Perché parlare di lingua della matematica? Forse non è la prima cosa che viene in mente ma la matematica è una disciplina che ha molto a che fare con le parole, in tanti sensi.
C’è la logica che collega le nostre affermazioni agli insiemi.
Ci sono le definizioni che stabiliscono il significato dei termini matematici: addendo, denominatore, asse, centro, area, radice e così via. Se non siamo tutti d’accordo sul significato dei termini, non siamo in grado di fare ragionamenti assieme: fare matematica è capire una proprietà, vedere un fatto (numerico, geometrico, eccetera) e condividerlo con gli altri parlandone.
Le parole sono essenziali ed è essenziale che tutti concordiamo sui termini matematici che usiamo.
È importante lavorare sulle definizioni. Io sono un convinto assertore del “Glossario matematico personale”: ogni bambino dalla prima classe della primaria dovrebbe avere una di quelle vecchie rubriche telefoniche nella quale scrive i termini matematici che impara (addizione, somma, addendo, moltiplicazione, fattore, prodotto, quadrato, diagonale, lato...) e se la porta dietro per tutta la vita (scolastica).
L'IMPORTANZA DELLE PAROLE NELLA MATEMATICA
Abituiamoci a considerare i termini matematici come strumenti importanti, da avere sempre sotto mano e da usare nell’accezione condivisa. Spostiamo adesso l’attenzione allargando un po’ lo sguardo. Quando scriviamo o parliamo di matematica usiamo necessariamente anche il linguaggio naturale, quello di tutti i giorni, quello di casa. Capita di sovente che qualche errore o difficoltà venga da una non felice comprensione delle frasi naturali.
Dobbiamo lavorare anche sulle frasi con cui parliamo di matematica. Un’insegnante che per me è stata molto importante diceva: “Ogni insegnante è un insegnante di italiano”. E intendeva che tutti quelli che insegnano hanno la responsabilità di curare e far crescere la lingua dei propri studenti, perché parlare con chiarezza è uno strumento essenziale nella vita sociale e nell’apprendimento. Questo è vero particolarmente per la matematica.
Ecco due consigli su attività da fare in classe con una certa frequenza.
La prima attività riguarda gli esercizi. Immaginiamo che abbiate chiesto di calcolare 18×23.
A questo punto è utile chiedere di scrivere passaggio per passaggio che cosa si fa per calcolare quel prodotto. Lo si può fare prima, prevedendo quali saranno i passaggi, oppure dopo descrivendo quello che è stato fatto e magari dicendo dove tutto è andato liscio e dove c’è stato un intoppo e sono sorte difficoltà.
Un’altra attività utile per fraternizzare con la “lingua della matematica” è discutere di un problema, di un esercizio. Intendo discuterne pubblicamente, davanti alla classe. La discussione può essere tra studente e insegnante, tra due studenti o in piccolo gruppo. Ma è importante che la classe assista, perché esprimersi con chiarezza e avere almeno un po’ di attenzione dei compagni significa aver trovato le parole giuste per parlare di matematica. E non c’è niente di meglio che parlare agli altri per capire un po’ più a fondo un concetto.
Insomma, facciamo fare qualche calcolo in meno e usiamo un po’ di tempo per scrivere e parlare di quello che stiamo facendo. Serve a chiarire le idee nel breve periodo e prepara il terreno per quando l’apprendimento della matematica passerà dalla curiosità e dal “mettere le mani in pasta” alle deduzioni e alle dimostrazioni. Tra qualche anno (scolastico) per i vostri ex studenti sarà cruciale parlare e scrivere con una certa tranquillità la lingua della matematica.
Daniele Gouthier insegna Comunicazione della matematica e della fisica al Master in Comunicazione della Scienza “Franco Prattico” presso la Sissa di Trieste. Scrittore, divulgatore e saggista è autore di “Scrivere di scienza” (Codice), “Dar la caccia ai numeri” e “Matematica per giovani menti” (entrambi editi da Dedalo e scritti con Massimiliano Foschi),