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Giorgio Parisi: come far appassionare i bambini alla scienza

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Giorgio Parisi: come far appassionare i bambini alla scienza
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Dobbiamo alimentare il gusto di fare scienza, dice il premio Nobel per la fisica Giorgio Parisi citando come esempi da cui trarre spunto l'esperienza francese di Main à la pâte e i corsi dell'Accademia dei Lincei per i docenti

Dobbiamo fermare il declino delle attività culturali in Italia. 
Dobbiamo alimentare il gusto di fare scienza. 
Dobbiamo difendere la scuola pubblica.
Un Paese in cui la scuola non funziona è un paese destinato a fallire. 
In una società in cui la scienza è così importante, la scarsa conoscenza scientifica porta danni irreparabili.

Parole di Giorgio Parisi, premio Nobel per la fisica 2021 per le sue scoperte sui sistemi complessi che – usando le parole del comitato Nobel – rendono possibile comprendere e descrivere molti materiali e fenomeni diversi e apparentemente del tutto casuali, non solo in fisica ma anche in altre aree, come la matematica, la biologia, le neuroscienze e l'apprendimento automatico.

Scienza e scuola: i pilastri della società “Viviamo in una società fondata su scienza e tecnologia, ma aumenta la sfiducia nei confronti della scienza e del futuro”, dice Parisi citando come esempi negativi il successo di astrologia, omeopatia, movimento novax e agricoltura biodinamica e dall’altro sottolineando l’importanza della scuola per arginare questa tendenza. “Ma la scienza a scuola deve essere presentata in maniera viva, se viene presentata in maniera noiosa è la fine”.

Serve, dunque, secondo il premio Nobel italiano, professore ordinario di Fisica teorica alla Sapienza di Roma, un cambiamento. Radicale. In che direzione?

L’importanza di mettere le mani in pasta Giorgio Parisi cita più volte l’esempio dell’iniziativa d’Oltralpe: Main à la pâte. Creata nel 2011 dall'Académie des sciences, dalle Ecoles Normales Supérieures di Parigi e Lione, la Fondazione La main à la Pâte è un laboratorio di idee e pratiche innovative per migliorare la qualità dell'insegnamento delle scienze. Tra i fondatori il premio Nobel per la fisica Georges Champak.

L’obiettivo? Attuare pratiche di insegnamento che facciano scoprire a bambini e bambine, a ragazzi e ragazze una scienza viva, e promuovano uno sguardo investigativo, lo spirito critico, la capacità di interrogarsi per orientarsi al meglio nella nostra società che si fonda su scienza e tecnologia.

Definito da Antonella Polimenirettrice della Sapienza di Roma, “un gigante. Uno di quelli sulle cui spalle le generazioni future si siederanno per scrutare l’orizzonte della scienza e fare un passo ulteriore verso la conoscenza”, Parisi agli studenti e alle studentesse della Sissa e del Centro Internazionale di fisica teorica di Trieste - che lo hanno accolto con una standing ovation e un lungo applauso in occasione della sua prima conferenza pubblica da neolaureato Nobel - ha ricordato che la scienza è una straordinaria avventura umana, un’impresa collettiva che si fonda sulla cooperazione, un pilastro fondamentale della società.

“La scienza nel mondo moderno è essenziale per qualunque cosa. Basti pensare che tutta l’elettronica che usiamo comunemente ogni giorno, nei telefonini, nei frigoriferi, nelle lavatrici, non esisterebbe senza la meccanica quantistica. E che i vaccini che abbiamo a disposizione contro Covid19 sono il risultato di uno sforzo trentennale della ricerca scientifica”.

La scienza, insomma, è fondamentale per lo sviluppo e il benessere della società: è “fondamentalissima”, ha detto, per affrontare le sfide del presente.

E allora, se la scienza nelle società contemporanee è più importante che mai, è importante che sia adeguatamente finanziata e insegnata. Perché un Paese che non investe in ricerca e non alimenta l’interesse per la scienza e per il suo modo di affrontare i problemi è un Paese che non si prepara ad affrontare il futuro.

