I ragazzi? Non li conosciamo. Abbiamo preconcetti che non corrispondono affatto alla realtà, o per lo meno all'idea che hanno di loro stessi. E dunque non li capiamo. È questo il dato più rilevante che emerge dal sondaggio promosso dall'impresa sociale Con i Bambini nell'abito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile e realizzato dall'istituto Demopolis. Sono stati ascoltati in parallelo un campione nazionale di adolescenti (1.080 intervistati fra i 14 e i 17 anni), un campione rappresentativo della popolazione italiana maggiorenne (2.820 intervistati) e un target di genitori (800), insegnanti (260), educatori e rappresentanti del Terzo Settore (298). Un confronto tra generazioni, dunque, che fotografa una distanza ampia e rileva un dato particolarmente allarmante: gli insegnanti non sono più un punto di riferimento per i ragazzi. Appena il 3% dei giovanissimi, se avesse un problema, ne parlerebbe con un docente.
Se immaginiamo gli adolescenti come aspiranti influencer e calciatori, alla ricerca spasmodica di fama e soldi facili, siamo lontanti dal loro immaginario. Le cose importanti, per loro, sono altre: la famiglia (90%), l'amicizia (86%), le passioni (72%), l'amore (71%), la carriera e il successo personale (63%), il lavoro (53%). Più in basso troviamo sport (47%) e soldi (44%). La fama interessa soltanto all'8%, il penultimo gradino di questa classifica valoriale, seguita solo dall'impegno politico (4%): quest'ultimo un dato su cui occorrebbe riflettere, dal momento che questi ragazzi saranno anche la futura classe dirigente politica del nostro Paese. Le maggiori soddisfazioni per i giovanissimi arrivano proprio dal rapporto con gli amici, dal tempo libero, dagli affetti anche familiari. Poco, troppo poco, dalla vita scolastica (35%).
Di nuovo, l'immagine degli adolescenti chiusi in casa e perennemente attaccati a un cellulare o a uno schermo, non coincide con quello che i ragazzi dichiarano di amare di più: incontrare gli amici (76%), ascoltare musica (75%), fare sport (51%). Poi, certo, di tempo in rete ne passano... a chattare (66%), a guardare video (48%), a navigare (44%), a guardare la tv (44%), a comunicare sui social (41%) e a giocare con i videogiochi (32%). Certamente il fatto di rifugiarsi sempre più spesso nel mondo virtuale porta a un'allarmante chiusura sempre più diffusa verso il mondo reale: oltre un terzo dei genitori (36%) dichiara di aver notato la tendenza dei figli ad evitare con scuse la scuola, le uscite o altre occasioni di socialità, con un forte incremento dell’ansia e della depressione.
Su una cosa tutti gli intervistati concordano: gli adulti non capiscono i ragazzi. Non ne comprendono i desideri, le passioni, i sentimenti. Lo pensa il 54% degli adolscenti e il 45% dei genitori è d'accordo. Per questo il 79% dei ragazzi condivide idee e parla dei suoi problemi con i coetanei. Solo il 43% si rivolge ai genitori, e appena il 3% ne parla con gli insegnanti. Quasi un terzo dei ragazzi preferisce invece tenersi tutto dentro e non parlare con nessuno: la paura è di essere incompresi e giudicati.
Il dialogo dunque diventa sempre più difficile. E dire che il giudizio dei giovani nei nostri confronti è tutto sommato generoso: le critiche non arrivano al 40% e si appuntano soprattutto sul fatto che non ci mettiamo mai in discussione (38%), facciamo continui paragoni con il passato (37%), diamo troppa importanza ai voti scolastici (33%) e siamo distratti, fingiamo di ascoltarli (28%). Da questo punto di vista, noi adulti siamo molto più critici con noi stessi: il 52% ammette, a volte, di essere distratto. E il 48% teme di non avere gli strumenti necessari per far fronte al disagio crescente dei più giovani.
Un bando per il benessere psicologico
“Dopo la pandemia -spiega Marco Rossi-Doria, presidente di Con i Bambini- abbiamo voluto ascoltare direttamente gli adolescenti per impegnarci a capire come stanno dopo questo lungo periodo di difficoltà, per conoscere il loro punto di vista su sé stessi e il rapporto con il mondo adulto. Da questa doppia indagine emerge uno spaccato diverso e parallelo, con i giovani più ottimisti e molto attenti alla dimensione relazionale della loro vita, dunque preoccupati dagli effetti della pandemia, e gli adulti molto più distratti, per loro stessa ammissione, ma consapevoli che occorre prestare ascolto alle giovani generazioni.
L’attenzione alle sofferenze, ai rischi, alle attese che sono emersi –aggiunge Rossi-Doria - è anche alla base del nuovo bando pubblicato sul sito di Con i Bambini e dedicato al benessere psicologico e sociale degli adolescenti. Il bando mette a disposizione 30 milioni di euro nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Un tema, quello del benessere psicologico, emerso da una attenta campagna di audizioni che ha compreso anche un gruppo di ascolto ristretto di under 18 che, per la prima volta, Con i Bambini ha utilizzato per elaborare un bando rivolto proprio a loro”.
Il futuro dopo la pandemia
Durante il lockdown i ragazzi dichiarano di aver sofferto soprattutto per il fatto di non poter stare con i coetanei ma ora gli adolescenti guardano al loro futuro con un cauto ottimismo (52%) o con indifferenza (16%). Ben diverso lo sguardo degli adulti, che si dichiarano pessimisti nel 68% dei casi. L'ansia per il futuro lavorativo dei figli è la principale preoccupazione dei genitori, insieme al bullismo, alla diffusione di droghe e alcol, alla crescita dei disagi psicologici e alla dipendenza da Internet.
I ragazzi apprezzano il fatto che gli adulti pensino al loro futuro (52%) ma solo il 38% ritiene che gli adulti diano fiducia. Fose è proprio questo dato che bisognerebbe tentare di invertire. Cerchiamo di dare fiducia a questi ragazzi. Soprattutto, ascoltiamoli di più, anche a scuola. Dedichiamo qualche ora a parlare con loro, a conoscerli meglio. Potremmo scoprire che sono migliori di quello che pensiamo.