“Bla bla bla...”. Lo ripete con una smorfia amara Greta Thunberg, la pasionaria dell'ambiente, interpretando la rabbia e la frustrazione dei giovani di tutto il mondo stanchi di ascoltare belle parole e di raccogliere soltanto un pugno di mosche. L'ultima conferenza internazionale, Youth4Climate, si è svolta a Milano dal 28 al 30 settembre. Quattrocento giovani in rappresentanza dei 197 paesi dell'ONU hanno lavorato insieme a politici ed esperti a preparare una carta negoziale in vista della Cop26 di Glasgow, la conferenza annuale sul clima dell'ONU che si volgerà in Scozia dal 31 ottobre al 12 novembre. Sperando che, ancora una volta, non siano soltanto un mucchio di belle parole.
A Milano, sul palco, c'era anche Greta. “Stiamo andando velocemente nella direzione sbagliata - ha detto la giovane attivista svedese - I nostri leader non agiscono volutamente, e questo è un tradimento. Fanno finta di ascoltarci ma non ci hanno mai ascoltati”. Ecco, dopo il gelo del lockdown, torna la protesta, tornano i Fridays for Future, l'impegno per salvare il pianeta. Attenzione però, i ragazzi sono delusi, scoraggiati. Si sentono impotenti, tagliati fuori dalle vere decisioni che riguardano in primis il loro futuro. Ed è qui che la scuola può avere un ruolo importante.
STUDENTI ATTORI PROTAGONISTI DEL LORO FUTURO
Almeno a scuola, i giovani devono contare. E bisogna insegnare loro ad agire in prima persona. E allora, via con i progetti di educazione ambientale, rispettando le linee guida del ministero e seguendo i punti dell'Agenda 2030. Però, almeno in classe, cerchiamo di evitare il bla bla bla che tanto fa arrabbiare Greta. Evitiamo di riversare sugli studenti tante belle parole, pensate da altri, scritte da altri, dette da altri, che i bambini e i ragazzi devono ascoltare, interiorizzare, memorizzare... insomma, subire. Passiamo invece dal dire al fare. E facciamo fare a loro. Ascoltiamo le loro proposte, rendiamoli protagonisti di progetti concreti, che diano loro la sensazione di aver fatto, anche se di poco, la differenza.
Quest'anno i ragazzi della scuola primaria di Rumo festeggiano lo stanziamento di quasi tre milioni di euro da parte della provincia di Trento per costruire un nuovo depuratore nel loro comune. Ci hanno messo 12 anni a raggiungere questo obiettivo: hanno eseguito ricerche e studi sulla qualità delle acque nel loro territorio, si sono impegnati a capire dove andassero a finire gli scarichi delle fognature e come venissero depurati, hanno elaborato proposte di soluzioni alternative, hanno perfino donato alla causa i premi vinti dalla scuola nel corso degli anni.
E nel 2016 un gruppo di ragazzini di seconda della scuola media di Mosso, in provincia di Biella, ha salvato l'isola di Budelli dalla speculazione edilizia lanciando uno straordinario crowdfunding e una campagna mediatica internazionale.
Casi esemplari, certo, ma l'azione in difesa dell'ambiente è alla portata di tutti. Ad esempio, organizzando una caccia agli sprechi nella propria scuola: fate individuare agli alunni le luci che restano inutilmente accese. Provate a spegnerle e a esaminare la differenza sul contatore: resterete stupiti! Oppure stimolate i ragazzi a creare opere d'arte con i rifiuti, o a reinventare nuovi utilizzi per vecchi oggetti destinati all'inceneritore. O a progettare packaging ecologici per gli alimenti. O a organizzare un servizio civile scolastico che si prenda cura dell'ambiente in cui vivono per così tante ore: rinnovo e manutenzione delle aule, pulizia del giardino, cura dell'orto... Forse non riusciremo a salvare il pianeta, ma almeno gli studenti di oggi saranno cittadini (e leader) migliori domani.