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Compattazione oraria: cos’è, quali sono i benefici e come si potrebbe attuare

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Compattazione oraria: cos’è, quali sono i benefici e come si potrebbe attuare
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Rivedere i tempi delle lezioni può venire incontro alle nuove esigenze della scuola, ma insieme agli orari dovrebbe cambiare l'approccio stesso all'insegnamento. Ecco di che si tratta

Per parlare di compattazione oraria e di conseguente innovazione didattica non si può prescindere da una vision ben chiara e definita della scuola. Che scuola riteniamo utile, buona, efficace nell’hic et nunc? Perché il metodo di insegnamento deve essere estremamente duttile, deve sapersi evolvere insieme alla società, mantenere vivi i saperi – anche quelli che affondano nella nostra storia e nelle nostre tradizioni – ma trasmetterli ogni volta nel modo più efficace possibile.

Fino a pochi decenni fa, quando le strutture sociali e familiari erano ancora molto forti e venivano rispettati ruoli e gerarchie, la lezione frontale era indiscussa: il docente dall’alto della sua cattedra (in molti casi simbolicamente rialzata da una pedana) elargiva in modo unidirezionale i suoi saperi e nessuno metteva in discussione quello che diceva, come valutava oppure come si relazionava con gli studenti. Chi non raggiungeva il successo scolastico, veniva bocciato perché la bocciatura era considerata l’unico modo per recuperare le lacune. I più deboli a livello cognitivo e/o a livello sociale erano per lo più abbandonati a loro stessi. In ogni caso, se un ragazzo portava a casa degli insuccessi scolastici, non veniva messo in discussione l’operato del docente: mamma e papà si arrabbiavano con il figlio. D’altra parte l’impegno e un risultato scolastico soddisfacente erano garanzia di una vita tranquilla se non addirittura di successo.

Poi è sopravvenuta la società liquida, dove tutto cambia vorticosamente e nulla ha più l’antica stabilità, dove quello che è valido oggi potrebbe non esserlo più domani: in particolare i nostri ragazzi si trovano spesso senza il riferimento di una famiglia stabile, né hanno una strada a senso unico serena e tranquilla per il futuro. La prospettiva di un lavoro fisso e di una carriera economica fino alla pensione e di una stabilità affettiva è scomparsa: come affetti e famiglie sono diventati liquidi, così lo è diventato il loro futuro.

In questo contesto anche i saperi cambiano a ritmo frenetico: la scuola non riesce più a stare al passo nella trasmissione di vecchie e nuove conoscenze. Occorre quindi un cambiamento. Occorre ridurre la lezione frontale, trasmissiva di saperi puri, per dare spazio a modalità didattiche che sviluppino soprattutto competenze, tra cui spicca quella dell’imparare ad imparare, affinché ognuno di noi possa arricchire e attualizzare continuamente i propri saperi da solo, in un processo continuo di aggiornamento e formazione che corra lungo tutto l’arco della vita.

Se si variano le modalità didattiche, si può attuare l’inclusione reale di tutti i ragazzi, nel rispetto delle caratteristiche e delle peculiarità di ognuno. Attuare la personificazione della didattica è possibile solo conoscendo a fondo vari metodi e scegliendo di volta in volta quello che si ritiene più congeniale alla classe che un docente ha di fronte e agli obiettivi che si propone. Presentare lo stesso argomento in modi diversi grazie alla conoscenza di diversi metodi, permette di raggiungere tutti gli studenti. La libertà d’insegnamento – come tutte le libertà – implica la scelta: un docente è libero nel suo insegnamento quando può scegliere non solo cosa, ma soprattutto come insegnare. È fondamentale anche che i docenti sappiano sviluppare nei discenti le competenze. Perché – come si diceva prima – i saperi sono in evoluzione, le competenze restano.

La stratificazione dei saperi è l’anello debole della scuola italiana: non permette infatti un consolidamento delle conoscenze ed un adeguato sviluppo delle competenze. Gli alunni sono spesso costretti a dedicare molte ore del loro tempo al lavoro domestico concentrandosi solo su alcune discipline e tralasciandone altre. Questo studio intenso e condotto poco prima delle verifiche fa sì che i saperi si concentrino nella MBT e non nella MLT, come invece sarebbe auspicabile. Inoltre rispetto al passato gli studenti odierni non sono più disposti ad assorbire e ricevere passivamente il sapere, ma vogliono sentirsi protagonisti del loro processo di apprendimento. Il fine principale nel campo educativo dovrebbe essere quello di creare un sereno ambiente di apprendimento dove lo studente possa sentirsi accolto, compreso, mettere a frutto i propri talenti e sviluppare al massimo le proprie potenzialità, ciò inciderebbe positivamente anche sulla graduale diminuzione della dispersione scolastica.

