La Commedia in cattedra: gli ostacoli didattici
«Non è un libro per tutti, va letto da adulti dopo numerose letture. I contenuti sono difficili. Lo stile è difficile. È stato scritto 700 anni fa, non parla della nostra società. E se ci fosse un bambino musulmano, buddista, ateo?». Si apre così il testo didattico a cura di Anna Soldavini e Francesca Gagliardi, In viaggio con Dante nella scuola primaria (ELS La Scuola, 2017), con le critiche più comuni mosse da docenti (e non solo) all’insegnamento della Divina Commedia nella scuola primaria.
Certo, come primo passo è utile scartare quello che non può considerarsi insegnamento di un classico di tale portata. Non è in realtà possibile, per i docenti, riprodurre in aula l’esperimento di Roberto Benigni, che ha fondato il suo storico spettacolo sulla recitazione e l’esegesi dei primi dieci canti dell’Inferno. Però, osservare la risposta positiva degli spettatori e, nel nostro caso, di una classe di bambini, può venirci in aiuto, soprattutto per quanto riguarda la questione della lingua, primo grande ostacolo per l’apprendimento della Commedia.
In realtà, come sottolineava Carmela Camodeca, docente specializzata in didattica dell’italiano presso l’Università per Stranieri di Siena, nell’articolo La Divina Commedia a tre anni? (La ricerca, 2016), «i bambini piccoli non si spaventano davanti alle parole che non conoscono, ma si incuriosiscono, si divertono [...] ne avvertono inconsciamente l’incisività, la forza emotiva, perfino – e qui azzardo – il valore estetico».
Far parlare direttamente la poesia di Dante, in una prima fase, potrebbe essere una strategia efficace, purché la sua traduzione sia partecipata. Dalla parte dei bambini abbiamo infatti una struttura narrativa riconoscibile – anche se caratterizzata da una frequente ellissi dell’argomento soggetto – , alcuni verbi appartenenti al lessico di base dell’italiano contemporaneo (“si mosse”, “gridai”, “guardai in alto” ecc.), mimetici e parlanti, che, nel caso in cui non fossero noti a un bambino, sono in parte circoscrivibili a partire dal significato stesso del verbo.
Pensiamo all’espressione “mi ritrovai per una selva”: qualcosa mi dice che ha a che fare con un luogo. Infine la Commedia utilizza un tempo verbale prevalente, il passato remoto, che aiuta gli alunni nella comprensione. Per aiutare un ascolto attivo e divertito il docente potrebbe, ad esempio, far finta di non conoscere bene ciò che si sta per leggere in classe – sembra quasi una poesia (cos'è una poesia per voi?); il testo è proprio in rima (ma cos'è la rima?) – e proporre un’attività collaborativa per stendere una possibile parafrasi dei versi presentati.
Piccola biblioteca per piccoli dantisti
● F. Nembrini, Dante. Beatrice, i lupi e le stelle, Piccola Casa Editrice, 2015
● E. Detti, La Commedia di Dante, Giunti, 2017
● S. Chwast, La Divina Commedia di Dante, Quodlibet, 2019
● F. Corradini, Dante per bambini e genitori curiosi. Inferno, Amazon, 2021
Giochi di parole, neologismi e parafrasi condivisa
La lingua della Commedia da ostacolo può trasformarsi in un vero e proprio gioco. Il vocabolario dantesco infatti è intriso di neologismi e modi di dire (“stai fresco”, “far tremare le vene e i polsi” ecc.) di cui ancora oggi siamo debitori. Perché non coinvolgere i bambini nella creazione di personalissime nuove parole sul modello del “padre della lingua italiana”? Pensiamo a tutti i termini nati da nomi o aggettivi preceduti da in- e seguiti dalla desinenza -are, come “infiammare” (da “fiamma”), “incarcerare” (da “carcere”) o ancora il caratteristico “imparadisare” (Paradiso, XXVIII, 3: «quella che ‘mparadisa la mia mente») rivolto a Beatrice, cioè a colei che fa toccare a Dante il cielo con un dito. Tra gli spunti didattici segnalati nel kit del progetto Scateniamo l’inferno! di Manifatture Teatrali Milanesi, scaricabile gratuitamente online, è riportato un gioco ripreso dal libro di Marianella Sclavi, Arte di ascoltare i mondi possibili (Bruno Mondadori, 2000), utile per stimolare gli alunni nella costruzione del significato di un testo nuovo.
