Adesso si fa sul serio. Esauriti i lunghissimi ma necessari preliminari – se non l’hai ancora fatto puoi leggere la prima parte e la seconda parte della nostra guida su come fare il giornalino di classe – è arrivato il momento di confrontarsi con l’attività giornalistica in senso più stretto: così il terzo capitolo della guida pratica per la realizzazione di un giornalino di classe o della scuola punta a dare suggerimenti su come affrontare una notizia e raccontarla.
Non deve stupire, visto che si tratta di giovanissimi, ma la capacità dei ragazzi di individuare una notizia è assai scarsa. Non hanno ancora quell’attenzione e quella curiosità dedicata a tutto ciò che li circonda tipiche di un giornalista. Per ognuno di loro la prima vera difficoltà è rendersi conto di ciò che effettivamente può interessare i potenziali lettori o ha impatto direttamente nella loro vita.
Per fare un esempio banalissimo: pur vivendo in gran parte nello stesso piccolo comune lombardo (Lomagna in provincia di Lecco), gli autori e le autrici che hanno contribuito nel suo primo anno di vita alla realizzazione di un giornalino chiamato Curonews non hanno mai ritenuto interessante raccontare e fare un’intervista alla nuova bibliotecaria che aveva preso servizio proprio nei mesi in cui era partita l’iniziativa e che aveva impostato il suo lavoro in maniera molto diversa dal predecessore. Questo nonostante le riunioni di redazione si siano svolte all’interno della biblioteca stessa! Spesso i ragazzi, anche involontariamente, rimangono legati al periodare tipico del tema scolastico o di una relazione e non riescono a staccarsi da questi schemi.
Suddividere un articolo in un attacco, quindi in uno svolgimento esplicativo, trovare lo spazio per le eventuali dichiarazioni e riuscire a concludere senza che il finale appaia troppo didascalico, è il primo obiettivo. Nello strutturare il lavoro dei giovani cronisti i responsabili della Nueva Stampa hanno scelto di partire proprio dalle basi: “Abbiamo fatto due settimane di lavoro solo sul giornalismo: che cos’è un editoriale, che cos’è un’intervista e quali sono le modalità di scrittura” ha spiegato il professor Tomaso Zanda che ha contribuito alla realizzazione del giornalino scolastico presso l’Istituto comprensivo “G. Capponi” di Milano.
“È un lavoro molto lungo e utile e serve a scardinare quella tendenza a riproporre gli schemi abituali come quelli del tema in classe. A poco a poco si riesce ad arrivare ad articoli più giornalistici”.
È fondamentale lavorare su quello che ogni articolo dovrebbe contenere nei limiti del possibile. Le famose cinque W (What, Who, When, Where, Why) all’anglosassone che tanto affascinano, andrebbero dettagliate al meglio. Peraltro, lavorare su questi aspetti insegna ai ragazzi a farsi e poi a porre domande, che in fondo è il nucleo iniziale dell’attività di qualsiasi giornalista e probabilmente è anche il migliore risultato che ogni insegnante può pensare di raggiungere nei confronti dei propri allievi. Quindi c’è la difficoltà di trovare un ordine alle tante informazioni raccolte. In molti casi il suggerimento che si fornisce è quello di fare un vero e proprio schema in cui porre in successione i diversi punti che si vogliono argomentare.
Certo, non è obbligatorio che negli articoli si diano tutte le risposte, ma abituarli al rigore nell’esporre, aiuta. In generale, quello che appare più complesso per i novelli giornalisti è l’attacco che spesso non ha nulla di giornalistico, non riesce a essere interessante e invogliare alla lettura. Lo schema aiuta anche in questo perché consente persino visivamente di dare un ordine di importanza ai diversi fatti che compongono una notizia. Diventa quasi inevitabile partire dall’elemento principale.
Nel raccogliere il materiale per un articolo, in diverse occasioni i ragazzi saranno chiamati a effettuare interviste. Le prime sono un vero banco di prova in grado di mettere ansia agli allievi. Soffermarsi sul modo migliore per affrontare e superare questo ostacolo è un altro aspetto necessario per chi coordina il giornalino. Anche perché si rischia che dimentichino di fare le domande veramente importanti che contribuiscono con le loro risposte alla buona riuscita dell’articolo.
I ragazzi che partecipano all’Occhiolino dell’Ic di Sestu (un giornalino scolastico in provincia di Cagliari che vuole raccontare il territorio) si devono confrontare con le interviste al sindaco e agli assessori e con i timori e gli imbarazzi che in genere suscitano i rappresentanti delle istituzioni nei più giovani. Per superare questo scoglio i docenti che gestiscono il progetto fanno un grande lavoro preliminare: “Noi cerchiamo di insegnargli come muoversi, proponiamo materiale a cui ispirarsi su come si fa un articolo di giornale e facciamo dei veri e propri incontri-laboratori per indirizzarli a scrivere in maniera corretta e fare un’intervista nel modo migliore. Alcuni ci riescono, altri purtroppo rimangono ancorati al concetto di tema scolastico”.
Una volta che il lavoro è andato a regime, è immaginabile che l’attività del giornalino sia scandita dalle riunioni di redazione. Durante questi momenti di ritrovo i ragazzi si faranno portatori di notizie e informazioni che meritano di essere approfondite, ma che devono essere ben valutate. La verifica delle fonti è il primo passo per la realizzazione di un buon articolo.
Quindi è necessario che i coordinatori del progetto stimolino i giovani cronisti con domande molto puntuali per constatare l’attendibilità di quanto propongono. E anche così errori e fraintendimenti possono capitare tanto che “a volte siamo stati costretti a ritoccare i lavori perché i ragazzi hanno scritto cose inadeguate” hanno commentato i responsabili dell’Occhiolino.
Ci sono poi situazioni delicate, soprattutto quando i ragazzi si fanno involontari portavoce di quanto sentono in casa. Davanti a temi molto sensibili, legati alla politica locale, alle scelte ambientali, eventualmente urbanistiche, è facile un fraintendimento.
Su questi temi è possibile incappare in vere e proprie fake news emerse dai dibattiti generati sui social, in Rete ma anche più semplicemente in famiglia. È necessario stimolare gli intraprendenti cronisti ad approfondire ogni singolo argomento e individuare le diverse tesi contrapposte e non dare spazio solo a una voce. Aiutare a individuare le fonti più attendibili, spingere i ragazzi a porre le domande giuste, consigliare i siti adeguati da monitorare e soprattutto spiegare che ci sono siti che manipolano le notizie è fondamentale per evitare ingenuità ed errori.
Una delle fonti da cui spesso i ragazzi attingono per le informazioni sono i social. Purtroppo quello è un mondo dove il gap generazionale tra coordinatore del progetto del giornalino e giovani giornalisti si sente. I social sono tanti e in continua evoluzione. Ma soprattutto quelli che sono frequentati assiduamente dai ragazzi sono diversi da quelli degli adulti. Senza contare le chat con cui si passano e condividono le informazioni, a cominciare da WhatsApp: si tratta di una galassia digitale dove i più grandi sono degli alieni. Ma anche in questo caso è opportuno sottolineare la necessità che ogni informazione e notizia sia ampiamente e ripetutamente verificata, anche se si tratta di news trasmesse dagli amici più stretti.
Ecco qualche consiglio per evitare le fake news:
Fare il giornalino di classe è un’avventura faticosa ma che regala tantissime soddisfazioni: seguendo la guida di Focus Scuola sarà molto più semplice arrivare al traguardo!
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