Nostro Figlio

Guida al bullismo, gli spettatori. Chi sono e il loro ruolo

Stampa
Guida al bullismo, gli spettatori. Chi sono e il loro ruolo
Getty Images

Una guida al bullismo: qui parliamo degli spettatori. Qual è il loro ruolo? Perché non si può essere neutrali di fronte a atti di bullismo. Un esercizio da fare con la classe

Un aspetto fondamentale del bullismo non riguarda soltanto il bullo e la sua vittima e la loro dinamica duale. Dobbiamo comprendere che il bullismo è sempre, strutturalmente, un fenomeno sistemico. Nella stragrande maggioranza dei casi, accanto alla dinamica bullo-vittima, ci sono gli spettatori. Usando un gioco di parole possiamo dire che gli spettatori sono sempre degli spet-attori.

Bullismo: non si può essere neutrali

Cosa significa? Significa aiutare i bambini e i ragazzi a comprendere che non si può essere neutrali, a riflettere sul tema del male. Quando parlo nelle scuole penso sempre che sia fondamentale provare a dare una definizione del male, del male banale, che noi possiamo associare, anche per i bambini più piccoli, al concetto di indifferenza.

Che cos'è dunque il male? Noi siamo attori del male tutte le volte che volgiamo il nostro sguardo dall'altra parte. Tutte le volte che siamo indifferenti, tutte le volte che, per dirla con il linguaggio dei ragazzi, ce ne freghiamo.

Il male assoluto e il male banale

Mi pare importante far riflettere tutta la classe sulla differenza tra il male banale e il male assoluto, magari raccontando la storia di Adolf Eichmann, divenuto noto al mondo come il ragioniere del male. Il personaggio di Eichmann ci aiuta a insegnare ai ragazzi che il confine tra il bene e il male è un confine poroso, è un confine liquido. Di solito la nostra idea del male è un'idea rassicurante e autoprotettiva. Per noi il male è il terrorista, è il serial killer, è Putin.

Per noi il male è il male assoluto, ma come ci ha insegnato bene Hannah Arendt proprio assistendo al processo ad Adolf Eichmann, il male più diffuso, più pericoloso, quello sul quale dobbiamo vigilare è il male banale. È il male che ciascuno di noi può compiere tutte le volte che gira le spalle al bene. Che cosa faceva in fondo Eichmann? Si è difeso di fronte al mondo dicendo: io semplicemente ho fatto il mio lavoro. Io semplicemente ho firmato dei documenti che mi hanno passato i miei capi. Ma Eichmann ha firmato documenti insanguinati, che hanno mandato a morire migliaia di uomini, donne e bambini.

La leggenda dei due lupi

Nel mio libro Mio figlio è un casino (Feltrinelli editore) uso molte metafore perché aiutano i due cervelli di cui abbiamo parlato nelle puntate precedenti di questa guida al bullismo, ovvero il timoniere del cervello che pensa e le grandi vele del cervello che sente, a essere integrati in una direzione etica, costruttiva. Le metafore aiutano bambini e ragazzi a leggere il mondo con occhi più profondi, con occhi di empatia.

Allora un secondo contributo al tema può essere questo: raccontare in classe la leggenda, abbastanza nota, dei due lupi. Un bambino chiede a un anziano se l'anima di noi esseri umani è buona o cattiva. L'uomo saggio, il filosofo, risponde al piccolo che dentro di noi ci sono due lupi. Il primo è il lupo del bene, io lo chiamerei il lupo dell'empatia, il lupo che non rimane indifferente alla sofferenza dell'altro. Il secondo è il lupo del male, il lupo dell'aggressività, del bullismo, dell'indifferenza. Il bambino è un po' sorpreso dalla risposta e chiede al saggio: ma se siamo abitati da questi due lupi alla fine quale dei due prevale? La risposta è fantastica: diventeremo il lupo cui daremo maggiormente da mangiare.

Chi voglio diventare?

Quando parliamo al gruppo classe del bullismo è importante stimolare bambini e ragazzi a quella che io definisco la grande domanda. La grande domanda sulla quale devono lavorare i bambini ma soprattutto i pre-adolescenti: chi voglio diventare? Quale parte di me voglio nutrire? Dentro ciascuno di noi c'è un potenziale di bene e c'è un potenziale di male. Allora è importante far comprendere che tutte le volte che giriamo le spalle a un compagno che sta subendo il bullismo, tutte le volte che non interveniamo, siamo collusi.

