Che cosa fare quando arriva il tempo dei compiti per le vacanze estive? Già i compiti per casa sono un vero e proprio nodo del complesso intreccio di rapporti a casa e tra casa e scuola: “farli senza aiuto”, “non li hai fatti”, “non li hai fatti con tuo padre”, “tua mamma non ti guarda i compiti”, “è stato fino a tardi a fare i compiti”, ecc..
Ed ecco allora i compiti “per le vacanze”… Con l’eterna querelle: “Se sono vacanze, siano vuote (lo dice la parola!), e allora lasciatele alle esperienze tipiche della pausa” oppure “Meglio dare un’occasione di consolidamento invece di lasciare tutto alla mercé di tablet e tv”.
Come scrivevano qualche anno fa Enrica Ricciardi e Giulia Tosoni in un testo che consiglio apparso sul piccolo sito www.ed-work.it «A varie riprese si parla di abolire completamente la consuetudine dei compiti d’estate, ma - interrogati sulla loro eliminazione definitiva - genitori e docenti si dichiarano contrari e preferiscono invece mantenere in vita il rituale di libri e quaderni al mare o in montagna, considerato garanzia di serietà ed efficienza della scuola. Raramente, però, la questione è stata analizzata e trattata come un vero e proprio problema didattico».
Oggi la didattica per un tempo lontano da scuola è parte del dibattito pedagogico sui nuovi modi di apprendere grazie agli ICT. Ma vi è anche un imparare usando le vacanze come scena da cui trarre apprendimento. È un prendere materia dalle vacanze per stimolare abilità o abitudine o attenzione alle esperienze che si fanno lontano da scuola, dandogli una qualche forma. È l’esatto opposto dell’invadere le vacanze con le cose della scuola: quaderno, schede, libri per ripassare cose fatte in classe. Così, molti maestre già oggi propongono una sorta di “didattica delle vacanze”, suggerendo modi per dare senso di apprendimento un po’ strutturato alla vita d’estate.
Ci sono infinite possibilità. Insomma, dieci compiti che nulla hanno a che fare con i compiti dei giorni ordinari a scuola. Così resta l’eco della scuola ma non il suo peso. E si dà il giusto rilievo al fatto che l’apprendimento umano è ovunque e che in vacanza ogni bambino/a è ridiventato tale. Non è alunno, vive una discontinuità con la scuola. E sta in un contesto di famiglia e spesso insieme ad altri bambini di diversa età ritornando per proprio conto “al cospetto del mondo” con gli occhi suoi, senza le parole della scuola.