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Giochi teatrali per creare il gruppo classe – Idea di lezione

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Giochi teatrali per creare il gruppo classe – Idea di lezione
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I giochi teatrali sono divertenti e utili per creare il gruppo classe. Un vero gruppo classe rende molto più facile la vita dell'insegnante.

Un'allegra tribù. Ecco come voglio che sia la mia classe! La tribù significa per me che siamo tutti diversi ma abbiamo tutti bisogno uno dell'altro per poter stare bene insieme. Per creare davvero un gruppo classe unito, non c'è niente di meglio secondo me del teatro. Lì utilizzo giochi che li fanno stare insieme, li fanno toccare, fanno utilizzare il linguaggio del corpo in un modo non abituale per loro, ad esempio facendosi un massaggio a vicenda. Ho utilizzato questo strumento per tre cicli, ogni volta che ho avuto una prima. E nel corso degli anni ho visto che questa attività è servita: ho sempre avuto classi molto unite.

GIOCO: IL MUSICISTA E LO STRUMENTO

Un gioco lo chiamo il musicista e lo strumento. Un bambino si siede a gambe incrociate e un compagno si mette dietro di lui. Dapprima il “musicista” appoggia una mano su una parte del corpo del bambino-strumento, di solito sulla schiena o sulla spalla, e lo strumento deve muovere solo quella parte del corpo. Poi il musicista usa due mani e lo strumento deve muovere due parti del corpo. Infine, il musicista può appoggiare qualsiasi parte del corpo sullo strumento.

GIOCO: TI GUARDO NEGLI OCCHI E...

Un altro gioco: al primo step  guardarsi negli occhi. Al secondo step guardarsi negli occhi e fare un bel sorriso. Al terzo step guardarsi negli occhi, farsi un sorriso e darsi la mano. Al quarto step, guardarsi negli occhi, farsi un sorriso, darsi la mano e darsi una bella sederata! Alla fine pongo domande ai bambini su come si sono sentiti. “In questo gioco mi sono sentito imbarazzato”; “Anche tu ti sei sentito imbarazzato?”; “Io mi sono divertito tantissimo, rifacciamolo”... Questo crea connessione più di mille parole. Far loro provare un'emozione insieme crea la vera aggregazione. I bambini si divertono e io uso questi giochi teatrali per creare il gruppo, per iniziare a dare loro delle regole, per lavorare sul ritmo, per imparare a utilizzare lo spazio che poi riportano sulla carta. Il teatro, soprattutto nel primo anno, serve quasi per tutto... E funziona anche con gli adulti!

I GIOCHI PER GENITORI

Due cicli fa ho aggiunto alla tribù anche i genitori. Perché i bambini possono stare bene insieme, ma se gli adulti si ignorano o peggio, non c'è davvero un gruppo classe. Se il gruppo classe non è coeso anche tra i genitori, si creano dinamiche difficili da gestire, pensiamo ad esempio alla gita scolastica. Allora ho pensato a una cosa semplice: farli giocare tutti insieme. Alla fine del primo anno scolastico organizzo un happening per le famiglie, alunni e genitori insieme. Prima di questa serata però incontro solo mamme e papà per tre lezioni. Faccio fare a loro gli stessi giochi che fanno i loro figli, per due ore ogni incontro, alla sera. È un'esperienza fantastica. Ci sono mamme arabe che vengono con la tunica e il velo però fanno gli esercizi lo stesso. Papà italiani rigidi come manici di scopa. Mamme italiane che giocano con papà filippini... e ridono tutti, ridono come pazzi. E non è importante se parlano o meno italiano, trovano tutti il modo di farsi capire. Tornano bambini, per davvero. Quante volte ci capita di toccare il corpo di un nostro non conoscente? E' un impatto molto forte, al di là delle differenze culturali. Però se lo trasporti nel gioco e nel divertimento diventa dolce e questa esperienza forte crea gruppo. Nell'happening finale si gioca tutti insieme, genitori e figli e l'amalgama che si crea resta unito per tutti e cinque gli anni del ciclo.

LA SCUOLA COME AGGREGATORE TEATRALE

Io penso che la scuola debba essere un aggregatore sociale. Nel PTOF c'è sempre scritto, ma è soltanto una frase. L'unico modo per farlo realmente è mettere in comunicazione tutte le parti sociali della scuola: i bambini, i genitori, gli insegnanti. Se noi riusciamo a combinare bene queste tre forze creeremo un cambiamento reale dal piccolo, dal basso. L'integrazione la facciamo noi insegnanti con i bambini e con i genitori. Non dobbiamo mai aspettarci qualcuno che arrivi dall'alto con la soluzione. La soluzione ce l'abbiamo a portata di mano, creare spazi in cui possiamo stare insieme in ruoli differenti da quelli per noi abituali. Ed è il gioco che permette questo rovesciamento, emozionante e divertente. I risultati si vedono, eccome.

Alle riunioni delle mie classi vengono tutti, e tutti hanno voglia di parlare e di stare insieme. Nelle altre classi non si presentano neanche...

Durante il lockdown abbiamo saputo che la famiglia di un nostro alunno era in difficoltà. Nel giro di un'ora tutti i genitori mi avevano mandato un bonifico per donare loro una spesa. Lo spettacolo che tradizionalmente organizziamo alla fine della quinta quest'anno abbiamo dovuto farlo a settembre, il giorno prima dell'inizio della scuola media... eppure sono venuti tutti.

Se genitori e bambini formano un vero gruppo classe, che si parla, è molto più facile la vita dell'insegnante. Le mie colleghe sono ancora un po' restie a coinvolgere i genitori perché hanno paura di affrontare l'adulto. I docenti si sentono giudicati e sono intimoriti. Io per fortuna fuori dalla scuola insegno acro-yoga e teatro perciò sono abituato a lavorare con gli adulti. Per un docente che non ha sempre lavorato solo con i bambini coinvolgere i genitori è un bel banco di prova. Però serve. Il docente non è soltanto il tratto di unione tra bambini e famiglie. E' il “capotribù”, e deve dimostrarlo...

*L'idea di lezione è di Massimo Ameglio, docente della primaria, IC di Massimo Ameglio, docente primaria Giacosa (Milano). Testo raccolto da Barbara Leonardi.