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Educazione civica: una lezione semplice di cittadinanza attiva

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Educazione civica: una lezione semplice di cittadinanza attiva
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Educazione civica, un termine che ci riporta esattamente alla nostra quotidianità. Pensare di “fare” educazione civica è semplicemente creare consapevolezza del nostro essere cittadini dentro una comunità. A scuola si è cittadini dentro un determinato ambiente che però non è mai scollegato da quello esterno: la strada per giungere a scuola, il proprio quartiere, la propria città, la propria Regione e così via.

Una delle componenti importanti dell’insegnamento dell’educazione civica è quella di farla vivere come esperienza. La sola teoria non attacca, si rischia di farla diventare lettera morta.

Come organizzare dunque un percorso sostenibile? Si parta innanzitutto dall’età degli allievi e allieve.

Per non scollegare l’attività dall’esperienza la prima domanda che si deve porre un insegnante è sempre: è sostenibile questa proposta? Fa parte della vita dei miei alunni/e? È un’esperienza possibile?

Detto questo proviamo a immaginare un percorso di cittadinanza attiva.

Faccio una proposta molto semplice che può essere adattata a vari argomenti e diventare assolutamente interdisciplinare. Può agganciare le varie materie ed ognuno può fare il suo “pezzetto” creando un lavoro spalmato e dunque maggiormente incisivo.

A chi appartiene la mia città?

  • L’insegnante chiede agli alunni di descrivere o disegnare il luogo dove vivono: caseggiato, marciapiede, via, parchetto nelle vicinanze. Si possono chiedere delle produzioni scritte o di scattare alcune foto o generare un piccolo video se ci troviamo in situazione obbligata, ovvero in DAD (aiutati dai genitori perché speriamo sempre che l’utilizzo dei device sia controllato dagli adulti).
  • Secondo passaggio: si chiede quali sono le cose belle, piacevoli della zona descritta. Naturalmente non c’è giudizio su quello che una persona riferisce come “bello”, ognuno ha una sua sensibilità determinata anche da componenti emotive. Dunque l’insegnante non fa commenti, accoglie.
  • Si chiede poi quali sono le cose brutte, rovinate, rotte. Anche qui vale la stessa raccomandazione di prima, astenersi dal giudizio.
  • Si passa alla domanda interrogante: come mai ci sono quelle cose brutte? Di chi è la responsabilità? Voi che cosa ne pensate? Abilitiamo gli alunni a riconoscere, ad esempio, che l’idea che sia sempre colpa degli altri è un’idea fuorviante. Senza giudizio si raccolgono tutte le istanze proposte.
  • Scatta a questo punto la raccolta di tutti i punti di vista della classe che vanno divisi in macroaree a seconda della responsabilità intuita. Lavorando su ogni settore individuato si cerca poi di stimolare la classe a cogliere le varie responsabilità. Faccio alcuni esempi che però potrebbero non essere gli stessi trovati dagli allievi:
  • l’incuria
  • causato dal tempo (inteso come anni trascorsi o condizioni atmosferiche)
  • l’atto vandalico
  • la trascuratezza

Si passa all’ultimo step caratterizzato da un’altra domanda interrogante:

  • cosa può fare ognuno di noi/voi affinché si possa migliorare quella parte del quartiere, via, palazzo?
  • Quali impegni si possono prendere per il futuro?

Naturalmente non abbiamo risposte preventive, è importante seguire il lavoro e curare attentamente il percorso che implicitamente diventa ricerca, proposta, attivazione.

La sintesi dovrebbe essere: ognuno di noi può fare la sua piccola parte nel miglioramento dell’ambiente in cui vive. Ognuno di noi è coproprietario del bene pubblico e solo sentendoci appartenenti ad un territorio, zona, scuola, parco possiamo averne cura.

Educazione civica è imparare a vivere nel rispetto reciproco e nel rispetto e cura delle cose nostre ed altrui.