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Il lavoro di dirigente scolastico: come impostarlo

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Il lavoro di dirigente scolastico: come impostarlo
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Creare un buon clima tra colleghi è fondamentale. Parola di Antonella Accili che racconta la sua esperienza a Piandimeleto.

C’è una relazione, a scuola, che se funziona è in genere garanzia di buon funzionamento anche della scuola stessa: si tratta di quella tra dirigente e docenti. La riuscita del rapporto tra il o la “preside” e il corpo docente è fondamentale perché anche il resto ingrani in maniera produttiva e serena. Ma come svolgere al meglio il lavoro di dirigente scolastico?

Quando arriva un nuovo dirigente scolastico

L’arrivo di un nuovo dirigente scolastico può essere paragonato a una tempesta artica. Improvvisamente tutto nella scuola si blocca nell’attesa di scoprire le prime mosse: che cosa combinerà? Un gelo che in genere si scioglie a poco a poco, a volte per nulla. Eppure, se scocca la scintilla, la collaborazione tra dirigente e docenti può fare miracoli.

Lo sa bene Antonella Accili, 58 anni, che da sette si è trasferita dalla provincia di Milano (dove è nata) in un paesino dell’entroterra marchigiano per dirigere l’Istituto comprensivo di Piandimeleto (provincia di Pesaro e Urbino). In poco tempo ha ristrutturato la scuola mettendola a norma, ha creato laboratori, ha introdotto il metodo didattico finlandese, ha aperto il suo istituto cinque pomeriggi alla settimana per corsi gratuiti extracurriculari. Insomma, una rivoluzione.

«Non ce l’avrei mai fatta senza il sostegno dei docenti e di tutti i miei collaboratori. Creare un buon clima di lavoro per un dirigente è fondamentale. Soltanto così puoi realizzare la scuola dei tuoi sogni. Ma il sogno non può essere soltanto tuo, va condiviso» spiega la dirigente.

Consigli per essere un buon dirigente scolastico

Antonella Accili ha raccolto la sua esperienza in un piccolo vademecum pubblicato a puntate sul sito di Pearson Italia e rivolto a chi inizia il lavoro di dirigente scolastico. “Consiglio a tutti i docenti di leggerlo, perché li riguarda molto da vicino” sostiene.

E ai colleghi raccomanda di studiare sempre attentamente la realtà in cui si è arrivati. “Il primo anno osserviamo e capiamo. C’è sempre qualcosa di buono da salvare. Bisogna far comprendere che quello che cambiamo è per migliorare quanto già si faceva. Avere la pazienza di spiegare, convincere, motivare sul perché noi pensiamo a una certa scuola. Soltanto se ci sono la condivisione e il confronto, allora la gente ti segue”.

Idee per una suola migliore grazie all’autonomia scolastica

La dirigente suggerisce idee e possibili soluzioni concrete, compresi quei piccoli ‘trucchi de mestiere’ che si possono mettere in atto grazie alla legge sull’autonomia scolastica. “Non ho la pretesa di insegnare nulla a nessuno: mi pare semplicemente utile raccontare la mia esperienza perché penso possa aprire qualche strada in più da percorrere. Fondamentale è comprendere le potenzialità della legge sull’autonomia, in tutte le sue sfaccettature.

Chi ci riesce trova un tesoro: consente di fare tante di quelle cose che sarebbe impossibile elencarle tutte. Non dobbiamo pretendere che ci dica nel dettaglio e nello specifico cosa fare. Piuttosto, dobbiamo inventarci soluzioni che siano in linea con lo spirito della legge. Dobbiamo avere il coraggio di portare cose nuove, non fermarci a quello che troviamo già confezionato”.

Rimodellare l’orario scolastico

Qualche esempio pratico di quello che può fare un dirigente scolastico usando la legge sull’autonomia scolastica? “La rimodellazione dell’orario: noi, ad esempio, abbiamo il tempo prolungato alle medie. Al pomeriggio le ore sono più brevi. Quei dieci minuti che avanzano li mettiamo in una banca ore e vengono restituiti con compresenza, attività di recupero, attività extraorarie. Per consentire alla scuola di restare aperta al pomeriggio ho ridotto il personale Ata nei mesi di chiusura estiva, recuperando molte ore per l’anno scolastico”.

Superare la mancanza di fondi per le scuole

Spesso le idee più innovative di dirigenti e docenti si arrestano di fronte alla mancanza di fondi. Ma anche questo, per Antonella Accili, è un ostacolo che può essere superato. Con molta efficienza e altrettanta creatività. “Le scuole devono imparare ad accedere ai fondi perché danno molte risorse e possibilità. Ovviamente non è semplice ma si possono formare gli insegnanti perché possano approfittarne. Ci sono corsi di progettazione. Io ho creato due team di lavoro per i concorsi e li abbiamo vinti quasi tutti. In questo modo la fatica che ciascun insegnante ha fatto per comprendere il meccanismo di accesso ai fondi non va sprecata ma diventa patrimonio dell’intera scuola”.

E poi, via libera alla fantasia: i soldi vanno cercati ovunque sul territorio e in moltissime modalità diverse. “Noi abbiamo realizzato il diario scolastico consegnato gratuitamente agli alunni ogni anno: lo finanziamo con la pubblicità e ci avanza qualcosa per il budget della scuola. Il nostro pezzo forte sono le feste: quella di Natale, il veglione di Carnevale, il musical di fine anno... La partecipazione è altissima grazie al lavoro di sensibilizzazione sulle famiglie e, tolte le spese, ci restano parecchie migliaia di euro in cassa da reinvestire in innovazione e nel miglioramento dell’offerta formativa”.

La risorsa più preziosa: i docenti

“La risorsa più preziosa però” continua Accili “sono i docenti. Occorre imparare a conoscerli bene, capire le loro potenzialità, le loro competenze, per poterli valorizzare al massimo. L’insegnante di tecnologia è appassionato di fotografia? Perché non affidargli un corso per i ragazzi su questo modo di espressione che oggi viene banalizzato dal fare click con il cellulare? Ho un’insegnante brava a lavorare ai ferri e a cucire: le ho affidato un laboratorio per la primaria. Ci sono tanti esempi. Importantissimo è sapere ascoltare: gli insegnanti e il personale, tutti gli enti territoriali e, ovviamente, le famiglie. La vera cartina tornasole di come fino a quel momento è stata vissuta la scuola”.

Libertà d’insegnamento

“Un’altra cosa su cui insisto molto è la libertà di insegnamento. Purtroppo in Italia si sente ancora dire Io ho sempre fatto così, oppure Qui si fa così. Questa non è libertà: è coercizione. La libertà di insegnamento è soprattutto libertà di scelta: conosco tutto quello che c’è da sapere sulla didattica, sulla metodologia, sull’innovazione e allora sono in grado di scegliere quello che si adatta meglio alla mia classe a seconda delle circostanze, della composizione, delle priorità, degli obiettivi”.

Per questo all’Istituto comprensivo di Piandimeleto i docenti fanno fino a 90 ore di formazione all’anno. E a loro volta formano gli insegnanti delle altre scuole sul Modi-Mof, il Modello organizzativo finlandese messo a punto proprio qui.

Il lavoro di dirigente scolastico è sicuramente complesso perché deve tenere conto di un ambiente multi-sfaccettato, composto da esseri umani diversi e dove individuare e sfruttare le competenze può davvero fare la differenza. Nella scuola di Piandimeleto sembrano esserci riusciti!