Il valore del dubbio e della complessità Questione importante, secondo Parisi, è riuscire a capire i fondamenti della scienza, il valore del dubbio, dell’incertezza, della complessità, come funziona la ricerca scientifica, come si raggiunge il consenso tra gli scienziati, educare dunque alla verifica dell’esperienza, alla ripetibilità degli esperimenti, al controllo dei risultati e al confronto con la comunità.

“Questo però nessuno lo insegna a scuola. Per questo secondo me dovrebbe essere riformato l’insegnamento della scienza coinvolgendo, come suggeriva Maria Montessori, fin dall’asilo bambini e bambine nella straordinaria avventura dell’imparare dall’esperienza”.

Verso una nuova didattica “Non sono un pedagogo, ma potremmo guardare e ispirarci al grande movimento attivo in Francia Main à la pâte. L’idea di fondo è che la scienza debba essere insegnata facendo fare esperienze ai bambini”.

Imparare facendo, dunque.
Esperimenti. 
Laboratori. 
Osservazioni nella natura.
Toccando con mano il fascino della scoperta. Lasciandosi sorprendere e coinvolgere dal piacere di interrogare il mondo. Andando a caccia di risposte e facendosi via via nuove domande.

Perché in fondo questo è la scienza secondo Giorgio Parisi. Un’avventura.

È come il fuoco acceso da chi approda, in una notte senza luna, su un’isola sconosciuta.

“Più lo alimenti più fa luce e più fa luce più puoi osservare e scoprire ciò che hai intorno. E ogni scoperta non solo fornisce una risposta alle tue domande ma ne innesca delle nuove. Più esploriamo l’Universo più scopriamo nuove regioni da esplorare, e le nuove scoperte fanno nascere nuove domande”.

Perché, e cita Dante, “fatti non foste per viver come bruti ma per seguire virtute e canoscenza”.

Educazione scientifica fin dalla materna Laboratori in ogni scuola, dunque. Non però da far sommergere dalla polvere, ma da vivere il più possibile in modo che gli studenti possano imparare il metodo scientifico: a dedurre dalla esperienza. “In tutte le scuole - ribadisce - dovrebbe esserci un’aula laboratorio dove poter fare esperimenti in condizioni di sicurezza. Cosa che, in Italia, sembra fantascienza se consideriamo che in molti licei scientifici le aule di laboratorio sono poco usate, se non una volta all’anno quando arriva qualcuno a scuola a mostrare qualche esperimento”.

Per far sì che le scienze non siano solo discipline ostiche confinate nei libri di testo, ma strumenti per conoscere il mondo, è necessario dunque secondo Giorgio Parisi insegnare le scienze in maniera coinvolgente. Costruendo contesti di apprendimento che riescano a stimolare la curiosità e l’interesse di studenti e studentesse.

Come? Per esempio partendo dalle loro curiosità, dalle loro domande, per capire insieme come da una domanda si inneschi poi il lavoro di ricerca. L’obiettivo non deve essere semplicemente trovare la risposta giusta, ma riflettere sul percorso da fare per arrivarci, ragionando insieme sugli attrezzi che non possono mancare nella cassetta dello scienziato e della scienziata: osservazioni, ipotesi, esperimenti, misure, confronto con gli altri. Leggi anche questo articolo apparso su Micromega

I Lincei per la scuola “Come Accademia dei Lincei - di cui Parisi è stato presidente dal 2018 al 2021 e ora è vicepresidente - abbiamo un programma pensato proprio per le scuole. Si chiama Lincei per la scuola e ha l’obiettivo di proporre e organizzare attività di formazione per i docenti per promuovere una nuova didattica”. “Per esempio stiamo facendo lezioni sul clima - racconta - perché è importante che maturi una coscienza collettiva su questo problema".

“Abbiamo tenuto la prima edizione dei corsi a Genova, lezioni che sono state registrate e quindi poi sono state seguite in tutta Italia. Riteniamo che sia fondamentale discutere del cambiamento climatico a scuola. Introdurre il cambiamento climatico nei programmi scolastici. Saranno proprio loro, i più giovani, i più colpiti dal cambiamento climatico - perché ciò che succederà fra 50 anni li riguarderà direttamente - quindi è importante dare loro gli strumenti per valutare la situazione, capire come affrontarla e diventare cittadini consapevoli”.