“Quando ero alla scuola primaria la maestra Nina in fondo ai miei temi scriveva sempre: "Brava, Gisella, sei quasi una scrittrice. E lo sono diventata per davvero! Ho dedicato a lei il mio primo libro perché proprio lei mi ha spinta a realizzare il mio sogno. La scuola e i docenti sono stati fondamentali per la mia formazione e ora sono felice di insegnare a mia volta ai ragazzi".
Gisella Laterza infatti fa due mestieri contemporaneamente: la scrittrice di libri per bambini e ragazzi (Streghetta è la sua serie di maggior successo, edita da Salani) e la docente di italiano e latino in un liceo della sua città, Bergamo. «A volte i miei studenti mi chiedono perché non faccio solo la scrittrice -racconta al termine del suo laboratorio nell'ambito del festival di letteratura per ragazzi Un Naviglio di Libri a Cernusco sul Naviglio (Milano) -. Io rispondo che mi piace troppo insegnare e così cerco di fare entrambi i lavori: insegno tre giorni su sei, e scrivo gli altri tre, cercando di dare valore a entrambe le attività”.
Perché hai deciso di diventare scrittrice?
«A me piaceva moltissimo leggere, e per me leggere e scrivere sono due facce della stessa medaglia, perché quando si legge un libro lo si immagina, anche se ci sono le illustrazioni. Anzi, le illustrazioni possono aiutare a immaginare ancora di più. Quindi, quando si legge un libro, nella nostra testa si formano delle immagini differenti per ciascuno di noi, e la storia è un po’ diversa da lettore a lettore. Per me scrivere è stata la naturale prosecuzione di questa immaginazione che nasce dalla lettura. Mi è venuto spontaneo, a un certo punto, scrivere le storie che avrei voluto leggere io stessa, le storie che mi avrebbero divertito e appassionato».
Si parla molto di analfabetismo sentimentale, cioè del fatto che questa generazione ha difficoltà a vivere, comprendere ed esprimere le proprie emozioni, i propri sentimenti. Secondo alcuni, questo dipende anche dal fatto che si legge molto meno, perché in fondo i libri sono una sorta di educazione sentimentale che ci prepara alla vita. Secondo te è vero?
«Ci sono modi di proporre i libri che possono allontanare i bambini dalla lettura. Per esempio, imporre la lettura a forza o far passare il libro come un’alternativa rispetto a un videogioco. Ci sono delle posture che a volte noi adulti assumiamo nei confronti della lettura che rischiano di farla percepire come noiosa o obbligatoria. D’altra parte, l’attenzione che gli adulti -insegnanti o genitori- pongono nel portare i bambini in libreria o in biblioteca, o nell’invitare autori in classe, può far scoprire che i libri possono essere divertenti. E che, se la lettura non piace, forse è perché non si è ancora trovato il libro giusto per sé. Quindi, l’importante è continuare a cercare e non fermarsi al primo tentativo».
Tu non imponi libri ai tuoi studenti?
«No. Ovviamente consiglio letture ai miei studenti, ma cerco anche di far sì che si consiglino libri tra loro. Per i ragazzi più grandi, i social media stanno diventando un veicolo sempre più potente di comunicazione e trasmissione di idee. Stanno amplificando il passaparola in modo quasi esponenziale. I social permettono ai lettori di scoprire nuovi libri e a noi autori di interagire direttamente con loro.
Si crea così una cassa di risonanza attorno a certi libri che porta a dinamiche positive, invogliando sempre di più a leggere e a scoprire nuovi generi. Magari si inizia con il fantasy romance e poi si passa al fantasy classico, e si scoprono nuovi generi. Diventa più facile capire cosa ci piace, avendo a disposizione più consigli. Quindi, è importante che noi adulti trasmettiamo la nostra passione per la lettura, lasciando però i ragazzi liberi di scegliere cosa leggere e di esplorare. Inoltre, dobbiamo cercare di capire che ci sono nuove vie attraverso cui i libri si stanno facendo conoscere, soprattutto tramite i social, e non dobbiamo classificarle in modo negativo.
Per esempio, se vedo un video su TikTok dove una ragazza mostra solo la copertina di un libro, mi viene da pensare che sia una cosa superficiale. Ma in realtà non lo è, perché ci sono molte altre cose implicite in quel contenuto che possono aiutare a far scoprire libri interessanti. Penso sia importante cercare di far percepire la lettura come un’attività profondamente e intimamente divertente, anche attraverso il nostro esempio di adulti. Io ad esempio sono diventata lettrice perché mia madre leggeva molto: una volta ha tirato le cinque del mattino leggendo il quinto volume di Harry Potter!».
Tu non manchi certo di fantasia. Nei tuoi due libri della seria Streghetta, ad esempio, l'incontro tra il mondo umano e quello magico innesca una serie di situazioni strampalate e molto divertenti. Ai bambini però, fin da piccoli, sono proposti molti video, molti social, molto di “precostruito”... a differenza del libro che, come tu giustamente dicevi, può assumere tantissime forme all’interno della propria immaginazione. Secondo te, la fantasia ha ancora spazio?
«Secondo me sì, ed è verissimo ciò che diceva Italo Calvino: le fiabe sono vere. Le fiabe e il fantasy, le storie di fantasia, possono essere vere perché raccontano qualcosa di complesso in maniera semplice, immediata. È molto difficile a volte descrivere uno stato d’ansia o di paura, cercare di raccontare come ci si sente in un momento in cui ci si sente persi.
È molto più facile dire che il protagonista si è perso nel bosco, perché è un’immagine che arriva forte, soprattutto se è un bosco magico dove si devono affrontare dei mostri. Quindi, anche in una società molto visiva, dove ci sono molte immagini, la fantasia per me non viene limitata, può essere sempre una chiave di lettura del reale.
C’è la speranza che continui ad esserlo, perché è qualcosa che arriva senza filtri, qualcosa che parla alla parte più profonda di noi stessi. La mia speranza è che i bambini e le bambine possano trarre spunto dai miei libri per immaginare streghe negli angoli della loro scuola e cani ombra che li seguono e con cui giocare prima di andare a dormire».
Gisella Laterza vive a Bergamo, insegna italiano e latino in un liceo della città e tiene corsi di scrittura creativa per ragazzi e ragazze dai 6 ai 99 anni. Ha pubblicato romanzi, racconti per antologie scolastiche, biografie e una riscrittura per bambini e bambine della Divina Commedia per la collana I Classicini (EL editore). Streghetta (Salani) è la sua serie di maggior successo, tradotta anche in Spagna: si compone di due libri, Una strana compagna di banco e Una mummia al mercato. Il suo primo romanzo, Di me diranno che ho ucciso un angelo (Rizzoli) racconta la storia di un angelo caduto sulla terra per amore di una demone, deciso a compiere un lungo viaggio alla scoperta dei sentimenti umani per divenire mortale. La signora dei gomitoli (Rizzoli) è una raccolta di fiabe che percorrono l'Italia intera, da Torino a Otranto, da Bergamo a Napoli. Gisella ha anche scritto la storia del grande giornalista e divulgatore Piero Angela, per la collana I Grandissimi di EL editore.