Ventitré ettari di terreni agricoli persi ogni minuto per diventare deserto, 22% di specie animali a rischio estinzione, oceani devastati dall’inquinamento di micro-plastiche, progressivo e rapido depauperamento delle risorse ittiche. Di fronte a dati come questi, desunti tra i molti relativi agli obiettivi 14 e 15 dell’Agenda 2030 dell’Onu, la nostra prima reazione potrebbe essere di pura rassegnazione: «Che ci possiamo fare noi semplici cittadini, insegnanti, studenti? Nulla». E invece no, possiamo fare moltissimo.
Anzi, dobbiamo farlo: l’ONU conta sull’impegno della scuola a livello mondiale, anche perché è l'unica istituzione in grado di mobilitare miliardi di giovani cittadini. Quindi, dobbiamo iniziare a pensare: se non la scuola e l'educazione ambientale, chi?
Sappiamo bene però che un argomento, anche se potenzialmente interessante per i ragazzi, deve essere coinvolgente e stimolare gli studenti a impegnarsi con spontaneo interesse. Altrimenti si rischia di ottenere il risultato opposto: quella tematica viene subita ed entra nel tritacarne delle cose noiose che gli alunni si sentono obbligati ad affrontare come argomento scolastico. A quel punto ben che vada si studia per la verifica, per il voto, ma non si percepisce di essere anche preziosi agenti di cambiamento. E allora i docenti devono essere bravi a far scaturire quella scintilla iniziale che accende la passione negli allievi, che crea una sorta di imprinting emotivo e fa partire con il piede giusto. I ragazzi devono sentirsi protagonisti fin dall’inizio. «I giovani non sono vasi da riempire ma fiaccole da accendere» sosteneva già 2.000 anni fa Plutarco.
In questi casi l’approccio migliore a temi così complessi rimane quello interdisciplinare, cooperativo, esperienziale, aperto al territorio, individualizzato e adeguatamente integrato con le TIC (Tecnologie dell'Informazione e della Comunicazione). Se la salvaguardia degli ecosistemi terrestri e marini non va solo studiata ma anche agita a livello individuale e collettivo dagli studenti, occorre infatti privilegiare le esperienze fatte nell'ambiente naturale o comunque fuori dalla scuola, cercando di tenere conto delle inclinazioni, dei talenti, degli stili di apprendimento e del tipo di intelligenza dei singoli alunni perché ognuno possa essere una risorsa e dando vita a gruppi di cooperative learning. Lo straordinario giacimento di informazioni e di risorse della didattica digitale sarà molto prezioso.
I metodi innovativi e più coinvolgenti da sperimentare in classe sono tanti e qui ne indichiamo alcuni: oltre al citato cooperative learning, la flipped classroom, il role playing, il brainstorming, il debate, il problem solving, il project work e tanti altri ancora, aventi tutti al centro il learning by doing ovvero l’imparare facendo.
Inoltre, un’unità di apprendimento incentrata sull’Agenda 2030 si presta bene al conseguimento delle soft skills (autonomia, fiducia in se stessi, flessibilità, capacità di pianificare/organizzare, precisione/attenzione ai dettagli, conseguire obiettivi...), cioè quelle competenze trasversali ritenute irrinunciabili a livello sociale e lavorativo. Offre anche ottimi spunti per la valutazione delle competenze che la scuola di oggi è chiamata a certificare: alfabetica, multilinguistica, matematica e scientifica, digitale, personale, sociale, imparare a imparare, cittadinanza attiva, imprenditoriale, espressione culturale.
Questa unità di apprendimento può essere vista sotto due diversi punti di vista: da un lato, un progetto didattico sugli ecosistemi terrestri e marini rappresenta una straordinaria palestra per l’apprendimento di conoscenze, abilità e competenze; dall’altro offre agli studenti la concreta possibilità di contribuire a raggiungere quegli obiettivi, con grande senso di gratificazione personale e accrescimento dell’autostima.
Deve però trattarsi di una didattica improntata all’azione, che esce dall’aula e si libera di ogni aura di auto-referenzialità. Quindi, per esempio, prevedete come divulgare quanto viene fatto a scuola prendendo contatti con i giornali, siti web o sui social network, prevedete la partecipazione/organizzazione di mostre e dibattiti, la sensibilizzazione della cittadinanza, attivate rapporti con altre scuole e organizzazioni ambientaliste a livello nazionale e internazionale.
Se si crea la giusta unità d’intenti all’interno di un consiglio di classe sarà poi più semplice pensare e progettare l’unità d’apprendimento, inserendo ogni disciplina non come fine a se stessa, bensì come strumento di interpretazione di una realtà multiforme. Gli alunni si renderanno conto ben presto che le conoscenze e le abilità offerte da ogni disciplina sono necessarie per avere le giuste competenze relative al progetto in campo e agli obiettivi da raggiungere.
Di seguito il progetto interdisciplinare di educazione ambientale proposto da Focus Scuola, disciplina per disciplina. Le abbiamo elencate in ordine alfabetico, per corroborare l’idea che non deve esistere un ordine gerarchico di importanza. Il tempo da dedicare all'unità di apprendimento è stato stimato in circa due mesi.
Il progetto può essere applicato sia alle classi della scuola primaria sia alla secondaria di primo grado. Si consigliano in particolare i seguenti percorsi didattici: