Come recita l’articolo 26 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, “Ogni individuo ha diritto all’istruzione. L’istruzione deve essere gratuita almeno per quanto riguarda le classi elementari e di base. L’istruzione elementare deve essere obbligatoria. L’istruzione tecnica e professionale deve essere messa alla portata di tutti e l’istruzione superiore deve essere egualmente accessibile a tutti sulla base del merito”.
Inoltre “L’istruzione deve essere indirizzata al pieno sviluppo della personalità umana ed al rafforzamento del rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Essa deve promuovere la comprensione, la tolleranza, l’amicizia fra tutte le nazioni, i gruppi razziali e religiosi, e deve favorire l’opera delle Nazioni Unite per il mantenimento della pace”.
L'istruzione è un diritto umano. L’importanza di tale diritto viene ribadita dall’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, che mira a garantire un’istruzione inclusiva ed equa, e a promuovere opportunità di apprendimento permanente per tutti. Oltre ad essere un diritto, l’istruzione è quindi anche una responsabilità pubblica. Per questo l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha deciso di celebrare il ruolo fondamentale dell’educazione nella pace e nello sviluppo proclamando il 24 gennaio come Giornata internazionale dell’educazione.
Senza un'istruzione di qualità per tutti, equa e inclusiva, sarà impossibile debellare la povertà in cui vivono bambini, ragazzi e adulti in molte parti del mondo. Il diritto all’istruzione viene ancora oggi negato a milioni di bambini e giovani che ancora non frequentano la scuola e quindi non sanno leggere e fare matematica di base. L'istruzione può non solo prevenire la povertà, ma anche combattere l'esclusione sociale e le principali forme di discriminazione. In quanto diritto fondamentale e universalmente accettato, a tutti gli esseri umani, bambini, adolescenti, giovani, adulti e anziani, dev’essere garantito l’accesso a un’istruzione di qualità.
In quest’ottica, ciascun paese è responsabile per il proprio sistema di istruzione e formazione. Per quanto riguarda l’Unione Europea, al suo interno si cerca di incoraggiare la cooperazione e lo scambio di buone prassi tra Stati membri integrando gli sforzi e le riforme a livello nazionale. Questo al fine di assicurare che i bambini e i giovani acquisiscano competenze interculturali e civiche, di rafforzare il pensiero critico e l'alfabetizzazione mediatica, di favorire l'istruzione dei bambini svantaggiati e di promuovere il dialogo interculturale. Per raggiungere tali obiettivi è fondamentale che si promuova e si faciliti lo sviluppo di competenze di elevata qualità attraverso l'apprendimento lungo tutto l'arco della vita, che si consolidi un’istruzione di tipo inclusivo, aperta e innovativa, ma anche che vi siano iniziative a sostegno di insegnanti e formatori, per il miglioramento delle loro competenze, ma anche per il loro benessere lavorativo e scolastico.
I report dell’Unesco evidenziano che un numero elevatissimo di bambini e giovani di età primaria e secondaria non possono andare a scuola. Le maggiori discriminazioni riguardano le ragazze, le persone con disabilità, le popolazioni indigene, le persone migranti e le minoranze etniche. L’ostacolo più grande rimane il costo dell’istruzione e i più svantaggiati vengono ovviamente penalizzati. È evidente che fattori quali la disoccupazione, la malattia, l’analfabetismo dei genitori, moltiplicano il rischio di impossibilità di scelta e il tasso di abbandono scolastico di un bambino.
Molti minori che vivono in ambienti svantaggiati sono costretti ad abbandonare la scuola a causa di problemi legati alla malnutrizione o alla mancanza di lavoro dei genitori e quindi di sostegno economico alla famiglia, alla quale essi spesso devono provvedere. In alcuni Paesi del mondo, oltre alla perdita dell’istruzione, i bambini e le bambine rischiano di essere esposti a lavoro minorile, a matrimoni precoci e altre forme di abuso.
Questi fattori spesso sono il frutto di fenomeni molto più complessi, quali le guerre. Il diritto all’istruzione infatti è tra i primi ad essere violati durante conflitti armati o crisi politiche e sociali. Il Report del 2018 “Education under attack” della Global Coalition to protect Education from Attack (GCPEA) evidenza che gli attacchi alle scuole, università, studenti e personale scolastico sono aumentati tra il 2013 e il 2017. Nel 2020 e nel 2021, la GCPEA riporta oltre 5.000 attacchi e casi di scuole usate a scopo militare. Colpire le scuole è molto efficace nelle campagne di terrore, in quanto è un’azione che traumatizza e inibisce qualsiasi tentativo di ribellione da parte della popolazione.
L’istruzione promuove la libertà individuale e produce importanti benefici per lo sviluppo individuale e collettivo. Secondo una ricerca condotta da Save The Children nella Repubblica Democratica del Congo, l’educazione è un potente fattore per impedire alle ragazze di unirsi ai gruppi armati, e per aiutare nel ritorno delle ragazze soldato e promuovere la loro accettazione sociale. L’educazione può svolgere anche un ruolo di prevenzione. Secondo il direttore generale di Norad, l’Agenzia norvegese per lo sviluppo e la cooperazione, l’insicurezza alimentare e la malnutrizione sono sì dovute alla povertà, ma anche alla scarsa conoscenza dei metodi di produzione. Attraverso l’istruzione di base, le persone possono imparare a prendersi cura di se stessi ed essere in grado di proteggere i loro figli dalle malattie. Il livello di salute tra i bambini e i giovani, infatti, migliora se i loro genitori hanno ricevuto un’istruzione.
Secondo gli strumenti internazionali per la protezione del diritto all’educazione, gli Stati hanno tre obblighi principali:
Cittadini più informati, consapevoli e istruiti, alleggeriscono la spesa pubblica, riducono il tasso di povertà e necessitano di una minore assistenza statale. Investire nell’educazione significa quindi investire nella crescita economica, politica e sociale di qualsiasi Stato.