La matematica spaventa molti studenti, soprattutto a causa dei pregiudizi. Se è vero che richiede un certo sforzo e una complessità, a volte bastano dei piccoli trucchetti non soltanto per capirla e imparare i calcoli a mente, ma anche per divertirsi facendolo! Ecco quindi qualche idea per insegnare le tabelline in maniera diversa.
Alcuni imparano le tabelline così: 2, 4, 6, 8, 10, 12… oppure 3, 6, 9, 12, 15, 18… Non va bene. Perché è vero che in questo modo si sa che il 12 è nella tabellina del 2 (e anche in quella del 3) ma ogni volta bisogna contare sulle dita per scoprire che 12 è 2×6 (oppure 3×4).
Per insegnare le tabelline nel modo giusto bisogna ripeterle così: 2×1=2, 2×2=4, 2×3=6, 2×4=8… Nell’impararle a memoria possiamo semplificarci la vita dicendo “2 per 1, 2”, “2 per 2, 4”, “2 per 3, 6” e così via. È importante che ci sia una corrispondenza mnemonica tra l’operazione 2×4 e il prodotto 8.
In entrambi i casi “impariamo a memoria”, ma nel primo ostacoliamo il calcolo, mentre nel secondo lo facilitiamo.
ll disordine non è una malattia della sola matematica, ma è indubbio che la riguarda e molto. Prima si impara a essere ordinati, meglio è. Più passa il tempo, più acquisire l’ordine è faticoso. Investiamo tempo a insegnare ai bambini a essere ordinati: che le cifre siano scritte in colonna, tutte belle allineate tra loro. Sembra un dettaglio, ma è una parte importante della “sintassi” del calcolo.
Il disordine genera errori. Ed è un peccato!
Spesso lasciamo che a guidare i nostri calcoli sia il pilota automatico e altrettanto spesso lo lasciamo procedere anche a fari spenti nella notte. Estremamente pericoloso. Come si tengono accesi i fari sul calcolo?
Coltivando le attese. Insegnare le tabelline significa abituarsi a chiedere a bambine e bambini: “Quanto vi aspettate che faccia 48+137? Oppure 73×27?”. È bene abituarci a dare una risposta approssimativa (o come si dice tecnicamente “stimata”) a queste domande. Alla prima moltiplicazione va bene che si risponda “più di 180” o “meno di 190”. Ma anche “un numero che finisce per 5”. Mentre alla seconda moltiplicazione una buona risposta è “più o meno 2000”.
Raccogliete le risposte di tutti loro. Poi fate fare i calcoli. E una volta che avete il risultato confrontatelo con le risposte stimate. Quale ragionamento ha portato a dare una “buona risposta”? Ecco: sono questi ragionamenti che aiutano a fare i calcoli a fari accesi.
Leggete in classe ad alta voce “A inventare i numeri”, tratto da “Favole al telefono” di Gianni Rodari. “Inventiamo dei numeri?”
“Inventiamoli, comincio io. Quasi uno, quasi due, quasi tre, quasi quattro, quasi cinque, quasi sei”.
“È troppo poco. Senti questi: uno stramilione di biliardoni, un ottone di millantoni, un meravigliardo e un meraviglione”.
“Io allora inventerò una tabellina:
“Quanto costa questa pasta?”
“Due tirate d’orecchi”.
“Quanto c’è da qui a Milano?”
“Mille chilometri nuovi, un chilometro usato e sette cioccolatini”.
“Quanto pesa una lagrima?”
“Secondo: la lagrima di un bambino capriccioso pesa meno del vento, quella di un bambino affamato pesa più di tutta la terra”.
“Quanto è lunga questa favola?”
“Troppo”.
“Allora inventiamo in fretta altri numeri per finire. Li dico io, alla maniera di Modena: unci dunci trinci, quara quarinci, mirimiminci, un fan dès”.
“E io li dico alla maniera di Roma: unzi donzi tenzi, quale qualinzi, mele melinzi, riffe raffe e dieci”.
Puoi usare questa bella favola numerica per fare alcune attività.
Insegnare le tabelline uscendo dagli schemi è il modo giusto per coinvolgere la classe e far sì che la matematica sia un po’ meno… spaventosa!