Il modello vincente di scuola oggi è quello di una scuola dinamica, aperta al territorio e al mondo, promotrice di talenti e di competenze, davvero inclusiva, laboratoriale, dove gli studenti stanno bene e di conseguenza stanno bene e si realizzano e appagano anche i docenti. È una scuola che affonda le sue radici in precise basi pedagogiche e promuove una serie di metodi didattici ritenuti più efficaci di altri dopo anni di esperienze e valutazioni. Una scuola che coniuga tradizione e innovazione, passato e futuro, manualità e tecnologia. Una scuola che supera la stratificazione dei saperi e potenzia la MLT piuttosto che la MBT.

Ma soprattutto una scuola che promuove l’autonomia, il pensiero divergente, la valorizzazione di sé e dell’altro, il recupero delle situazioni borderline, per incentivare il successo scolastico e diminuire la dispersione scolastica nascosta o emersa, e per non avere studenti che, pur arrivando alla fine del percorso scolastico, non abbiano assolutamente le conoscenze e le competenze di base per poter inserirsi nella società e nel mondo del lavoro, soprattutto se fluidi.

Compattazione dell’orario scolastico nella scuola Primaria

Si ritiene opportuno suddividere la settimana di lezione alla scuola Primaria in due parti: una parte sarà dedicata all’area linguistico-umanistica, l’altra all’area matematico-scientifica. Tale suddivisione può essere operata in senso verticale o orizzontale.

Con la compattazione il numero di ore annuali di ciascuna disciplina rimane invariato, cambia solo la sua distribuzione nel corso dell’anno scolastico o della settimana, dato che alcune discipline si concentrano nella prima parte, ed altre nella seconda della settimana e/o della giornata stessa. Si realizzano la full immersion negli argomenti trattati e la ciclicità degli apprendimenti, che consentono lo sviluppo della MLT e quindi la possibilità di recuperare al momento opportuno le informazioni necessarie. Ogni azione della mattinata deve essere un rinforzo di quella che l’ha preceduta.

Quali sono i principali obiettivi di questa idea? Risolvere due ordini di problemi:

l’eccessivo numero di discipline che, contemporaneamente, vengono proposte allo studente, sin dal primo giorno di scuola: con la compattazione oraria infatti si promuove la full immersion e si contrasta la stratificazione dei saperi.

  • il lavoro domestico spesso non viene svolto, o viene svolto male e di fretta, o si ottempera attraverso la copiatura dei compiti tramite l’utilizzo delle nuove tecnologie. Con la compattazione oraria si aumentano le ore di esercitazione e studio in classe: in questo modo anche gli studenti in difficoltà o con ritmi di apprendimento più lenti hanno il necessario supporto da parte di docenti e compagni, senza costringere la famiglia a sostenere spese per lezioni private o a intervenire senza avere la adeguata preparazione (se non contenutistica, certamente didattica).
  • L’apprendimento dello studente viene facilitato, nel momento in cui diventa possibile concentrarsi su un minor numero di discipline per volta, evitando che, come spesso succede, lo studente in difficoltà, di fronte ad un eccessivo numero di sollecitazioni, decida autonomamente di selezionare le discipline, concentrandosi su alcune a scapito di altre; questo porta talvolta a lacune irrimediabili. Con i corsi compattati invece è la scuola a scegliere le scansioni e le priorità. Lo studente quindi potrà organizzare al meglio il proprio tempo di studio individuale, diminuendo le occasioni di dispersione, gli eccessivi accumuli di impegno e le inevitabili sovrapposizioni che si determinano quando non si ha ancora ben appreso un buon metodo di studio, in particolare all’inizio di un nuovo percorso.
    Il “dialogo educativo” viene quindi rafforzato; i tempi morti dedicati alle incombenze burocratiche ed alle verifiche formali si riducono, a tutto vantaggio dei tempi della didattica.

Perché adottare la compattazione?

Quali benefici promuove, dal punto di vista dell’insegnante e dal punto di vista degli studenti, la compattazione dell’orario scolastico?