Per avviare l’attività del “Cumulex”, cioè parafrasare una poesia composta da 7 versi, «suggerite agli studenti di iniziare su una parte del quaderno che abbia due facciate libere adiacenti, in modo da poter trascrivere la poesia da una parte e la parafrasi dall’altra. Leggete quindi la prima riga alla classe; ciascuno studente dovrà trascriverla e commentarne brevemente il significato, facendo la parafrasi. Leggete quindi la prima e la seconda riga. Gli studenti trascriveranno la prima e la seconda riga e dovranno ora commentare, nella parte del quaderno stabilita, il significato delle prime due righe. Leggete ora la terza riga; gli studenti trascriveranno le prime tre righe e dovranno ora commentare, nell’altra facciata, il loro significato.
Procedete così fino a quando gli studenti avranno commentato le 7 righe insieme. Solo al termine delle 7 righe confesserete il trucco». La poesia dettata dal docente infatti è stata costruita a caso prendendo gli incipit di 7 poesie scelte casualmente. Eppure l’esercizio mostra che mentre leggiamo collaboriamo alla costruzione del senso, che non risiede solo nel testo ma nella cooperazione interpretativa del lettore e del gruppo di lettori. Per rendere inclusiva un’azione didattica su testi letterari difficili, come i classici, secondo Barbara Biggio, autrice di testi scolastici e docente formatrice nei settori della didattica inclusiva e differenziata, «le parole chiave sono differenziare (criterio qualitativo), stratificare (criterio quantitativo) e condividere. Un’utile strategia può consistere nel fornire testi-ponte, come riscritture d’autore o rielaborazioni orali o scritte prodotte da compagni-tutor, che consentono di accedere a un primo livello di comprensione atto a facilitare il successivo approccio al testo autentico.
Un’altra strategia è proporre adattamenti del testo d’autore nei più diversi linguaggi espressivi: trasposizioni teatrali, cinematografiche, musicali, graphic novel, albi illustrati, chiedendo a ciascuna/o di scegliere il canale che preferisce». Il termine “inclusivo”, infatti, se erroneamente usato come sinonimo di “facile” o “semplificato” rappresenta una trappola pericolosa: «un’azione didattica può dirsi inclusiva solo quando riesce a inscrivere la valorizzazione del potenziale individuale in un progetto collettivo di co-costruzione del sapere, e mette tutti gli alunni, ciascuna e ciascuno nella propria unicità, nelle condizioni di mettere al servizio della comunità di apprendimento il proprio bagaglio di competenze, esperienze e approccio alla conoscenza».
Dante per tutti e un Virgilio per ognuno di noi
Nel viaggio didattico con Dante anche l’apprendimento dei contenuti e soprattutto dei valori trasmessi dalla Commedia, apparentemente risulta una missione impossibile, soprattutto nella scuola primaria. E soprattutto in una scuola di periferia, dove è molto importante rafforzare con l’attività didattica l’inclusione sociale. Anna Soldavini e Federica Gagliardi hanno creduto che proprio l’opera dantesca rappresentasse il testo-pretesto del loro percorso di “didattica dei valori” per una classe quarta attraverso la metodologia EAS (Episodi di Apprendimento Situato). Ogni EAS prevede una fase preparatoria a casa, in cui l’alunno si approccia singolarmente all’argomento mettendo in campo le proprie capacità per rispondere al compito. Per esempio, per preparare la lezione sulla paura (“la selva oscura”), il docente assegna alla classe una domanda, “Di cosa ho paura?”, propone poi una lettura individuale di un passo in modo insolito per coinvolgerli immediatamente nella dimensione dell’avventura, un video-stimolo (immagini rappresentative dell’Inferno dantesco, mostri, scene paurose della selva oscura) e richiede una lettura ragionata dei primi versi della Commedia. «Le due ore del lunedì», mi racconta Anna Soldavini, docente nella scuola primaria e formatrice per il CREMIT, «rappresentavano per gli alunni qualcosa di nuovo e importante: aveva dato modo loro per la prima volta di studiare qualcosa che riguardava “i grandi”, il mondo degli adulti.
Proprio questa sfida, questo “compito sfidante”, come spesso ricorda Pier Cesare Rivoltella, ha coinvolto maggiormente la classe, al punto tale che si è cimentata, nel compito della poesia per la mamma, nella stesura di endecasillabi!». La fase successiva, quella operativa, proprio perché fondata sul micro-learning, cioè su un’unità di apprendimento breve (massimo 2 ore di tempo), favorisce nei bambini la soddisfazione immediata di essere diventati esperti di un argomento nuovo nel tempo di una mattinata. L’approccio diretto e soggettivo, di relazione con gli altri, personalizza l’apprendimento: a partire dalle paure di Dante (ha paura di essere abbandonato?), ciascuno, liberamente, può condividere la propria idea di paura. «Di fronte a paure che non appartenevano alla maggior parte dei bambini, nessuno si è mai permesso di esprimere un giudizio. Qualcuno ha ammesso di aver paura quando viene lasciato a casa da solo e questo ha permesso ad altri di confessare il loro stesso timore, spesso nascosto a genitori o fratelli. L’elemento che potrebbe aiutare di più i bambini è la consapevolezza di avere angosce simili o uguali agli altri».
