Da quando sono iniziate le “misurazioni” e le osservazioni puntuali (circa 50 anni or sono, via via migliorate con l’uso dei satelliti), il polmone verde della Terra ha già perso il 19% della sua estensione che aveva a fine Settecento, quando è iniziato lo sfruttamento di quel territorio per i latifondi imposti dai colonialisti europei (dapprima e poi anche statunitensi). Se si arrivasse al 25-28% inizierebbe un meccanismo di feedback positivo (dove “positivo” significa che accelera in automatico, diventa inarrestabile): la foresta farebbe sempre più fatica a rigenerarsi e sempre più regioni diventerebbero steppa. Vediamo quindi perché è importante parlare di deforestazione a scuola.
Il disboscamento avviene non tanto per il legname, quanto per recuperare suoli per la coltivazione. Un tempo prevalentemente banane, ananas, caffè e altri prodotti che poi vengono consumati in Occidente, oggi si brucia la foresta per seminare quei legumi e quei cereali (prevalentemente soia e mais) che poi servono per fabbricare i mangimi per gli animali da carne allevati con sistemi intensivi.
Bruciare porzioni di foresta ha tre effetti negativi dal punto di vista del cambiamento climatico: immette subito in atmosfera calore, anidride carbonica, vapore acqueo (che è pure un gas a effetto serra) e cenere; diminuisce la quantità di piante che, crescendo, assorbirebbero quella CO2 già ora in eccesso; crea spazio per quelle coltivazioni prodrome alla produzione a basso costo di animali da macello, laddove il consumo eccessivo di carne è segnalato come comportamento che ha provocato e sta provocando l’aumento dei gas a effetto serra di origine antropica in atmosfera.
L’Italia è in controtendenza: secondo il primo Rapporto sullo stato delle foreste in Italia, nel decennio 2005-2015 la superficie a bosco del nostro territorio è aumentata del 5%, con un incremento del 72% tra il 1936 e oggi. Circa il 37% del territorio italiano è ricoperto da alberi, ovvero per la prima volta dal Medioevo le foreste hanno superato in superficie le aree agricole.
Invece nelle città e nelle aree metropolitane gli alberi e la vegetazione diminuiscono: l’edizione 2018 del Rapporto nazionale sul consumo di suolo in Italia affermava che quasi 3mila ettari di aree verdi perse (la metà dei suoli consumati nel 2018 per nuove attività umane), 14 ettari al giorno, sono sottratti ai territori delle città per essere destinati a nuove abitazioni, centri commerciali, capannoni. E non è lo spazio che manca, perché nelle stesse città ci sono aree dismesse che potrebbero essere utilizzate per queste nuove attività; ma bonificare e riedificare costa di più che disboscare.
Dunque è sulle città che dobbiamo concentrare le nostre attenzioni e le strategie di tutela del verde. Un albero in città vale il doppio o il triplo rispetto a un albero in un bosco.
Se insegnate in città, quindi, potete iniziare ad affrontare questi aspetti della deforestazione con la vostra classe:
La perdita di alberi e verde in città non ha un solo responsabile ed è compito di ogni cittadino sensibile vigilare per limitare il consumo di suolo e proporre alternative. Per questo è opportuno e necessario parlare di deforestazione a scuola. Per farlo, puoi provare coi materiali che ti proponiamo, come la scheda didattica per insegnare a bambine e bambini di seconda o terza elementare come aumentare il verde intorno a noi.