Focus

Didattica innovativa: come fare scuola all’aperto?

Stampa
Didattica innovativa: come fare scuola all’aperto?
Getty Images

L'outdoor education non è solo una modalità di lezione alternativa, ma una vera e propria filosofia educativa. E per fortuna metterla in pratica non è così complicato come si potrebbe pensare...

Fare scuola all’aperto non significa solamente portare le lezioni al di fuori delle aule. Occorre aderire a una filosofia educativa che concepisce il fuori oltre che come spazio fisico come vero e proprio ambiente di apprendimento. Non solo scuola en plein air con i vantaggi psico fisici che lo stare all’aria aperta a far letteratura o matematica comporta, ma un sostanziale cambiamento del paradigma educativo. È necessario mettersi in discussione come insegnanti, cercare alleanze educative con i genitori, creare reti educative nel territorio. Soprattutto, uscire dalla logica di un insegnamento frontale diviso per materie per abbracciare invece un approccio interdisciplinare ed esperienziale: la realtà che c’è fuori dalle aule non conosce steccati disciplinari.

Parole d'ordine: elasticità e cooperazione

Il contatto con l’ambiente naturale ovviamente è importante ma non si deve trascurare il fatto che la scuola all'aperto può svolgersi anche in ambienti chiusi o semiaperti, a seconda delle esigenze didattiche, delle condizioni meteo o di alti aspetti organizzativi e logistici. Sono spazi per l’apprendimento all’aperto anche atelier artigianali, canili, aziende agricole, musei, teatri, circoli culturali. Il tutto in un’ottica di educazione diffusa che deve superare i limiti legati alle condizioni climatiche o alle contingenze ad esempio di realtà urbane meno favorite di altre.

Chi insegna all'aperto più che impartire lezioni svolge un ruolo di guida, di mentore, di facilitatore e regista di apprendimenti. L’approccio cooperativo e la dimensione collettiva sostituiscono le dinamiche competitive e la dimensione individualistica. Si attribuisce più importanza ai processi che ai risultati, si usa il pensiero divergente e il problem solving, la pratica assembleare di scelta delle esperienze e dei contenuti si sostituisce alle decisioni prese dall’alto dal docente, a gruppi classe divisi per età possono sostituirsi gruppi di alunni di classi diverse divisi per esperienze e interessi.

Questo implica chiaramente anche l’utilizzo di forme diverse di valutazione andando oltre alla sterile consuetudine dei voti numerici. Si tratta di una premessa importante per evitare l’errore di attribuire un significato riduttivo a una pratica educativa che può rivestire invece un valore rivoluzionario. Insomma, scuola all’aperto significa non soltanto aprire le porte delle scuole ma aprire la mente a nuovi orizzonti educativi e a diverse prospettive didattiche.

Fare scuola all'aperto si può

La mia esperienza per tanti anni nella scuola secondaria di I grado e l’analisi di varie realtà che operano a livello nazionale e internazionale mi fa pensare che questo tipo di scuola sia alla portata di tutti; è sufficiente da parte degli insegnanti il desiderio di cambiare, la disponibilità a lavorare di più ma con ben maggiori gratificazioni, l'impegno nello studio e nella formazione.

Non si pensi che per avventurarsi su questo sentiero occorra compilare una montagna di scartoffie o che la normativa non lo consenta. Il DPR 275 del 1999 conosciuto come Regolamento dell’autonomia scolastica unitamente alle Indicazioni Nazionali, estremamente avanzate dal punto di vista pedagogico ed elastiche, sono gli strumenti normativi che permettono agevolmente di fare scuola all’aperto secondo le modalità descritte.

Naturalmente è opportuno inserire questo approccio nel PTOF, dopo di che, se viene condiviso dai genitori e chiaramente approvato fin dall’inizio, non sarà più necessario ricorrere ogni volta alla faticosa pratica di raccolta delle autorizzazioni. La ricerca di interlocutori sul territorio, meglio se fatta dagli alunni stessi, è importante. Associazioni ambientaliste, CAI, Rete dei cammini, singoli esperti, figure professionali specifiche, sono preziose risorse umane, purché non si faccia l’errore abbastanza comune di delegare.

Outdoor education: due esempi pratici

E una volta fuori dalla scuola che si fa? Si possono fare una miriade di cose, in parte programmate ma che in gran parte scaturiranno dal contatto diretto con l’ambiente in cui ci si muoverà. Facciamo, tra i moltissimi possibili, due esempi concreti: uno riferito ad un ambiente scolastico non urbano, un piccolo centro immerso in ambiente naturale (A). L'altro riferito a un ambiente urbano, una città anche di grandi dimensioni (B).

  • A) Il gruppo decide di percorrere, esplorare, studiare un sentiero poco frequentato e per nulla valorizzato con l’obiettivo di segnalarlo, renderlo agibile, corredarlo di pannelli, metterne la descrizione degli elementi di interesse sul web. Quel sentiero diventa aula scolastica all’aperto e per magia si scoprirà che tutte le discipline scolastiche in modo naturale e non artificioso possono dare il proprio contributo, e al tempo stesso che la realtà non è affatto divisa in discipline. Seduti sul prato o in opportuni spazi coperti si scoprirà poi il piacere di approfondire aspetti linguistici, matematici, storici, tecnologici.
  • B) Un'attività simile può essere svolta partendo dalla scuola e percorrendo una via che conduca a un parco urbano. In questo caso oltre allo studio degli elementi naturali del parco l’itinerario presenterà elementi di interesse architettonici, commerciali, storici degni di essere approfonditi anche attraverso interviste con opportuni interlocutori. Alcune attività possono poi portare a momenti di divulgazione pubblica (articoli sui giornali, conferenze, performance teatrali e musicali, ecc.) mettendo in luce competenze comunicative.

Per concludere, un ruolo organizzativo importante parlando di scuola all’aperto lo rivestono i Comuni. Come sottolineato da Paolo Mottana e Giuseppe Campagnoli nel loro libro La città educante. Manifesto dell’educazione diffusa (Asterios, 2017) l’attenta programmazione urbanistica di una città o di un paese a misura di scuola all’aperto è fondamentale. Passaggi pedonali protetti, piste ciclabili, tavoli e panche su cui potersi fermare a discutere, scrivere, disegnare, aree coperte, incremento delle aree verdi urbane e così via sono investimenti utili e in grado di fare la differenza.