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Favole (sottosopra) per sviluppare l’intelligenza emotiva

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Favole (sottosopra) per sviluppare l’intelligenza emotiva
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Leggere le fiabe classiche in classe ma liberi di reinventare la trama o il finale allena l'intelligenza emotiva degli alunni. Lo sostiene uno studio condotto in Australia nella scuola primaria.

Ha ancora senso oggi, nel ventunesimo secolo, raccontare ai bambini le favole? Parliamo delle fiabe classiche: Cappuccetto Rosso, Cenerentola, Hansel e Gretel... Storie molto antiche, per lo più riscritte da Charles Perrault alla fine del Seicento o dai fratelli Grimm a metà Ottocento.

Racconti che fanno riferimento a un immaginario forse lontano da quello dei bimbi di oggi: principesse e streghe, castelli e foreste ombrose, lupi cattivi. Soprattutto, infarciti di stereotipi di genere che risuonano ormai fastidiosi alle nostre orecchie: i personaggi femminili sempre vittime, deboli, indifese. I maschi sempre forti, guerrieri e salvatori. Ce n'è abbastanza da far storcere il naso a genitori e insegnanti, convincendoli a lasciare quei libri sullo scaffale a languire. Eppure, dovremmo riconsiderare questa scelta, almeno secondo quanto sostiene un recente articolo pubblicato sull'Australian Journal of Languages and Literacy. Lo studio sostiene che le favole sono ancora uno strumento prezioso per aiutare i bambini a sviluppare la loro intelligenza emotiva. A patto di darne una lettura critica o rivisitata.

Perché leggere le favole a scuola? Attraverso queste storie, i bambini apprendono che le persone totalmente buone e quelle totalmente cattive esistono solo, appunto, nelle favole. Imparano anche che sbagliare, commettere errori, è intrinsecamente legato alla natura umana. Oltre ovviamente a sviluppare abilità letterarie connesse con la struttura del racconto e il linguaggio utilizzato.

Per questo a scuola in genere le favole sono parte integrante dell'apprendimento di abilità di lettura, scrittura, esposizione orale e ascolto. Ma a volte i docenti utilizzano le fiabe senza considerare le molteplici possibilità educative di questo genere letterario. In tempi recenti le favole sono state ri-raccontate per adattarle alla sensibilità contemporanea: i personaggi sono più forti, furbi e indipendenti. Sono stati cambiati gli scenari, o invertiti i ruoli. Queste parodie sono in genere molto divertenti, e possono costituire un'importante risorsa per i docenti, ad esempio utilizzandole per una lettura comparata con le versioni tradizionali della storia.

Leggere ad alta voce in classe, perché è utile

“Mentre non vi è alcun dubbio che le favole spesso presentino aspettative irrealistiche e stereotipi grossolani, quando queste sono usate in modo critico e inclusivo possono essere una risorsa efficace di insegnamento nelle classi moderne,” scrive Glenn Saxby, l'autore dell'articolo, docente e ricercatore all'University of South Australia.

Come utilizzare le fiabe in classe Ci sono molti modi di utilizzare le fiabe in classe: immergere gli studenti in storie già scritte, scriverne di nuove i docenti insieme agli alunni, oppure gli alunni da soli. Cambiare il finale, ribaltare i ruoli dei personaggi, inventare nuovi meccanismi narrativi. Lo storytelling è coinvolgente, motivante, divertente, arricchisce il mondo dell'alunno e lo incoraggia a un ascolto attento e attivo e anche a una scrittura maggiormente creativa.

Raccontare storie ai bambini innesca un complesso processo di espressione del sé, identificazione con i personaggi, comprensione empatica e altre modalità di comunicazione bidirezionale. “Usando un approccio letterario critico, gli studenti saranno in grado di percepire le favole da molteplici differenti prospettive, di mettere in discussione gli stereotipi e confrontare le ideologie e le regole sociali dominanti” prosegue lo studio australiano.

Favole e parità di genere Le favole possono essere estremamente influenti nello sviluppo dell'identità di genere del bambino. Perciò è importante analizzare sempre i messaggi che essere contengono e che vengono trasmessi con la lettura in classe. Le favole tradizionali europee che sono sopravvissute fino ai nostri giorni riflettono i valori patriarcali della società che le ha prodotte. L'ideale di bellezza femminile, ad esempio, concepito come il bene più prezioso di ogni fanciulla, pervade tutta la letteratura favolistica della tradizione.

Per offrire modelli femminili positivi validi sia per i bambini che per le bambine, gli stereotipi delle fiabe debbono essere continuamente de-costruiti dai docenti. La consapevolezza di genere è un obiettivo che può essere raggiunto anche attraverso la comparazione delle favole tradizionali con le versioni “sottosopra” moderne. Le favole in genere hanno il grande vantaggio di permettere di insegnare lezioni morali senza fare la predica. E quelle parodistiche utilizzano humour a piene mani, un valido alleato anche in classe poiché è dimostrato che incoraggia relazioni positive tra gli studenti e l'insegnante, abbassa l'ansia, aumenta le prestazioni cognitive, supera di slancio gli steccati tra culture diverse e rende le lezioni più gradevoli.

Fiabe tradizionali e riscritte Insomma, l'invito di Glenn Saxby è quello di prendere tranquillamente i libri di favole dallo scaffale. Magari, però, insieme a qualche fiaba ri-scritta. “La società sta cambiando e le fiabe sono costantemente re-immaginate per adattarsi alla modernità. Introdurre in classe una gamma di favole in un modo inclusivo e consapevole, offre al docente una valida opportunità per insegnare competenze e materie diverse. L'uguaglianza di genere non è ancora stata raggiunta nel genere letterario favolistico: tuttavia, ci sono promettenti progressi nel modo in cui vengono ritratti i personaggi femminili, come personaggi forti e intelligenti piuttosto che deboli e passivi. È sempre raccomandabile per i docenti incoraggiare i propri studenti a mettere in discussione gli stereotipi di genere che incontrano nella lettura delle favole, ad esempio confrontando i ruoli di genere nelle fiabe con quelli del mondo reale”.

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Insomma, cari docenti, usate serenamente le fiabe in classe, ma tenetevi sempre a portata di mano qualche nuova versione che sia rispettosa della parità di genere, che promuova ideali multiculturali, e magari che contenga una buona dose di humour.

Alcuni titoli di fiabe sottosopra:

  • La vera storia del brutto anatroccolo di Nicola Brunialti, Lapis
  • Versi perversi di Roald Dahl, Salani
  • La regina nel bosco di Neil Gaiman, Mondadori
  • Il non-compleanno di Hansel e Gretel di Laura Magni, Carthusia
  • Blu di Beatrice Masini, Pelledoca
  • I tre porcellini delle caverne di Christine Naumann-Villemin, Il Castoro
  • In bocca al lupo di Fabian Negrin. Orecchio Acerbo
  • Gli stivali raccontano: il Gatto con gli stivali di Silvia Roncaglia, Fanucci