  • la riduzione del numero di discipline affrontate contemporaneamente dallo studente consente una minore dispersione di energie e un aumento delle capacità di attenzione e memorizzazione da parte dello stesso
  • la riduzione del carico di lavoro a casa, spesso affrontato in modo parziale o non proficuo o settoriale dagli studenti, con conseguenze economiche e relazionali in famiglia
  • gli insegnanti possono individuare rapidamente i problemi degli studenti ed intervenire per tempo
  • è possibile realizzare un pronto e continuo recupero delle difficoltà durante le ore di lezione, promuovendo anche le competenze relazionali e di team working
  • gli studenti si trovano ad esercitarsi e a studiare subito e continuamente, senza attendere l’ispirazione che spesso arriva dopo le vacanze di Natale o nell’immediatezza di una verifica: con i corsi compattati gli studenti sono più sollecitati ed impegnati, ma riescono a trovare il metodo di studio appropriato per ciascuno di loro. Inoltre è compito della scuola quello di far studiare meglio e di più
  • gli insegnanti sono sollecitati a cambiare il loro stile e i loro metodi di insegnamento e valutazione, a confrontarsi spesso con i colleghi, a condividere e a lavorare in team
  • negli studenti cresce la fiducia verso la scuola, e con essa aumentano impegno, serietà, attenzione mentre diminuiscono le assenze, soprattutto quelle strategiche in vista di verifiche, oppure dovute a manifestazioni psicosomatiche per l’ansia da prestazione o il sentirsi inadeguati.

L’innovazione didattica e metodologica

Gli insegnanti, con la nuova organizzazione oraria, devono certamente rivedere il proprio metodo di insegnamento, perché il raddoppio o l’accumulo del tempo-classe settimanale non può certo tradursi in un banale raddoppio delle ore settimanali di lezione frontale. Devono essere introdotti nuovi metodi di insegnamento, deve essere favorito il lavoro di gruppo, il tempo della ricerca, l’uso del laboratorio, le esercitazioni pratiche e maggiori occasioni per approfondimenti e contributi esterni. In particolare è possibile adottare il tutoring, ovvero lo studio guidato dal docente, a volte anche più efficiente del peer to peer, sempre in un contesto di apprendimento cooperativo: il tutoring è uno dei punti forti delle scuole più efficienti, in particolare dell’area nordeuropea.

In sostanza: i “corsi compattati” non sono solo una diversa organizzazione dell’orario, ma coinvolgono direttamente la ricerca di un nuovo modo di insegnare, più vicino ed attento alle esigenze dello studente.
Necessita quindi che il docente che adotta la compattazione oraria sia a conoscenza di vari metodi didattici o per lo meno sia disposto a conoscerli e ad applicare di volta in volta la strategia più idonea al contesto formativo e agli stili di apprendimento dei vari studenti.

Molto importante la laboratorialità, che non è fine a se stessa e al solo potenziamento delle abilità manipolative, ma deve essere sempre un supporto pratico, un rinforzo a quanto appreso precedentemente.
Fondamentale in questo contesto il concepting, ovvero fare anche attività laboratoriali dove il discente sviluppa e mette in pratica tutte le abilità necessarie a immaginare, progettare, operare, valutare il risultato: non basta fornire ai bambini gli strumenti per disegnare, dipingere o tagliare e poi lasciarli fare perché così “si sviluppa la creatività”. È un’interpretazione sbagliata dei principi di Munari e da quello che è tuttora lo scopo di questi laboratori che, invece, hanno l’obiettivo di fornire al bambino delle occasioni di sperimentazione sistematica dei vari strumenti, così da permettergli di capire e di impadronirsi delle diverse tecniche che poi gli consentiranno la realizzazione di un messaggio di comunicazione visiva. L’accento, in questi laboratori, non è tanto sulla realizzazione di disegni, pitture o collage, ma sulle diverse procedure che si possono seguire per realizzarli. Il prodotto finale è secondario.

D’altronde anche i bambini stessi quando disegnano, costruiscono, fabbricano o giocano, si divertono semplicemente con il “fare”, ma poi il risultato finale lo lasciano da parte, lo dimenticano, o addirittura lo distruggono, comunque se ne disinteressano. E questo è proprio lo spirito che dovrebbe animare questi laboratori. Uno spirito che, però, è spesso contrario alle abitudini, ad esempio, di molti insegnanti delle scuole materne o elementari che, quando si mettono a fare delle attività pratiche, sono tutti orientati al produrre qualcosa, che sia il disegno per la festa della mamma o altro spesso manipolandolo loro stessi per una presunta perfezione.

