La rabbia è un’emozione molto presente nei bambini. Il bambino, infatti, fatica moltissimo a tollerare la frustrazione e, di conseguenza, appena se ne presenta una nella sua vita, la rabbia diventa il codice emotivo attraverso il quale chiede che il suo bisogno negato, presunto o reale, venga preso in carico.
A scuola, perciò, la rabbia si può presentare in situazioni molto differenti. Può essere scatenata quando tra compagni uno si sente vittima di ingiustizie o offese e allora ricorre alla rabbia per innescare un conflitto con cui risolvere la situazione. Può derivare da una valutazione negativa riportata in un compito o in una lezione. Può essere dovuta all’incapacità del bambino di tollerare i tempi di attenzione e concentrazione che gli vengono richiesti e che sono eccessivi rispetto alla sua singola capacità autoregolatoria.
Insomma, in classe la rabbia appare di frequente e quello che serve ai bambini non è la sua negazione, bensì la sua validazione, significazione ed elaborazione. Vediamo queste tre fasi, una per volta.
RICONOSCERE LA RABBIA
La rabbia si sente nel corpo perché prepara al combattimento fisico. Fa percepire grande potenza negli arti e forte tensione in tutto il corpo. Comporta l’innalzamento della voce e spesso il volto si fa rosso e concitato. Se il bambino impara a riconoscere i segnali fisici della rabbia, prima di farli esplodere, può dotarsi di alcune strategie per gestirla in maniera competente.
Ecco alcuni suggerimenti pratici che gli possiamo fornire: «Conta fino a dieci; respira profondamente prima di reagire; rimani fermo oppure allontanati dalla persona che ti ha fatto arrabbiare».
Questi tre passaggi possono aiutarlo a evitare di trasformare subito la rabbia che sente dentro di sé in un “agito” disturbante per gli altri, oppure violento o comunque disfunzionale.
DARE SIGNIFICATO ALLA PROPRIA RABBIA
È importante spiegare ai piccoli che la rabbia non è altro che un segnale che ci trasmette il nostro corpo per dirci che siamo pronti alla lotta. Essa fa parte del nostro Dna e serviva all’uomo primitivo per difendersi dagli attacchi nemici. Ma oggi non viviamo nella giungla né in zona di guerra: per questo è necessario imparare a gestirla e affrontarla trasformandola in altro.
I conflitti non vanno evitati né ignorati, ma affrontati in modo pacifico e risolti attraverso il linguaggio e non con la violenza fisica.
ELABORARE LA RABBIA
Questo è il passaggio più difficile perché comporta la capacità di parlare con noi stessi e con chi ci sta di fronte. Significa attuare strategie di problem solving condiviso, spostare sul piano verbale qualcosa che altrimenti si potrebbe trasformare in gesto violento.
La prima prevenzione del bullismo è proprio rappresentata dal fornire ai bambini la capacità di gestire in modo competente questa emozione.
Spesso il bullo è semplicemente un bambino con scarse capacità autoregolative che scarica fuori di sé attraverso gesti violenti o parole ostili un turbine emotivo che non sa gestire dentro di sé. Ecco perché a scuola lavorare su questa emozione si rivela di importanza fondamentale sia ai fini educativi sia ai fini preventivi.
Articolo di Focus Scuola 2019 aggiornato il 12 febbraio 2021