.
Chi ha sperimentato insuccessi, attribuendoli a mancanza di abilità, si considererà un perdente, rischiando di convincersi di non poter mai migliorare in quell’ambito.
Nonostante la matematica sia una disciplina facilmente legata a pregiudizi e stereotipi che mal predispongono gli studenti nei confronti del proprio apprendimento, questa disciplina può anche permettere di sperimentare concentrazione e forte motivazione alla riuscita attraverso il giusto incrocio tra la percezione delle proprie abilità e le richieste poste dal compito.
Infatti, se il compito che affrontiamo ci sembra troppo difficile rispetto a ciò che sentiamo di poter fare, allora può succedere di sentirci in ansia e preoccupati. Al contrario, invece, se il compito ci sembrerà troppo semplice rispetto alla nostra capacità, sperimenteremo noia. Per questo gli insegnanti devono strutturare i compiti in linea con le abilità che gli studenti si attribuiscono, in modo che si sentano motivati ad affrontarlo. Solo così percepiranno piacere nel riuscire a svolgere gli esercizi richiesti.
In sintesi, risulta importante abbandonare gli stereotipi e i pregiudizi diffusi nella nostra cultura riguardo alla paura della matematica per favorire negli studenti un approccio più positivo e aiutarli a mettere a frutto ciò che la grande maggioranza di loro può fare in questo vero e proprio ambito dell’intelligere umano.
(Ha collaborato Annamaria Porru)