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Che cos’è il flipped learning: lezioni a casa e compiti in classe

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Che cos’è il flipped learning: lezioni a casa e compiti in classe
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Viene dagli Stati Uniti e si chiama flipped learning. Le lezioni si fanno a casa e i compiti in classe: pro e contro di un metodo più complesso di quanto appaia a prima vista

Compiti sì o no? Lezioni video o interazione? Gli insegnanti si pongono continuamente domande per migliorare il proprio lavoro e aiutare la classe a sviluppare nuove competenze. Il metodo flipped learning propone di capovolgere il modo in cui si insegna (e si impara). Ecco cos’è!

Come nasce la flipped learning

Tutto è cominciato nella primavera del 2007, quando i due amici Jonathan Bergmann e Aaron Sams, docenti di chimica alla Woodland Park High School, in un piccolo paese al confine tra Colorado e Kansas (Usa), hanno finalmente trovato una soluzione per un annoso problema. “Molti nostri studenti perdevano un sacco di lezioni per via di impegni sportivi” hanno ricordato i due in un articolo scritto in occasione della candidatura al Brock Prize in Education Innovation nel 2014. Da qui l’idea di registrare brevi video delle loro lezioni e caricarli su un sito dedicato, in modo che gli studenti potessero guardarli in qualunque momento.

È stato l’inizio di uno tsunami. Intanto perché l’idea dei video, caricati online, è piaciuta subito sia agli allievi di Bergmann e Sams sia ai loro coetanei in tutti gli Stati Uniti, e non solo ai campioni sportivi sempre in giro per gare: anche a chi, pur avendo seguito la lezione a scuola, non aveva capito qualcosa, e a chi voleva ripassare prima di un compito in classe. Ma soprattutto perché i due prof non si sono fermati qui.

Compiti a casa… a scuola: la flipped classroom

Ma davvero è utile fare i compiti a scuola? “Abbiamo riflettuto - spiegano i due prof - sul fatto che il momento in cui i ragazzi hanno maggior bisogno della presenza fisica dell’insegnante non è tanto quello della spiegazione, ma quello in cui si incartano in qualcosa nel passaggio dalla teoria alla pratica. Così abbiamo deciso di registrare tutte le lezioni, assegnarne la visione come compito a casa e usare il tempo in classe non più per le spiegazioni frontali, ma per aiutarli a far pratica dei concetti contenuti nei video”.

È nata così la flipped classroom, classe capovolta, o più in generale il flipped learning (apprendimento capovolto). Una rivoluzione, “perché manda in soffitta l’idea tradizionale di apprendimento passivo dello studente, visto come vaso da riempire, a favore di un approccio attivo che, con il supporto della tecnologia, gli permette di costruirsi da solo il proprio sapere” commenta Maurizio Maglioni, professore di chimica alle superiori, tra i pionieri del metodo capovolto in Italia.

La flipped learning in Italia

Già, perché intanto il nuovo approccio si è diffuso in tutto il mondo e non solo alle superiori, ma nelle scuole di ogni ordine e grado, dalla primaria all’università. Il principio di base è semplice. “Consiste nell’invertire il luogo dove si segue la lezione, non più a scuola ma a casa, con quello in cui si studia e si fanno i compiti, non più a casa ma a Scuola” spiega Maglioni, che è anche fondatore di un’associazione italiana di insegnanti ‘capovolti’, Flipnet, e autore di alcuni libri sul metodo. In altre parole: la classica spiegazione frontale in classe dell’insegnante viene sostituita da un momento di autoapprendimento a casa, mentre il tempo così liberato a scuola può essere impiegato non solo per fare pratica di quanto appreso, ma soprattutto per proporre nuove attività: esperienziali, collaborative, di problem solving o altro ancora, che promuovano lo sviluppo delle famose competenze, ormai considerate l’obiettivo fondamentale dell’apprendimento. Di conseguenza, cambierà anche la valutazione, riferita allo svolgimento e agli esiti di queste singole attività e non più a interrogazioni o compiti in classe.

