Un insieme di parole cortesi, anche se pronunciate o scritte in lingua straniera, possono essere un ottimo punto di partenza per intraprendere con i nostri alunni un viaggio che li condurrà oltre l’apprendimento di suoni, lessico e regole grammaticali, consentendo loro anche di riflettere sul valore delle parole e sul loro potere di incidere emotivamente nell’animo di chi le ascolta o legge.
Insegno lingua francese in una scuola Secondaria di primo grado dell’entroterra marchigiano, in provincia di Pesaro e Urbino. All’inizio dell’anno scolastico io e i miei colleghi ci siamo trovati dinanzi a classi prime che vivevano internamente delle dinamiche sociali non serene. Avevamo riscontrato fra gli alunni una forte competizione non salubre, una certa difficoltà a lavorare in modo cooperativo, una sottile e sotterranea tendenza a emarginare i soggetti più deboli e una evidente, seppur innocente, superficialità nell’uso delle parole, sul significato delle quali spesso non si erano mai fermati a riflettere.
Abbiamo così deciso che dovevamo aiutare i ragazzi a superare le carenze riscontrate, guidandoli lungo un percorso che li avrebbe condotti ad acquisire nuove consapevolezze e a riflettere in modo efficace su ciò che andava rivisto del loro modo di stare insieme.
Ogni docente ha così organizzato attività laboratoriali ad hoc e io, insieme alla docente di Arte e Immagine, la professoressa Norma Borsella, abbiamo proposto agli alunni un laboratorio dal titolo Les mots de courtoisie (le parole cortesi) che si è svolto nel corso di tre lezioni di due ore ciascuna. La prima di queste tre lezioni è stata svolta in compresenza.
Inizialmente abbiamo fatto ascoltare ai ragazzi il suono di alcune parole francesi che abbiamo definito "gentili", il cui significato a volte era intuibile, vista la vicinanza con la lingua italiana, a volte meno. Naturalmente anche il tono della voce ha giocato il suo ruolo. Ho pronunciato le parole lentamente, prima in successione, poi le ho ripetute una ad una. A questo punto, dopo ogni parola è stato dato agli alunni il tempo di associarle a immagini, colori profumi, suoni e pensieri.
I ragazzi hanno così potuto ascoltare con attenzione le parole, ne hanno assaporato la bellezza del suono e toccato con mano l’effetto emotivo che esse producevano su di loro. Poi su carta hanno trascritto o rappresentato concretamente le emozioni o sensazioni provate.
Le parole scritte e la spiegazione del loro significato sono arrivate solo in un secondo momento, consentendo anche di lavorare sulla fonetica e sull’inserimento delle parole all’interno di piccole frasi. Nel frattempo, abbiamo anche visto brevi video in lingua dedicati alle emozioni e ai bisogni che esse generano. In seguito, durante alcune lezioni svolte dalle docenti di Lettere e Arte, i ragazzi hanno continuato a portare avanti il lavoro di riflessione sulle tematiche delle parole gentili e delle emozioni leggendo prima la storia “I chiodi nella staccionata” presente nel libro del Prof. Stefano Rossi “Menti critiche, cuori intelligenti”, inserita nella sezione dedicata alla lotta contro il bullismo e lavorando poi, in classe, seguendo le valide indicazioni che il testo propone.
Per quanto riguarda più specificatamente la lingua francese, il lavoro è così proseguito: ho consegnato ad ogni alunno un mot de courtoisie estraendolo a caso da una scatola che per volontà dei ragazzi abbiamo chiamato la douce boÎte (la scatola dolce). Ho poi chiesto di realizzare un disegno all’interno del quale la parola doveva entrare prendendo vita ed esprimendo così ciò che essa significava per l’alunno che l’aveva ricevuta in dono. Sono nate piccole opere d’arte che abbiamo deciso di raccogliere in un libro condiviso fra le tre classi prime e realizzato in modo cooperativo in formato digitale. Abbiamo inserito a fianco di ogni illustrazione brevi pensieri in lingua francese nati dalle riflessioni dei giovani autori e degli audio che altro non erano che le voci degli stessi registrate mentre quei pensieri venivano enunciati.
Insegnare una disciplina oggi, non può essere fatto se non nell’ottica che vede i docenti come un’équipe educante intenta a progettare in squadra non solo percorsi didattici, ma anche azioni volte a educare cittadini empatici. Se nel momento in cui insegniamo ad esempio a coniugare un verbo francese del primo gruppo, anziché scegliere il classico parler partiamo da pardonner, oppure da respecter, solo per citarne alcuni, offriremo ai nostri alunni anche l’opportunità di riflettere sulla portata semantica di quei termini.
Nel laboratorio la collaborazione con altri docenti è stata fondamentale, permettendo di approfondire la riflessione sul tema attraverso approcci diversi e stimolanti. Grazie al lavoro svolto dalla docente di Arte e Immagine i ragazzi hanno avuto l’opportunità di esprimere spontaneamente con un linguaggio non-verbale, ciò che sovente a parole non è facile trasmettere ed è così che anche gli alunni di origine straniera o i ragazzini diversamente abili hanno potuto apprendere con maggiore facilità anche il significato delle parole francesi messe in gioco.
Portare in classe les mots de courtoisie facendone assaporare la bellezza e l’effetto benefico già a partire dal loro semplice suono, ha permesso indirettamente di opporsi alle parole "ostili", quelle che creano ferite in chi le riceve. Il bullismo verbale purtroppo è molto attuale e diffuso nei contesti scolastici e non solo, e la Scuola ha il dovere di contrastarlo accettando la “sfida che sul piano educativo potremo vincere solo coltivando una cultura dell’empatia che abbracci finalmente sia la mente sia il cuore.” (Stefano Rossi, “Menti critiche, cuori intelligenti, 2020, p. 6 - Pearson)