«Il Paese di Maria Montessori, di Mario Lodi e Alberto Manzi deve leggere questi dati tornando a mettere in primo piano la pedagogia. Tutti devono lavorare, ciascuno facendo la sua parte, perché ci siano nidi gratuiti ma non obbligatori e una scuola dell’infanzia obbligatoria in tutt’Italia». Daniele Novara, pedagogista, fondatore del Centro Psicopedagogico per l’Educazione e la Gestione dei Conflitti, nonché autore di oltre cinquanta titoli dedicati al mondo dell’infanzia, è tranchant di fronte ai numeri dell’ultimo rapporto pubblicato da Save the Children sulle disuguaglianze educative in Italia.
Novara non si stupisce nemmeno più delle percentuali: abbiamo un incremento dell’incidenza della povertà assoluta tra i minori, passata dal 13,5% del 2020, al 14,2% del 2021 (pari a 1 milione 382mila bambini), dopo una relativa diminuzione nel 2019; ed al tempo stesso della povertà educativa. Nel 2021 il tasso di uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione si è attestato al 12,7%, ancora lontano dal traguardo fissato dal Consiglio dell’Ue nel 2021 del 9% entro il 2030. Su questo fronte solo Spagna e Romania fanno peggio di noi in Europa.
«Siamo di fronte all’ennesimo allarme che conferma – spiega Novara - la tendenza che c’è da anni, praticamente dalla fine della Legge 285. Un accantonamento sistematico della questione infantile ed educativa dalle politiche sociali, dalle programmazioni educative».
Ciò che preoccupa il pedagogista è la fotografia sui nidi, soprattutto al Sud. Lo scrittore piacentino ha il coraggio di toccare il tema citando il fattore culturale: «Spesso ci sono atteggiamenti che tendono a considerare disdicevoli i nidi e perciò affidano i bambini ai nonni. Non possiamo permettere ciò. Non ci può essere una resa da parte delle istituzioni su questo tema».
L’associazione Save the children parla di “questione meridionale” e così anche Novara ma il pedagogista va oltre: «Il dato allarmante è quello della scuola dell’infanzia: uno su dieci non la frequenta. Questa è una mina vagante».
Altro “scatto”: «L’Italia si colloca agli ultimi posti in Unione Europea, per spesa corrente per istruzione. Al 2020, anno che ha visto un incremento temporaneo dei finanziamenti a livello europeo, a causa della pandemia COVID-19 e della necessità di sostenere la continuità educativa, il nostro paese ha destinato il 4,3% del Prodotto Interno Lordo all’istruzione, a fronte di una media europea del 5%. Una percentuale che era scesa nel periodo pre-COVID-19 sotto al 4%, e che, come previsto dal Documento di economia e finanza (DEF) anche in conseguenza del minor numero di studenti stimato negli anni futuri, diminuirà ulteriormente a 3,5% nel 2025 e si stabilizzerà a partire dal 2030 a 3,4%».
Manca una spesa in questa direzione – a detta di Novara – perché «l’Italia in maniera autolesionistica ha dimenticato la scienza pedagogica affidandosi alle discipline scientifiche come la neuropsichiatria che non può aiutare i genitori e gli insegnanti a fare il loro mestiere». È tutto collegato. Tutto ha una regia che in maniera assurda crea povertà educativa a causa della totale trascuratezza delle istituzioni verso la necessità di offrire a genitori e insegnanti una formazione pedagogica.
L’esperto non ha dubbi: bisogna tornare a studiare e far vivere il pensiero di Maria Montessori, don Lorenzo Milani, Mario Lodi, Danilo Dolci e altri.