Come organizzare il lavoro col metodo flipped learning: le videolezioni

Per prima cosa, è necessario preparare i video per le lezioni a casa. I video possono essere registrati dai docenti stessi oppure selezionati in Rete. “L’importante” precisa Maglioni “è che rispondano ad alcuni criteri: brevità (non devono durare più di 10 minuti), chiarezza, messa a fuoco dell’argomento sul quale poi si lavorerà in classe e soprattutto evitare divagazioni”. Gli esperti del metodo suggeriscono, inoltre, di abbinare ai video qualche domanda a cui rispondere dopo la visione, sia per verificare che gli studenti li abbiano guardati sia per aiutarli a focalizzarsi sui punti chiave della spiegazione, ma anche per ottenere un feedback immediato dell’efficacia della spiegazione stessa.

“I video offrono diversi vantaggi” commenta Stefano Rossi, psicopedagogista direttore del Centro per la didattica cooperativa, con il quale propone una propria versione dell’insegnamento capovolto fortemente agganciata al metodo cooperativo. “Possono essere molto coinvolgenti, anche in virtù della potenza delle immagini, e soprattutto permettono ai ragazzi di seguire le spiegazioni secondo i propri tempi, interrompendoli se hanno bisogno di rifletterci su o riguardandoli finché diventa tutto chiaro”. Ma attenzione: per Rossi l’autoapprendimento a casa può passare anche attraverso altri strumenti, come la lettura di un testo, l’ascolto di un podcast, l’invito a ragionare su un’immagine o una mappa. Quello che importa è che gli studenti comincino a familiarizzare con un argomento prima di arrivare a scuola, che comunque rimane il luogo dove si svolgerà il grosso e il bello della didattica capovolta.

Le attività in classe secondo il metodo

Se non si fa lezione, cosa si fa esattamente in classe? “Limitarsi a invertire luogo e tempo della spiegazione e dell’esercitazione individuale non ha molto senso” afferma Rossi, sottolineando che già Bergmann e Sams hanno riconosciuto al loro metodo il merito principale di liberare tempo a scuola per un nuovo tipo di didattica, il più possibile basata su attività esperienziali e cooperative. A questo proposito, però, non ci sono indicazioni universali: in genere ogni insegnante capovolto sceglie da solo quali attività proporre, che si tratti di apprendimento inquiry-based (basato sull’investigazione), web quest (ricerche online), laboratori o altro, anche se tra le più gettonate ci sono sicuramente quelle cooperative, magari per l’esecuzione di compiti di realtà.

Un metodo adatto a tutti?

I fautori del capovolto non hanno dubbi: qualunque disciplina si presta al capovolgimento, dalla matematica al linguaggio, dalle scienze all’educazione civica fino a quella fisica. “Prima di introdurre un nuovo sport, per esempio, si può proporre la visione a casa di un video che ne illustri le regole e, arrivati in palestra, cominciare subito a esercitarsi” suggerisce Bergmann in un video sulle basi del flipped learning proposto da Edutopia, la fondazione di George Lucas dedicata all’educazione. Non è detto, comunque, che tutti i docenti di una classe debbano applicare il metodo: può succedere, ma più di frequente vengono capovolte singole discipline. Più critica, invece, la questione del livello scolastico al quale applicare il metodo.

Di nuovo, per Bergmann e Sams qualunque classe può essere capovolta, dalla primaria all’università, e sulla stessa linea si pone Maglioni: “Se il senso del capovolgimento è liberare l’insegnante dall’obbligo di ripetere 100 volte le stesse cose, quando un video può farlo meglio di lui, per dedicarsi al lavoro fianco a fianco con gli studenti, non importa quanto piccoli o grandi essi siano” dichiara. Precisando che, secondo lui, anche i bambini della scuola primaria sono oggi in grado di maneggiare la tecnologia necessaria a sostenere l’anticipazione della lezione a casa con i video.

