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Il tema in classe, consigli agli insegnanti per educare al pensiero scritto

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Il tema in classe, consigli agli insegnanti per educare al pensiero scritto
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Scrivere un tema per molti studenti è una fatica inutile. Che cosa possono fare gli insegnanti per far capire l'importanza del pensiero scritto? I consigli di Maria Antonietta Ferraloro, docente e formatrice

Due ore di tempo, forse tre? Mi son già dimenticato. La consegna la leggo una volta così non perdo tempo. Non capisco cosa vuol dire il testo da analizzare. La bella e la brutta vanno consegnate. Forse mi conviene scrivere direttamente in brutta. Ho poche idee, intanto butto giù qualcosa, poi capisco dove inserire queste parole. I miei compagni stanno già scrivendo, mi devo muovere. Aspetta, ho ancora quella frase che ho letto sull’antologia l’altro giorno. Mi sa che la uso come introduzione così faccio bella figura e occupo già mezza pagina.

Scrivere un tema per molti studenti è un incubo. Ma chi sono questi “molti”? L’ho chiesto a Maria Antonietta Ferraloro, docente, formatrice e saggista, che mi ha spiegato i segreti per affrontare il momento della scrittura tra la fine della scuola primaria e l’inizio della scuola secondaria di primo grado. “La stesura di un tema è considerata da molti alunni  anacronistica, ampiamente superata. Scrivere questi componimenti, per loro, figli di un’epoca digitale frenetica e veloce, è una fatica senza senso”.

Stiamo infatti parlando della Generazione Alpha (i nati dopo il 2001) che percepisce la tecnologia non solo come un mezzo ma proprio come un aspetto integrante dell’esistenza, aspetto condiviso dai vicini della Generazione Z (i nati tra il 1995 e il 2010). Un altro aspetto da considerare è che i giovanissimi Alpha hanno molte cose in comune con la cosiddetta Generazione C, che sfugge ai parametri legati al fattore anagrafico: a 14 anni come a 85 si può esserne membri a pieno titolo. La lettera C, che può riferirsi a “collaborazione”, “community”, “computerizzato” e “contenuti”, indica chiunque abbia integrato la tecnologia e la connettività nella propria routine quotidiana. “Oggi si scrive e si legge molto di più rispetto al passato, ma per i nostri allievi, la scrittura ha una valenza diversa persino da quella dei loro padri” prosegue Ferraloro, “non dimentichiamoci che la comunicazione dei più giovani è fitta, intensa, continua e immediata, non passa cioè attraverso il filtro della rielaborazione testuale, basilare nella scrittura di un tema. Disdegna i fogli di carta e viaggia, quasi esclusivamente, sui social. Si affida, per lo più, a messaggi vocali, meme, post, video e ipertesti. Le rare volte in cui scrivono dei loro componimenti prediligono affidarsi alla digitazione su tastiera”. Ecco perché affrontano il compito con così scarso impegno.

La disaffezione che i giovani studenti pongono nei riguardi dell’oggetto-penna porta poi a un altro ordine di problemi. La digitazione e la scrittura a mano, infatti, sono due modalità diametralmente opposte. Su questo tema “le ricerche e i dati che ci forniscono le neuroscienze hanno messo in evidenza che le aree e le funzioni del cervello che vengono attivate nei due casi non potrebbero essere più dissimili. Confermano, anzi, che chi scrive a mano libera produce più parole e più rapidamente di coloro che scrivono su una tastiera e che mostra una maggiore ricchezza di idee”.

La fase preparatoria in classe è tutto il tema Il mondo dei pixel è più concreto, diversificato e interessante rispetto a una pagina scritta, soprattutto se pensiamo alle modalità con cui oggi i giovanissimi comunicano un loro pensiero. Un video su TikTok, con la possibilità di inserire piccole porzioni di testo, potrebbe tradurre un intero tema in soli 10 secondi.

Perché allora scrivere un intero foglio protocollo? Qual è il senso? “I peggiori nemici di questi nostri giovani scolari sono una scarsa motivazione, una buona dose di superficialità e una forma quasi cronica di disattenzione” mi spiega Ferraloro. Se si vuole invertire la rotta, il primo passo da affrontare, per l’insegnante, consiste nel lavorare in classe sulla motivazione. Bisogna far comprendere ai ragazzi che la scrittura fa parte di noi (anche quando viene creato un post!), perché è una forma organizzata del nostro pensiero e che “costruire un tema” (di questo si tratta, in fondo, di una lenta, paziente, sapiente costruzione, solo che al posto dei mattoni, bisogna usare le parole) ci insegna a esporre idee, riflessioni e sentimenti in maniera esaustiva e articolata.

