“L’attività funzionale all’insegnamento... comprende tutte le attività... di programmazione, progettazione, ricerca, valutazione, documentazione, aggiornamento e formazione...”. Così recita il contratto nazionale degli insegnanti. Ma che cosa è la documentazione? Scopriamo insieme cosa significa documentare a scuola, come farlo e perché è utile.
Se sei docente starai già pensando: “già documento il mio lavoro con la programmazione, i verbali delle riunioni con le colleghe, le comunicazioni alle famiglie, eccetera. Perché dovrei documentarlo in un altro modo ancora? Quanto tempo ulteriore devo dedicare a mettere in scrittura il mio faticoso lavoro quotidiano in classe?”.
Così viene spesso vissuta la documentazione. E nonostante vi sia una ricca letteratura che mostra una quantità di modelli facilitanti e ragionevoli mirati a “ben documentare a scuola”, le resistenze al lavoro di documentazione del nostro operare sono molto presenti nei nostri vissuti.
Conviene quindi domandarsi, con onestà, se la documentazione è solo un atto burocratico o può essere altro. Questa la riflessione di una collega di grande esperienza: “Il nostro è un ‘lavoro vivo’ per eccellenza. È tutto vivo. Fermarlo su carta è di per sé un impoverimento. Con i nuovi media, però, si aprono nuovi scenari”.
In effetti, noi lavoriamo con bambini, che esprimono mondi e che ogni giorno scoprono, costruiscono, temono, crescono, inventano, disfano, fanno, iniziano, finiscono, ricominciano. E noi siamo lì con loro, ne siamo testimoni e guida. Li accompagniamo in un’opera straordinaria, multiforme e ogni volta unica, fatta dall’azione complessa di ogni singolo bambino e, insieme, del gruppo.
Vi è una documentazione “dovuta”: cosa si intende fare e cosa hanno davvero fatto i nostri alunni. Poi si possono raccogliere le concrete testimonianze del nostro mirabile cantiere didattico ed educativo, i tanti prodotti del “lavoro vivo”: quaderni, cartelloni, disegni, manufatti, dialoghi tra bambini, recite, attività sportive, gite, eccetera.
Oggi basta un telefonino per fotografare, filmare e condividere. E vi sono app che montano le cose in modo formidabile e facile: i media consentono di riunire questi prodotti, lavorandoci con i bambini e di mostrarli ai bambini stessi, ai loro genitori, ai colleghi, alle altre scuole, alla città, come mai prima d’oggi.
Una volta la storia della scuola era attraversata da diari della vita in classe, da memorie di questo meraviglioso mestiere che sono diventati parte della vicenda nazionale. E non sono stati pochi i film che raccontavano la scuola. Ma erano opere che richiedevano una complessa costruzione, non alla portata di tutti. Oggi è possibile che la documentazione del nostro lavoro diventi un’azione professionale, creativa e, insieme, civile.
Possiamo mostrare quanto buon lavoro facciamo imparando a curare prodotti di qualità con mezzi non costosi e, nel farlo, riguardare collegialmente e valutare quanto abbiamo fatto insieme con sguardo nuovo.
Documentare a scuola è un lavoro in più? Sì, lo è. Ma il suo ritorno può essere importante. La documentazione da “interna” diventa esterna e restituisce consapevolezza di quel che facciamo a noi stessi e a chi ci guarda. Spesso, così, chi non comprende quanto pensiero e dedizione vi sia nel nostro operare può capirlo e sostenere la scuola e noi. Insomma, documentare oggi è una sfida professionale che può contribuire a costruire consenso alle nostre fatiche in un tempo che richiede un nuovo orgoglio per la scuola.