Non solo non stiamo salvando, non stiamo soccorrendo un amico in difficoltà. Ma stiamo perdendo e non stiamo salvando una parte di noi. Abbiamo detto nelle prime tre puntate di questa guida che il bullismo è una figura del buio, si nutre della luce  della vittima. Il bullo cerca di spegnere il sorriso della vittima.  Il bullismo si nutre anche della luce del bullo, del suo lupo del bene, della sua parte empatica. Ma se noi assistiamo al bullismo senza fare nulla che cosa facciamo? Fondamentalmente, permettiamo al buio del bullismo di mangiare anche la nostra luce.

Un esercizio da fare in classe - Sfruttare il male come palestra del bene

Quando mi trovo davanti a una situazione di bullismo nota anche al resto della classe dico sempre ai docenti che noi dobbiamo sfruttare il male come palestra del bene. Ad esempio, attraverso un'attività che propongo in Mio figlio è un casino e che ci aiuta a lavorare con quella che potremmo chiamare la risonanza empatica. Cos'è la risonanza empatica? È la capacità dell'essere umano di sentire il sentire dell'altro. I serial killer, le persone malvagie, da un punto di vista psicologico hanno un deficit di empatia. Non sono in grado di sentire la risonanza che il loro comportamento ha sulla vita dell'altro.

Anziché perderci in prediche, quello che possiamo fare è integrare quanto detto finora con una piccola attività. Chiedere ai ragazzi di prendere un foglio e di provare a descrivere su questo foglio, che rimarrà un foglio privato, quella volta in cui si sono trovati in una situazione simile alla vittima. Per esempio, quella volta in cui sono stati derisi, presi in giro, esclusi, mortificati, terrorizzati. Naturalmente l'esercizio va proposto a tutta la classe, al bullo, alla vittima e agli spettatori. Gli alunni vanno esortati a concedersi qualche minuto di riflessione, a non fare questa cosa di fretta, a contattare la propria interiorità, la propria sensibilità e a provare a scrivere come si sono sentiti, cosa hanno provato, cosa hanno pensato quando hanno subito tutto questo, e cosa hanno agito. I ragazzi sono liberi, non devono essere costretti a condividere con il resto della classe cosa hanno vissuto. Però alla fine possiamo proporre: se davvero c'è una persona coraggiosa può raccontarci se se la sente la sua storia.

Raccontare la propria storia

E se le persone coraggiose si fanno avanti, sarà importantissimo per tutti perché queste letture, fatte con gli occhi e con le parole di un compagno, attivano negli spet-attori una risonanza empatica, una risonanza emotiva e aiutano a mettere in circolo nella classe una modalità più profonda di sentire il sentire dell'altro. Allora si può partire da questo momento di condivisione emotiva integrando così due dimensioni, la dimensione del pensare che abbiamo proposto con la storia dei due lupi e con la riflessione su Eichmann, e la dimensione del sentire.

Si può concludere con l'attività proposta sempre nel mio libro: chiedersi ogni giorno, nella nostra classe, chi ha bisogno di una "carezza" oggi. Perché chiederci questa cosa? Perché tutti abbiamo bisogno di carezze ma spesso camminiamo in mezzo agli altri senza incontrare il loro sguardo. Dare questo piccolo compito ai ragazzi, abituarsi a osservare lo sguardo degli amici, lo sguardo dei genitori, lo sguardo delle persone che incontrano e se si rendono conto che questo sguardo nasconde paura, tristezza, solitudine, rabbia o una qualunque forma di sofferenza, insegnare loro che sono i piccoli gesti che cambiano il mondo.

A me piace dire che i piccoli gesti contengono l'infinito. E allora donare una carezza al cuore dell'amico o dell'altro in difficoltà è un modo per soccorrere l'altro ma al contempo per nutrire quella parte di luce, quel lupo dell'empatia dentro di noi. Sono i piccoli gesti che ci aiutano a capire e a sentire chi possiamo e vogliamo diventare.

(Testo raccolto da Barbara Leonardi)

Prima puntata - Bullismo, una guida per gli insegnanti

Seconda puntata - Bullismo, chi sono i bulli. Tre tipologie

Terza puntata - Vittime del bullismo. Come aiutarle

Quarta puntata - I testimoni, protagonisti degli episodi di bullismo (questo articolo)