“Non è un esercizio fine a sé stesso, spendibile solo all’interno del perimetro scolastico. Ci permette, invece, di alimentare i nostri pensieri e di dar loro ordine e profondità. In altri termini, ci consente di pensare di più e meglio. E poiché non si può certo vivere senza pensare, alla fine, ci consente di affrontare con maggiore consapevolezza il nostro quotidiano”. La scelta dell’argomento va di pari passo al dialogo con la classe.

Nell’ottica di un question time, secondo Ferraloro potrebbe essere utile sia per l’insegnante sia per gli alunni “scegliere insieme alla classe le tracce e discuterne, sempre collegialmente, in maniera approfondita. Nel corso di questi momenti interlocutori e preparatori alla stesura vera e propria del tema, si insisterà sul valore e l’importanza di una scrittura che dovrà essere lenta, concentrata e meditata, qualunque sia la tipologia di testo che si dovrà produrre: dal tema argomentativo a quello descrittivo, per intenderci. Non saranno ammesse parole in libertà, cioè che non siano state scelte con attenzione. L’elaborato finale potrà vedere la luce solo dopo un paziente lavoro di rilettura e riscrittura”.

La fase preparatoria costituisce così il cuore del tema. In sintesi i passaggi sono i seguenti: rieducare alla scrittura a mano; assicurarsi che l’argomento prescelto li coinvolga; educarli ad argomentare in modo completo, facendo un ripasso, per esempio sulle funzioni dei vari connettivi che usiamo comunemente mentre parliamo. Un altro suggerimento, per quanto riguarda la correttezza della forma, consiste nel concedere ai propri alunni margini d’errore un po’ più ampi. “È giusto che vengano messe in evidenza le inesattezze orto-sintattiche presenti nell’elaborato, si eviti però di sanzionarle in maniera severa”.

Sbloccare la penna e visualizzare le idee Per Ferraloro un’attività laboratoriale preparatoria al tema in classe o a casa rimane la stesura dei cosiddetti pensierini, e a cui oggi diamo il nome di frasi semplici e complesse. “Si potrebbe iniziare chiedendo loro di raccontare in modo completo e con particolare attenzione ai particolari, per esempio, il momento della prima colazione, i rituali che precedono il sonno, una giornata speciale (prima uscita con gli amici, primo giorno di scuola, primo giorno in palestra), l’incontro con una persona importante o un’avventura con un amico del cuore. Il passaggio dalle frasi al tema dovrà essere graduale. E, nella scuola primaria, potrebbe essere introdotto da un gioco, “la ricetta prelibata” (leggi l'ultimo paragrafo dell'articolo), ideata per mia figlia quando aveva da poco compiuto nove anni”. Una volta analizzato il titolo e dopo aver capito esattamente l’argomento da trattare, occorre raccogliere le idee.

Tutte? Sì. Nel foglio di brutta è possibile creare una lista disordinata e casuale di idee oppure una mappa concettuale, con la tecnica del grappolo associativo, che ha il vantaggio di evidenziare con la forma grafica le associazioni tra i pensieri. Successivamente bisogna fare ordine per davvero: riconoscere le idee simili e non, evidenziarle e riconoscere che tipo di rapporto intrattengono tra loro. “Per rendere gli alunni sempre più autonomi nella fase di raccolta e mappatura delle idee, bisogna moltiplicare nelle classi le occasioni di scrittura” mi spiega Ferraloro, “a tal proposito, può risultare utile sostituire alcune ore di antologia con un laboratorio di lettura, far esercitare gli studenti con varie forme di riscrittura – riassunti e/o trasposizioni di un testo in una graphic novel – , mettere a disposizione della classe dei taccuini tematici, dedicati per esempio a sentimenti, clima, social, giochi, ecc., nei quali ciascuno può scrivere liberamente, ex novo, oppure aggiungendo le proprie considerazioni in coda a uno scritto precedente. Questo e altri ottimi percorsi operativi si trovano nel libro Scrittori si diventa di Jenny Poletti Riz. A casa, invece, si possono invitare i ragazzi a tenere un diario, uno spazio di scrittura intimo e personale dove, ogni volta che ne sentiranno l’esigenza, potranno annotare eventi, sensazioni ed emozioni, anche in forma schematica”.

