Focus

Educazione civica, scuola italiana promossa (indagine ICSS)

Stampa
Educazione civica, scuola italiana promossa (indagine ICSS)
getty images

L'ICCS è un’indagine internazionale che ha l'obiettivo di esaminare le modalità con le quali gli studenti di 13/14 anni vengono preparati per svolgere attivamente il proprio ruolo di cittadini nelle società democratiche.

Più preparati in educazione civica rispetto alla media internazionale dei loro coetanei. Interessati alle questioni politiche e sociali e desiderosi di impegnarsi personalmente. Questo il ritratto dei ragazzini di terza media italiani che emerge dall'ultima indagine ICCS realizzata da Invalsi. E su alcune questioni cruciali, come la parità di genere e l'immigrazione, i nostri alunni di terza media sono su posizioni decisamente più avanzate rispetto alla società degli adulti.

Cos'è l'indagine ICCS

L'International Civic and Citizenship Education Study (ICCS) è un’indagine internazionale promossa dalla IEA (International Association for the Evaluation of Educational Achievement). Si tratta dello studio internazionale più ampio mai condotto sull’educazione alla cittadinanza. Il nostro Paese ha partecipato anche alle prime due edizioni, nel 2009 e nel 2016. L'ultima, nel 2022, si è svolta in venti paesi e due regioni tedesche. Obiettivo dello studio è esaminare le modalità con le quali gli studenti di 13/14 anni vengono preparati per svolgere attivamente il proprio ruolo di cittadini nelle società democratiche. Oltre alla prova cognitiva, che quest'anno si è svolta in modalità sia cartacea che digitale, sono stati proposti questionari agli studenti, ai docenti e ai dirigenti scolastici. In Italia hanno partecipato 224 scuole, 2.400 insegnanti e circa 4.900 studenti.

Studenti italiani sopra la media in educazione civica

Gli studenti italiani si sono piazzati sopra la media internazionale, davanti a Paesi come Francia, Spagna e Olanda. Un motivo di orgoglio, anche se a ben guardare il punteggio ottenuto (523) è identico a quello dell'edizione precedente del 2016 (524). L'introduzione dell'Educazione civica come materia dal 2020 avrebbe fatto sperare in un balzo in avanti. Bisogna rilevare però che gran parte degli altri Paesi ha visto un arretramento, dovuto in gran parte all'effetto della pandemia. L'Italia invece ha tenuto, restando stabile, e questo forse è già un successo.

Le ragazze sono molto più brave dei ragazzi

Altro dato degno di nota, quello sulle differenze di genere nelle competenze civiche, con le alunne che sorpassano nettamente i compagni, con uno scarto di 27 punti. È una situazione che si ripete in tutti i Paesi che hanno partecipato all'indagine, tranne un paio in cui non si avverte differenza tra i generi. In nessun caso invece sono i maschi a prevalere. Certamente uno stimolo alla riflessione, per comprendere meglio in quale contesto vengono apprese le competenze di cittadinanza: non c'è soltanto la scuola, infatti, che naturalmente veicola ad entrambi i generi le stesse informazioni. Un ruolo fondamentale, come vedremo, lo svolgono le famiglie.

Discussioni in famiglia

In base alla rilevazione ICSS, si scopre che la principale fonte di informazione sulle questioni politiche e sociali per i ragazzi è ancora la tv, anche se in drastico calo rispetto al 2016: 68%, meno 6 punti. Subito dopo, la famiglia: il 47% degli studenti discute di questi temi in casa, con i genitori e i fratelli. Il 42% si informa su Internet e il 22% leggendo i giornali. In questa situazione, il background economico-sociale incide pesantemente sulla formazione di alunni consapevoli dei propri diritti e dei propri doveri: conta il reddito dei genitori, il loro titolo di studio e soprattutto la quantità di libri a disposizione in casa.

Posizioni avanzate su parità di genere e immigrazione

Molto interessanti sono i questionari che sono stati rivolti ai ragazzi per sondare la loro opinione su alcune questioni politico-sociali particolarmente importanti, come la parità di genere e l'immigrazione. Gli adolescenti dimostrano di essere pienamente consapevoli e attenti su questi temi così cruciali, e in alcuni casi si attestano su posizioni decisamente più avanzate rispetto a quelle della società degli adulti e della politica. Ad esempio, il 91 % ritiene che gli immigrati che vivono da diversi anni in un Paese dovrebbero avere l'opportunità di votare alle elezioni e l'80% pensa che gli immigrati portino molti benefici culturali, economici e sociali. Più tiepidi sull'uguaglianza di genere, sostenuta dal 56% degli alunni, una percentuale comunque in crescita di 6 punti rispetto al 2009 e superiore alla media internazionale (52%).

Voglia di partecipare

Oltre la metà dei tredicenni (il 52%) dichiara di voler andare a votare quando ne avrà la posssibilità. È una percentuale non trascurabile, se si considera l'andamento negli altri Paesi che hanno partecipato al test: soltanto in Francia l'indice sale (54%), per il resto siamo sotto la metà del campione. L'83% degli studenti italiani si dichiara convinto che la democrazia sia il miglior sistema di governo, anche se il giudizio sulla istituzioni italiane non è altrettanto entusiasta: funzionano solo per il 44% degli italiani, contro una media del 55%.

E soltanto il 36% ritiene che i parlamentari italiani si occupino dei problemi dei giovani che dunque si sentono scarsamente rappresentati. Però hanno voglia di partecipare in prima persona: si aspettano, una volta alle superiori, di poter votare per eleggere i rappresentanti di classe e d'istituto, di poter aderire a gruppi di studenti impegnati in campagne di sensibilizzazione su temi ritenuti affini ai propri interessi, di potersi candidare come rappresentanti, di partecipare a discussioni in assemblee studentesche. L'aspettativa di partecipazione alla vita politica insomma è alta e superiore alla media internazionale: speriamo non resti delusa, perchè c'è bisogno di mettere in pratica queste competenze civiche acquisite per poterle davvero consolidare e interiorizzare.