Attraverso il viaggio di Dante, scopriranno che anche i grandi provano la paura, esattamente come i bambini. L’approccio della Philosophy of Children è stato molto d’aiuto in questa fase, perché ha permesso a tutti, nel momento del circle-time, di esprimersi secondo la loro volontà, senza il “rischio” di essere giudicati, e orientato in senso positivo lo sviluppo socio-affettivo. La storia di Ulisse ha dato loro modo di riflettere sulla fiducia e sulla possibilità, a volte, di rimanere in balìa degli eventi – è importante fidarsi? Di chi mi fido? – , Lucifero ha offerto spunti per riflettere sulla parola “tradimento” e sul voltare le spalle a chi ci ha voluto bene – ho mai tradito qualcuno? Ho mai fatto un torto? – e così via. I bambini si scopriranno incredibilmente competenti nell’affrontare i temi e stimolati nel cercare le analogie del loro quotidiano con il racconto dantesco e viceversa. Anche il gioco di ruolo, per esempio la reinterpretazione di alcuni personaggi, come Piccarda Donati che è stata trasformata in chiave comica, ha dato la possibilità ai bambini di esprimersi a tutto tondo. Spesso la scelta è ricaduta su ruoli perfettamente in antitesi con il loro modo di essere. Ma la fascinazione maggiore, in rapporto alla paura di perdersi (come facciamo oggi visto che abbiamo Google Maps?) e alla fortuna di trovare una guida, è rappresentata dalla storia di Virgilio, il maestro per eccellenza, qualcuno che ascolta profondamente il loro cuore: alcuni bambini hanno ammesso di essersi sentiti persi all’inizio della scuola, non compresi quando gli adulti non prestano loro attenzione, cioè non attivano un “ascolto pulito”, e questo anche rispetto ai compagni. Dall’interpretazione delle parole-chiave del testo dantesco la classe a poco a poco si è trasformata in un nuovo mondo, costellato di nuovi personaggi e domande profonde. Anche quelle non condivise brillano come un amuleto nel quadernetto. Come diceva Italo Calvino, un «classico funziona quando stabilisce un rapporto personale con chi legge», soprattutto perché «provoca incessantemente un pulviscolo di discorsi critici su di sé». Il tuo classico è quello che non potrà mai esserti indifferente.
I PRIMI PASSI VERSO DANTE
Suggerimenti e proposte didattiche per la scuola secondaria di I grado
a cura di Maria Antonietta Ferraloro, docente, formatrice e saggista
FASE 1: UN VIAGGIO NEL TEMPO
METODOLOGIA: ludodidattica, cooperative learning, attività di ricerca
RICADUTA DIDATTICA:
In un percorso didattico dedicato a Dante, diventa più che mai necessario assicurarsi che gli studenti abbiano ben chiaro che ciascun uomo è figlio del suo tempo. Si tratta di un prerequisito necessario per comprendere e apprezzare qualsiasi autore o artista famoso. Esiste infatti una distanza enorme tra l’età contemporanea, in cui i nostri allievi preadolescenti si trovano a vivere, e il Medioevo di Dante, che nasce nel 1265 a Firenze, città allora conosciuta come Fiorenza. In questa fascia d’età, il viaggio nel tempo, affrontato con un approccio ludodidattico, esercita un richiamo irresistibile. Per questo, gli studenti saranno pronti a tuffarsi nell'epoca medievale, e in particolar modo nella Firenze dantesca, se li inviteremo a trasformare la nostra aula in una capsula temporale. Le indicazioni sono quelle tipiche che vengono impartite nei giorni precedenti a ogni partenza.
IL DOCENTE:
LA CLASSE (SUDDIVISA IN TRE GRUPPI):
FASE 2: AMICIZIE E AMORI
METODOLOGIA: cooperative learning, attività di ricerca, compito di realtà
RICADUTA DIDATTICA:
Dopo aver approfondito la tematica storica, possiamo dedicarci alla figura di Dante. In ciò siamo avvantagiati dal fatto che gli studenti subiscono il fascino della biografia. Comprendono e apprezzano meglio un autore se riescono a completare il puzzle della sua storia privata. Un aiuto non indifferente ci verrà dalle curiosità sugli amori di Dante e, più in generale, sul sentimento trattato nei numerosi passi della Commedia, un tema che sappiamo quanto sia rilevante per gli adolescenti.
IL DOCENTE:
ATTIVITÀ:
COMPITI DI REALTÀ:
(Scheda didattica e idea di lezione a cura di Maria Antonietta Ferraloro)