Mentre si scrive: l’importanza di interrogare il testo La stesura del tema prevede tre parti fondamentali, che vanno rispettate per non perdere il filo del discorso: introduzione, svolgimento e conclusione. L’introduzione è la sezione più neutra dell’elaborato e deve contenere le cinque w del giornalismo (who?; what?; when?; where?; why?): lo studente deve abituarsi a vestire i panni del lettore e a chiedersi “Mi è chiaro di cosa si parlerà in questo testo?”, un po’ come quando scorre un post o un link in anteprima e prima di aprirlo legge la didascalia. Lo svolgimento e l’ordine degli argomenti può essere affrontato attraverso la successione di mini paragrafi, ai quali può essere dato un titolo che mette subito in luce l’oggetto del discorso. Il testo poi va interrogato prima di arrivare alla conclusione. Le informazioni dei mini paragrafi sono contraddittorie tra loro? Che tipo di connettivi ho usato per collegarle tra loro? Ho interpretato in modo corretto la loro funzione?

La conclusione è un momento molto delicato e funge da spia per la coerenza dell’elaborato. Una delle conclusioni più gettonate è quella riassuntiva, che consiste nel riepilogo dei principali argomenti trattati nello svolgimento. Se non si riesce a svilupparla, il quadro è chiaro: bisogna rileggere i mini paragrafi e individuare i connettivi utilizzati. La seconda tipologia è la conclusione-commento: lo studente esprimerà i propri pareri personali aggiungendo qualcosa in più rispetto al contenuto dei mini paragrafi, qualcosa di più intimo che chiuda ad effetto, anche magari raccontando un fatto curioso, una battuta o un paradosso, che lasci il lettore colpito e divertito.

Una volta messo il punto è fondamentale dedicare il tempo necessario all’elaborato, secondo una scaletta di tempo ben meditata (leggi sotto). Si avvia il momento di revisione con la lettura del testo: alla prima lettura lo studente dovrà porre attenzione al contenuto, ponendosi alcune domande. Per esempio, ci sono idee fuori tema, che non c’entrano con l’argomento? Le parti del tema sono state rispettate? Hanno lunghezza proporzionata alla loro importanza? Ci sono idee ripetute e che quindi vanno eliminate? La seconda lettura prevede il controllo della forma, dunque occhi aperti su errori di ortografia, sintassi e punteggiatura.

Da non dimenticare, nella fase successiva, alcune domande di consapevolezza sul lessico: conosco il significato di tutti i termini che ho utilizzato? Il termine che ho scelto può risultare ambiguo? In che modo posso sostituire questo vocabolo o questa espressione con un sinonimo e/o un contrario? Ci sono alcune strategie che allenano la competenza di analisi della propria scrittura, come per esempio abituare gli studenti fin dalla Scuola primaria a compilare un piccolo dizionario dei sinonimi e dei contrari, in quanto costituiscono un aiuto prezioso per potenziare la capacità espressiva. E ancora educare la classe a prendere l’abitudine di annotare su un quaderno specifico gli errori lessicali e di consultarlo in occasione di un tema a casa.

I tempi del tema, ecco come gestirli

Su un tempo complessivo di tre ore, lo studente dovrebbe stabilire di dedicare:

  • 30 minuti: fase preparatoria (lettura della consegna, mappa o scaletta delle idee, organizzazione delle idee, costruzione della scaletta);
  • 1 ora e 30 minuti: stesura del testo (in mini paragrafi titolati);
  • 20 minuti: revisione e correzione;
  • 30 minuti: trascrizione in bella copia;
  • 10 minuti: rilettura finale del tema.

La ricetta prelibata

Per cucinare un tema goloso occorrono innanzitutto:

  • una buona dose di attenzione;
  • ingredienti freschissimi, come uova di giornata: una discreta conoscenza dell’argomento;
  • un’abbondante manciata di immaginazione e di fantasia;
  • l’ingrediente segreto: un pizzico di pazienza, per rileggere e correggere.

Preparazione

Quando tutti gli ingredienti saranno pronti, bisogna:

  • leggere con attenzione il titolo (anche più volte);
  • raccogliere le idee, cioè pensare a tutto quello che sai sull’argomento;
  • mescolare bene tutto, senza mai aver fretta.

Cottura

Come il ragù, anche il tema ha bisogno del suo tempo per arrivare alla cottura perfetta e soprattutto ha bisogno di essere “aggiustato”. Vi ricordate le nonne che mettevano un pizzico di zucchero, di sale e mescolavano tante volte?

Per questo, in ultimo, dovrai rileggere. La lettura dell’elaborato ti permetterà di rivedere e correggere il contenuto e la forma dei tuoi pensieri.