La “parola parlata” è la più grande risorsa delle maestre e dei bambini. Accompagna e sostiene gesti, sguardi, scoperte, lavoro in classe. La parola plasma e accompagna il paesaggio educativo quotidiano di ogni scuola. Per questo, le Indicazioni nazionali tornano più volte sull’oralità, sia quando specificano che la scuola “crea favorevoli condizioni di ascolto e di espressione tra coetanei” sia quando sottolineano che “la pratica delle abilità linguistiche orali nella comunità scolastica passa attraverso la [...] predisposizione di ambienti sociali di apprendimento idonei al dialogo, all’interazione [...]”. Vediamo come favorire la comunicazione non ostile a scuola.
A rafforzare l’idea di una scuola che miri a promuovere le abilità linguistiche orali ci sono poi i numerosi obiettivi di apprendimento scanditi con precisione: “esprimere la propria opinione, organizzare un discorso orale, sostenere le proprie idee e confrontarsi con altri”, eccetera. Anche le linee guida insistono sul valorizzare lo scambio di parole in classe: “un ambiente di apprendimento centrato sulla discussione, la comunicazione, il lavoro cooperativo, la contestualizzazione dei saperi nella realtà [...] offrono modelli virtuosi di convivenza e di esercizio della prosocialità”. Parliamo della comunicazione non ostile.
Così la scuola diventa il luogo della parola detta con cura e consapevolezza, accompagnata da un adulto competente che aiuta i bambini a usarla bene, ascoltandoli, facendoli esprimere entro un codice non più solo familiare ma civile. Dunque, la conversazione in classe è il più importante esercizio di cittadinanza che abbiamo, ancor più in un tempo nel quale ciò non avviene facilmente oltre le mura scolastiche. E molti insegnanti seguono regole di sorveglianza e riparazione nei confronti delle parole ostili.
Un esempio concreto di queste regole è ben riassunto dall’associazione ‘Parole ostili’ nel loro decalogo, un vero e proprio manifesto per la comunicazione non ostile, valido on line ma anche fuori da internet. Ecco le regole:
Riferirsi a queste semplici regole fornisce una guida per apprezzare quanto già facciamo e per creare nuove piste didattiche dedicate alla cura della lingua orale. Oggi nel nostro paese ci si accorge, finalmente, che l’uso improprio, ostile o addirittura violento delle parole nella conversazione pubblica e nella Rete ha fatto danni, che vanno riparati. Intanto, per anni, la scuola si è fatta carico ogni giorno del buon uso della parola per tutti noi. Sarebbe davvero giunto il tempo di un grande “grazie!” corale degli italiani alla scuola per questa sua grande funzione di presidio civile. Continuiamo a lavorare sulla comunicazione non ostile per crescere nuove generazioni.