Il 13 settembre 2023 Antonio Guterres, Segretario generale dell’Onu, ha inviato un messaggio intitolato “Per le persone. Per il pianeta. Impegniamoci tutti per la pace, mentre ci riuniamo oggi, la pace è sotto attacco nelle comunità, nei Paesi e le regioni”. E la pace non è uno slogan, ma uno sforzo che dobbiamo compiere tutti.
Negli ultimi giorni l'attenzione si è concentrata principalmente sul conflitto tra Israele e Palestina, così come sulla guerra in corso tra Russia e Ucraina. Tuttavia, spesso ci dimentichiamo degli innumerevoli altri scontri in corso in tutto il mondo. Secondo il gruppo di crisi dell’Onu (l’organizzazione delle nazioni unite) sono 10 le guerre in tutto il mondo da tenere d’occhio nel 2023 (ONU). Ma, soprattutto, dobbiamo sapere che il mondo sta affrontando il maggior numero di conflitti violenti dalla Seconda Guerra Mondiale e 2 miliardi di persone – un quarto dell’umanità – vive in aree interessate da scontri armati (ONU).
Nella quotidianità i conflitti spesso scaturiscono da incomprensioni o da una mancanza di empatia verso le emozioni e i punti di vista altrui. Il primo passo per risolvere in modo costruttivo le divergenze e mantenere relazioni sane, consiste nel riconoscere questa distinzione. La chiave per evitare conflitti dannosi e promuovere la comprensione reciproca risiede nella capacità di comunicare efficacemente e manifestare sensibilità verso gli altri.
Alcune frasi come "Ti avevo detto che ci saremmo visti alle 14 e invece sei arrivato alle 14,30…”, "Il vestito non ti sta bene" o "Devi moderare il linguaggio" possono innescare tensioni. E, di solito, queste incomprensioni vengono risolte rapidamente. A volte, però, può anche capitare, soprattutto tra ragazzi, di non parlarsi per qualche ora o qualche giorno, ma poi ci si chiarisce e si torna a condividere le esperienze positive insieme.
A livello mondiale i conflitti possono scaturire quando gruppi di nazioni non riescono a risolvere le divergenze attraverso il dialogo. E una disputa per il controllo di un territorio tra Stati, può precipitare in una guerra. Allo stesso modo per divergenze legate a questioni culturali come la religione, possono alimentare tensioni, oppure quando alcune nazioni cercano di imporre le proprie idee con la forza. (Fonte: “Conflitti globali” di Luise Spilsbury e Hanane Kai, Girlangolo edizioni)
La pace non è un dato scontato, ma un obiettivo che richiede un percorso verso il ritorno alla normalità e al rispetto di regole condivise. Tornare alla normalità significa consentire alle persone di riprendere il lavoro, ai bambini di tornare a scuola, assicurare l'accesso alle medicine e all’assistenza sanitaria, ai materiali per la ricostruzione e al ripristino delle infrastrutture.
Durante i periodi di guerra, spesso, le persone sono costrette a seguire norme imposte da uno o pochi leader politici, e chi non le rispetta può essere punito o messo in prigione. Ad esempio, in Ucraina, in seguito all'invasione russa, è stato obbligatorio il servizio militare e il diritto all'obiezione è stato sospeso. Allo stesso modo, in Russia, chi desidera evitare l’arruolamento deve nascondersi o fuggire, nonostante l’articolo 59 della Costituzione russa affermi il diritto a svolgere un servizio civile alternativo, legge che nella realtà non viene rispettata.
La costruzione della pace implica l'adozione di regole che proteggano tutti e impediscono la violenza e il maltrattamento. In alcuni casi, può succedere che gli Stati impongano embarghi, cioè smettere di scambiare merci con un Paese. Ad esempio, gli Stati Uniti non vendono più merci a Cuba dall'ascesa al potere dei rivoluzionari di Fidel Castro nel 1959, mentre in precedenza fornivano ai cubani mezzi di trasporto, elettrodomestici e oltre trentamila articoli di uso quotidiano.
Un modo per prevenire i conflitti è cercare di migliorare la comprensione reciproca e rispettare le culture diverse dalla nostra. Le differenze culturali possono, a volte, suscitare timori. Spesso ci sono aspetti di altre culture che non condividiamo o non ci piacciono. È del tutto normale che le persone abbiano preferenze diverse, come ad esempio per i cibi. Ciò che conta è sforzarsi di comprendere le ragioni che spingono le persone a agire in determinati modi. Interagire con individui di culture diverse e leggere libri che raccontano stili di vita differenti, rappresenta un ottimo modo per cercare di comprendere realtà diverse dalla propria. Così viaggiare. Capire gli altri permette di vivere insieme in pace.
I leader delle Nazioni Unite e della comunità internazionale lavorano instancabilmente per facilitare il dialogo tra le parti coinvolte in conflitti bellici. Il loro obiettivo principale è guidare i vari gruppi verso una soluzione pacifica che eviti ulteriori sofferenze e danni. La via preferenziale è la "diplomazia," cioè la risoluzione dei problemi attraverso il dialogo anziché il ricorso alle armi. L'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha istituito la "Giornata Internazionale della Pace" il 30 novembre 1981, mediante la Risoluzione 36/67. Questa giornata, celebrata il 21 settembre di ogni anno, rappresenta un appello a tutte le nazioni per il cessate il fuoco e la fine delle ostilità.
“L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”. Chi ha scritto la Costituzione all’indomani della Seconda guerra mondiale ha stabilito una rottura netta col passato recente, mettendo il verbo “ripudia” anziché “rinuncia”. Tra l’altro questo articolo fa parte dei primi dodici che sono ritenuti i “fondamentali”.
Sono tante le persone che si possono definire dei testimoni di pace, uomini e donne che hanno dato una mano a risolvere i conflitti più o meno piccoli dalla storia. Tra questi, spiccano esempi come Nelson Mandela in Sudafrica; il cardinale e vescovo di Bologna don Matteo Zuppi, che ha svolto un ruolo significativo per la pace in Mozambico e sta attualmente impegnandosi da mesi per la risoluzione del conflitto tra Russia e Ucraina. Inoltre, don Tonino Bello, il vescovo che nel 1992 propose una marcia della pace sotto le bombe a Sarajevo, in un coraggioso tentativo di imporre una tregua. Raoul Follereau, uno scrittore francese, che per combattere la lebbra e tutte le lebbre, pronunciò la frase “Datemi due bombardieri”.
Una dichiarazione che può sembrare un po' stramba, ma il suo intento era quello di dimostrare che le risorse che vengono comunemente impiegate per la produzione di armi letali, come bombardieri militari, potrebbero invece essere utilizzate per scopi umanitari e salvare milioni di vite umane. E Martin Luther King, noto per la sua lotta non violenta contro la discriminazione dei neri negli Stati Uniti. Questi individui si sono distinti come veri e propri testimoni di pace nella storia.