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Gli orti verticali di Urbania

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Gli orti verticali di Urbania
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Il progetto "verticale" delle scuole di Urbania ha ragazzi ragazzi di età differenti a collaborare tutti insieme per la realizzazione di prodotti ortofrutticoli

La scuola ha bisogno di giardini, di orti, di luoghi che aprano all’incontro, alla scoperta, al gioco e alla socialità. Gli spazi esterni possono costituire strumenti didattici utili alla progettazione di curricoli scolastici inclusivi, offrendo il loro enorme potenziale educativo per l’implementazione di attività didattiche all’aperto come quella dell’orto. L’uso continuativo e partecipato del “verde scolastico” e in generale degli spazi fuori dalla scuola, offre opportunità educative a tutto tondo che permettono di attuare efficaci interventi educativo-didattici utili all’intero contesto eterogeneo della classe. Così come l’aula o il laboratorio, il giardino didattico rappresenta dunque un luogo di apprendimento fisico e interiore in grado di rimandare lo studente alla sperimentazione di sé o dell’altro.

I primi orti didattici risalgono agli inizi del novecento, periodo nel quale fu avviata la pedagogia nuova ispirata all’attivismo e, in particolare, al pragmatismo di John Dewey che diede un forte impulso al rinnovamento democratico della società. L’orto didattico è considerato ancora oggi uno strumento di particolare importanza strategica per implementare percorsi formativi ed educativi in grado di coinvolgere attivamente gli studenti a compiere esperienze. Nell’ambiente didattico dell’orto i discenti possono apprendere con maggior successo, in quanto ogni loro azione genera risultati concreti e ogni processo di insegnamento/apprendimento si svolge attraverso il confronto e la socializzazione mediata dall’insegnante.

GLI ORTI "VERTICALI"

Per queste ragioni nell’Istituto Omnicomprensivo di Urbania è stato realizzato un progetto verticale che ha coinvolto i bambini della scuola dell’infanzia e della primaria, fino ai ragazzi del corso di Agraria della scuola secondaria superiore di secondo grado. Bambini e ragazzi si sono confrontati, hanno sperimentato nel dialogo e nell’azione la realizzazione di un progetto comune, ognuno mettendo in campo le proprie abilità, conoscenze, vissuti personali, in un clima di interscambio e sostegno reciproco stimolante alla crescita di tutti. La preparazione del terreno, le attività di semina, di messa a dimora e di manutenzione ordinaria hanno permesso a ciascuno di svolgere attività manuali e intellettuali attraverso il lavoro sia individuale che di gruppo.

Gli orti verticali del Della Rovere costituiscono veri e propri laboratori all'aperto in grado di permettere agli allievi di recuperare i saperi acquisiti in classe o nel proprio vissuto, anche in discipline ed esperienze differenti e distanti tra loro, per valorizzarli e spenderli secondo nuovi sistemi organizzativi. Questa esperienza è un ponte tra sapere (conoscenze), saper fare (abilità) e saper essere (agire in maniera intenzionale e consapevole), irrinunciabile nella didattica inclusiva.

Anche durante l’emergenza sanitaria che ha indubbiamente compromesso la crescita dei nostri ragazzi e il loro bisogno irrinunciabile di confronto e dialogo, l’orto ha svolto la sua funzione di “terzo educatore” permettendo l’acquisizione di nuovi saperi, non necessariamente vicini a quelli formali inerenti specifici settori disciplinari delle scienze (botanica, agronomia, ecologia) ma legati primariamente alla sperimentazione di sé, delle proprie capacità e limiti, anche grazie al confronto con l’altro e con i tempi della natura.

Nell’orto gli studenti hanno potuto sperimentare la relazione di causa ed effetto e il senso del tempo e della pazienza. Attraverso la coltivazione di ortaggi o di fiori, hanno potuto apprendere il concetto di cura, di attesa e quello di gestione di un bene comune utile a tutta la comunità e non solo al singolo. Senza dubbio la coltivazione dell’orto ha avvicinato inoltre gli studenti al valore delle cose e del sacrificio per ottenerle, all’importanza dell’interdipendenza positiva nel lavoro in team per perseguire un obiettivo, ma anche alla scoperta di varietà botaniche locali o dimenticate dalla moderna agricoltura globale o ancora al recupero di usanze e costumi della propria cultura originaria contadina capace di creare senso di appartenenza alla comunità.

Per le attività di progettazione e realizzazione dei diversi orti nelle rispettive scuole dei ragazzi si è fatto uso di strategie e metodologie didattiche basate sull’apprendimento a mediazione sociale (Cooperative learning, Didattica per compiti di realtà, Brainstorming, Peer education, Tutoring) con la finalità di garantire un’operosità partecipata nel rispetto dei tempi, capacità e esperienze di ciascun alunno e docente. L’interazione tra gli studenti di una classe o di classi diverse, nonostante le differenze generazionali e di bisogni educativi, ha consentito di favorire una forma di apprendimento collaborativo in grado di permettere efficaci forme di inclusione e di accessibilità ai contenuti concedendo inoltre concretamente di attivare processi di reciproco aiuto, scambio e sostegno diffuso tra gli studenti. Questo approccio verticale alla progettazione curricolare ha consentito una condivisione di esperienze utile alla crescita e all’inclusione di tutti gli alunni compresi quelli con Bisogni Educativi Speciali, supportato da una didattica aperta, collaborativa e in grado di valorizzare e riconoscere le diversità e i talenti di ognuno.