Se avete la possibilità di andare in un bosco ci sono tante attività di rilevamento della biodiversità alla vostra portata. E in questo caso parliamo di mammiferi. A parte alcune eccezioni i mammiferi sono piuttosto elusivi, sovente con abitudini notturne e comunque non facili da osservare direttamente, specie se ci si muove in gruppo pur rispettando tutte le cautele come abiti mimetici e movimenti silenziosi. Allora può essere utile concentrarsi sulle tracce del loro passaggio.
Si può trattare di resti di cibo, escrementi, borre, impronte, tane, nidi, segni caratteristici sui tronchi. A seconda dei segni lasciati su una pigna si può capire se a cibarsi è stato uno scoiattolo o un topo campagnolo, anche dal tipo di foro su una nocciola si intuisce se si è trattato di uno scoiattolo o di un picchio. Le borre, ovvero i rigurgiti di peli e ossa sono tipici dei rapaci e a volte permettono di risalire alla natura dell’animale predato attraverso l’analisi dei resti dello scheletro.
Se vi imbattete in una spiumata, ovvero un bel mucchio di penne e piume di un uccello che ci ha lasciato appunto… le penne, potete capire se è stata la volpe (penne strappate e rotte) oppure un rapace che sfila accuratamente tutte le penne lasciando solo l’incisione del becco sui rachidi. E poi, naturalmente, ci sono gli escrementi che costituiscono davvero una miniera di informazioni con le fatte dei carnivori di forma allungata e degli erbivori a palline o blocchi separati.
Ma veniamo a quelle tracce per antonomasia che sono le impronte lasciate sul terreno e sulla neve da zampe e zoccoli. Ci sono in commercio ottimi manuali sia tascabili che di grande formato per il riconoscimento degli animali da forma e dimensioni delle orme. Vi presento ora una tecnica per rilevare il calco delle impronte, una simpatica attività che lega manualità e scienza.
Cominciamo dai materiali e dalle attrezzature necessarie:
• un sacchetto di scagliola in polvere da acquistare in ferramenta,
• alcune bottiglie di acqua se non prevedete di trovare acqua lungo il percorso,
• un secchiello,
• una sagoma a sezione quadrata,
• una cannuccia,
• una spatola,
• alcuni sacchetti.
Se non volete costruire una sagoma potete semplicemente ritagliarla da un cartoccio del latte o del succo di frutta da un litro. Se però volete realizzarla può essere un’utile attività per le lezioni di tecnologia e in tal caso usate lo schema e le misure. Potete usare cartone, compensato o alluminio, facendo ad esempio 6 rettangoli lunghi 14 cm e 6 lunghi 16 cm.
Quando trovate un’impronta se il terreno è asciutto potete provvedere a soffiare via con una cannuccia le particelle di terreno che interferiscono, quindi ponete la sagoma attorno all’impronta e sigillate i lati esterni con terreno morbido. Preparate l’impasto con acqua e scagliola non facendolo troppo fluido (tipo besciamella), quindi lo colate nella sagoma cominciando dagli angoli e non direttamente sull’impronta, livellando poi con la spatola. Una volta asciutto, mettete il calco senza toglierlo dal telaietto in un sacchetto. Tornati a scuola rimuovete delicatamente le parti del telaietto aprendolo e poi potrete rimuovere con uno spazzolino granelli di sabbia e sassolini pulendolo dalla terra. Se infine volete ricavare da questo negativo il positivo dell’impronta, spennellate con vaselina, rimettete nel telaietto e colate altro impasto di scagliola. Quando asciuga separate con cautela il positivo dal negativo e il gioco è fatto!
Ma se non vi accontentate delle tracce e volete immortalare almeno in foto o in video gli animali una possibilità c’è: usare una fototrappola. Si tratta di dispositivi con prezzi accessibili e che permettono di fotografare e filmare gli animali. Dai 50 € in su trovate in commercio quelle che possono fare al caso vostro. Una volta che siano stati impostati i parametri desiderati, installate il vostro dispositivo al tronco di un albero, meglio se in una zona in cui avete osservato tracce o escrementi. Sicuramente conviene lasciarla installata per una notte intera.
Quando andate a ritirare la fototrappola la collegate al computer con un cavo USB e scaricate le immagini che recano anche l’indicazione dell’ora e della temperatura degli scatti e controllate il contenuto. Se siete stati fortunati vi emozionerete davanti a foto o video di caprioli, cervi, scoiattoli o tassi. A me recentemente è capitato proprio di fotografare il tasso. Avevo capito che il mustelide frequentava un luogo ben preciso del bosco, dalla presenza delle sue caratteristiche latrine. Il tasso ha infatti ha l’abitudine di adibire ai suoi bisogni fisiologici sempre lo stesso posto.
Gli abbondanti escrementi ben riconoscibili mi hanno fatto pensare che lo striato mustelide potesse passare di lì.
Ho sistemato la fototrappola e voilà, il giorno dopo ecco il ritratto del tasso colto nel momento...del bisogno.