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Imparare a parlare in pubblico: come insegnarlo a scuola

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Imparare a parlare in pubblico: come insegnarlo a scuola
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Insegnare l’arte dell’oratoria attraverso le microconferenze anticipando la “sfida” che mette ansia anche ai professionisti adulti.

di Pino Suriano, insegnante di lettere all’istituto IIS “E. Fermi” di Policoro (Matera)

Parlare in pubblico a 12 o 13 anni. E non con un copione scritto da altri (come accade sin dalla scuola dell’infanzia per le recite scolastiche) ma con un proprio discorso, frutto della propria ricerca e della propria creatività: una microconferenza, appunto. Alla gran parte degli adulti, insegnanti compresi, sarà capitato di farlo non prima della laurea, nella migliore delle ipotesi. La scuola, salvo rari casi, non ha offerto occasioni e stimoli in questo senso. Ecco perché imparare a parlare in pubblico già a scuola può essere un ottimo modo anticipare la “sfida”!

Come imparare a parlare in pubblico a scuola

Ragazze e ragazzi, sia alle medie che alle superiori, sono in quell’età in cui convivono ancora entusiasmo e ingenuità. Proprio per questo imparare a parlare in pubblico in questa fase è più semplice: si evitano così tremori e blocchi che più facilmente subentrano quando si affronta “la prima volta” in età adulta. Ma come aiutare la classe a prepararsi per un discorso di fronte a tutte e tutti?

Basta chiedere loro di scrivere un discorso e poi di pronunciarlo in pubblico. Un vero e proprio esercizio di oratoria. Non un discorso noioso, ma un discorso fondato sull’obiettivo di colpire l’ascoltatore, di catturarne l’attenzione e mantenerla per un tempo congruo, e perciò non troppo lungo.

Cosa si intende per microconferenze

Si chiamano microconferenze per questo. Perché, per definizione, sono performance oratorie dai 5 ai 15 minuti con l’ausilio di slide e altri strumenti multimediali. L’idea è stata sviluppata in Basilicata, presso l’IIS “E. Fermi” di Policoro, dove la dirigente scolastica Giovanna Tarantino ha dato spazio a una innovativa concezione del public speaking a scuola. L’idea progettuale delle microconferenze è frutto di una condivisione e di un lavoro di team, che ha coinvolto, oltre alla Dirigente Tarantino, anche le insegnanti Magda Minervini, Patrizia Cafasso e Giuseppe Suriano. L’esperienza è nata in ambito liceale, ma negli anni scorsi il metodo è stato diffuso con un concorso nazionale a cui hanno partecipato molte scuole secondarie di primo grado. Negli anni la scuola è stata oggetto di interesse di Indire.

Preparare l’esibizione in pubblico

L’adesione ampia e immediata (spesso su iniziativa individuale dei ragazzi, senza lo stimolo degli adulti) ha mostrato che si erano toccate le corde giuste sul piano della motivazione. Quali?
1. Anzitutto la proposta di un atto creativo: l’allievo gode nel creare qualcosa di proprio, qualcosa che prima non c’era.
2. L’esibizione e il protagonismo, spesso demonizzati, rappresentano una spinta motivazionale utile sia per studenti con personalità forte ed espansiva sia per i più timidi e introversi, che vivono queste esperienze come un’occasione propizia per venire fuori.
3. L’esperienza della ricerca dei contenuti risulta interessante perché è legata a una prospettiva e a un indirizzo che lo studente stesso ha scelto.

La differenza con altre esperienze di public speaking

L’elemento distintivo è l’attenzione specifica alla fase di scrittura del discorso, con il richiamo a modelli di comunicazione (in particolare, ma non solo, quella televisiva e della Rete) in cui risulta centrale non solo la chiarezza di contenuto, ma anche la capacità di farsi comprendere e, se possibile, di stupire.

Ispirazione per scrivere un discorso

Vediamo insieme come mettere su una microconferenza. Il percorso può essere articolato in fasi che possono corrispondere a singole lezioni. Le attività proposte vanno integrate con il lavoro da svolgere a casa.

Fase 1: i modelli

Il docente mostra alcuni modelli espressivi o esempi di microconferenze già realizzate per offrire agli studenti un’idea generale sul tipo di performance da realizzare. Particolarmente utili possono essere modelli espressivi legati al mondo della televisione o del web per trattare contenuti di apprendimento. Per esempio le pubbliche letture della Divina Commedia dell’attore Roberto Benigni; i monologhi televisivi del giornalista Roberto Saviano; le narrazioni sportive del cronista Federico Buffa; gli speech di Ted e TedX per l’esposizione delle idee brillanti; i racconti per immagini del divulgatore scientifico Alberto Angela.

Fase 2: la scelta dell’argomento

Con la conversazione guidata, il docente sollecita gli studenti alla scelta dell’argomento della propria microconferenza. È una selezione non molto diversa da quella con cui si sceglie un argomento da approfondire per l’esame. Argomenti possibili: un autore, una nazione, un singolo testo, un periodo storico, un tema di attualità legato ad argomenti di apprendimento.

Fase 3: la ricerca

Segue la fase della ricerca, nel corso della quale si dovrà avere cura di trovare le informazioni essenziali ma anche elementi di interesse (per esempio: alcuni studenti che hanno approfondito lo studio di alcune nazioni, si sono impegnati a ricercare, oltre agli aspetti essenziali di studio, gli hotel più particolari perché integrati con l’ambiente, le vedute paesaggistiche più suggestive, particolari curiosità o elementi originali di quel territorio o di quel popolo).

Fase 4: la scrittura

La fase di scrittura avviene inizialmente a casa, dove lo studente, dopo aver ricercato, prova a stendere un testo immaginando che dovrà essere pronunciato in pubblico, e perciò non privo, se si riterrà opportuno, di elementi di interazione con il pubblico stesso.

Fase 5: la revisione
Si avvia una fase di revisione dei testi. In questa fase, con schermo condiviso e con l’aiuto dell’insegnante, si lavora per correggere il testo e cercare la maggior efficacia comunicativa, anche intervenendo sull’ordine degli argomenti e semplificando i momenti dell’esposizione che risultano meno chiari. In questa fase i compagni di classe rappresentano un “pubblico-cavia” che permette di testare l’efficacia espressiva del discorso.

Fase 6: le slide

Creazione di slide (Power Point, Keynote, Prezi o filmati illustrativi) al servizio della parola. Non devono distrarre dal contenuto della microconferenza ma agevolarne la comprensione.

Fase 7: l’esibizione

Dopo qualche prova, può tenersi in aula o essere proposta come un evento di public speaking promosso dalla scuola alla presenza dei genitori.
Imparare a parlare in pubblico non è affatto facile, perciò non avere troppe pretese. I ragazzi riusciranno a stupire perché conferiranno una direzione originale e imprevedibile. Non applichiamo i nostri schemi ma atteniamoci ai loro spunti, pur vigilando sulla correttezza e sul rigore delle informazioni.