I limiti del metodo flipped learning

Non tutti, però, concordano su questo punto. Rossi ritiene che il flipped learning sia più indicato a partire dalla secondaria di primo grado, “perché l’uso continuativo di video contrasta con l’indicazione di esporre il meno possibile i bambini al digitale. Del resto, alla primaria si possono fare attività cooperative ed esperienziali anche senza l’anticipazione dei video a casa». Anche Juliana Raffaghelli, ricercatrice in tecnologie didattiche e educative all’Universitat Oberta de Catalunya, a Barcellona, e collaboratrice della Sapie (Società italiana per l’apprendimento e l’istruzione informati da evidenza), esprime qualche perplessità sull’uso del capovolgimento nella scuola primaria. “Nonostante la familiarità con smartphone e simili, molti bambini possono avere ancora bisogno di un certo supporto per accedere al materiale didattico digitale, il che rischia di creare disuguaglianze tra chi può ottenere aiuto dai genitori e chi questo aiuto non ce l’ha” spiega.

“Certo, si possono pensare spazi pomeridiani di supporto o programmi di lavoro con i genitori, ma sono soluzioni di non facile realizzazione”. Non solo: Raffaghelli sottolinea che le attività sperimentali, collaborative o problem-based richieste dal metodo comportano un grande carico cognitivo per i bambini, che potrebbero non essere pronti, soprattutto se i docenti non le maneggiano con grande padronanza.

Vantaggi e svantaggi

Come ricorda un articolo pubblicato lo scorso agosto sulla rivista Aera Open da due ricercatori dell’università di Tromsø, in Norvegia, “I sostenitori della flipped classroom tipicamente ritengono che questo metodo comporti numerosi vantaggi, tra i quali un insegnamento e un apprendimento più personalizzati, un uso migliore e più flessibile del tempo disponibile a scuola, una maggiore responsabilizzazione degli studenti rispetto al proprio apprendimento”. Per Maglioni, il guadagno principale è in termini di motivazione allo studio. “La scuola tradizionale annoia e del resto come ci si può entusiasmare, per esempio alla matematica, se tutto l’impegno richiesto a scuola è quello di ascoltare spiegazioni e stare a guardare i compagni che risolvono esercizi alla lavagna?”.

Rossi, infine, sottolinea l’utilità dell’approccio rispetto all’apprendimento di competenze, “fondamentali per muoversi in un mondo che, per dirla con il filosofo Zygmunt Bauman, è sempre più liquido”.

Ma attenzione, il flipped learning “è un metodo molto complesso – secondo Rafaghelli – che richiede una grande preparazione su più fronti: tecnologico, pedagogico, logistico-organizzativo”. A differenza di quanto accade con l’insegnamento tradizionale, inoltre, all’insegnante che lo applica è richiesto di diventare un progettista didattico: “Bisogna preparare i materiali anticipatori ma anche le attività da fare in classe, spesso molto stimolanti ma difficili da creare” puntualizza Rossi.

La chiave del metodo: empatia

E al di là delle singole scelte metodologiche, sia Rossi sia Maglioni insistono sul fatto che c’è un altro ingrediente fondamentale che non può mancare dall’approccio capovolto perché possa davvero promuovere la motivazione degli studenti: l’empatia.

“Non basta un video accattivante per convincere i ragazzi a mettersi a studiare” conclude Rossi, “bisogna creare ponti di empatia e far capire a ogni singolo studente che a lui, alla sua persona e al percorso, si tiene veramente».

Provare il flipped learning

Ecco 8 consigli per gli insegnanti che vogliono provare il flipped learning:

  • Seguire un corso di formazione specifico
  • Spiegare agli studenti come funziona il nuovo approccio, chiarendone gli obiettivi
  • Deciso il primo argomento, stabilire quale materiale anticipatorio proporre, e se si tratta di un video decidere se registrarne uno proprio o selezionarne uno in rete
  • Assicurarsi che tutti gli studenti siano in grado di accedere al materiale
  • Progettare con molta attenzione le attività didattiche da proporre in classe
  • Dedicare i primi minuti in classe a un ragionamento collettivo sul materiale visto a casa
  • Dopo l’attività esperenziale, chiudere la lezione con una riflessione collettiva su quanto fatto
  • Se l’esperimento funziona, si può proseguire con altre lezioni capovolte. Non serve capovolgere subito tutto il programma, si può procedere per gradi.

Il flipped learning è un metodo che propone di capovolgere l’apprendimento: fare attività in classe e seguire le lezioni a casa. Cosa ne pensi?