Indicazioni operative per la compattazione oraria

Un esempio di orario compattato nella scuola secondaria di primo grado può essere visto nella seguente tabella:

Si osservino i blocchi orari per le discipline. Da notare:

  • Le due lingue sono distanziate nell’arco della settimana (per facilitare il passaggio degli studenti dalla forma mentis e dai costrutti grammaticali di una lingua a quelli di un’altra, soprattutto in presenza di alunni BES)
  • Inglese, che prevede tre ore curricolari, è diviso in due giorni consecutivi, nel secondo giorno si prevedono solo esercitazione, laboratorio linguistico, cooperative learning: ma possono benissimo essere raggruppate tutte e tre le ore insieme
  • Le discipline più pratiche sono disposte sempre a fine giornata
  • Un docente può mettere in atto la full immersion, ovvero non iniziare un nuovo argomento fino a quando non ha completamente esaurito e verificato l’argomento in corso. Per esempio: il docente di Lettere affronta Pascoli: andrà avanti per tutta la settimana o anche più (il tempo necessario) sempre con Pascoli. Terminato e verificato Pascoli, potrebbe decidere di andare avanti con D’Annunzio, oppure passare a un argomento di storia o di geografia, fino al suo esaurimento. Potrebbe anche decidere di esaurire prima tutto il programma di Italiano, poi affrontare Storia e Geografia.

Per le scuole Secondarie di secondo grado i principi con cui organizzare l’orario sono i medesimi: l’importante è compattare le varie discipline per evitare la frammentazione dei saperi e permettere la full immersion. Il docente che si trovasse a gestire più discipline (per es. storia e filosofia, italiano e storia, etc.) deve preoccuparsi di non “mescolarle” e di procedere sempre per apertura – chiusura dell’argomento e verifica finale. Si deve cercare di far lavorare al massimo a scuola e diminuire il carico di compiti a casa. In ogni ordine di scuola, grande attenzione va posta alla pianificazione delle verifiche: devono comunque essere in numero congruo, come prevede la normativa vigente, tuttavia esse saranno sempre collocate a chiusura di un argomento di studio, dopo che questo è stato affrontato in modo immersivo, senza eccessive interruzioni e stratificazioni, con varie metodologie e vari tipi di attività di gruppo e laboratoriali, con una sintesi finale guidata dal docente quale premessa fondamentale per l’attività di verifica. La distensione dei tempi di apprendimento insieme alla didattica immersiva sono condizione essenziale per il miglioramento degli esiti dei singoli studenti.

Un esempio di orario compattato nella scuola secondaria di secondo grado: cl. 1 LICEO SCIENTIFICO

Un esempio di orario compattato nella scuola secondaria di secondo grado: TECNICO CAT (GEOMETRI)

Perché adottare la compattazione?

Quali benefici promuove, dal punto di vista dell’insegnante e dal punto di vista degli studenti, la compattazione dell’orario scolastico?

  • la riduzione del numero di discipline affrontate contemporaneamente dallo studente consente una minore dispersione di energie e un aumento delle capacità di attenzione e memorizzazione da parte dello stesso, privilegiando la MLT rispetto alla MBT;
  • la riduzione del carico di lavoro a casa, spesso affrontato in modo parziale o non proficuo o settoriale dagli studenti, con conseguenze economiche e relazionali in famiglia;
  • gli insegnanti possono individuare rapidamente i problemi degli studenti ed intervenire per tempo, eliminando corsi di recupero poco efficaci fatti saltuariamente in pochi momenti dell’anno scolastico e spesso come carico aggiuntivo di lavoro per lo studente già in difficoltà;
  • è possibile realizzare un pronto e continuo recupero delle difficoltà durante le ore di lezione, promuovendo anche le competenze relazionali e di team working;
  • gli studenti si trovano ad esercitarsi e a studiare subito e continuamente, senza attendere l’ispirazione che spesso arriva dopo le vacanze di Natale o nell’immediatezza di una verifica: con i corsi compattati gli studenti sono più sollecitati ed impegnati, ma riescono a trovare il metodo di studio appropriato per ciascuno di loro. Inoltre è compito della scuola quello di far studiare meglio e di più;
  • gli insegnanti sono sollecitati a cambiare il loro stile e i loro metodi di insegnamento e valutazione, a confrontarsi spesso con i colleghi, a condividere e a lavorare in team: risulta inoltre più facile inserire in modo rapido ed efficace un nuovo docente o un supplente nel team;
  • negli studenti cresce la fiducia verso la scuola, e con essa aumentano impegno, serietà, attenzione mentre diminuiscono le assenze, soprattutto quelle strategiche in vista di verifiche;

Sarebbe auspicabile inserire nella valutazione di ogni quadrimestre uno o due compiti di realtà, mentre in alcune verifiche sarebbe opportuno presentare oltre al conosciuto una situazione nuova dove lo studente possa dimostrare quanto ha trasformato in competenze le conoscenze e le abilità acquisite, onde avere ulteriori elementi per la certificazione delle competenze prevista da normativa a conclusione del ciclo d’istruzione.

L’innovazione didattica e metodologica

Gli insegnanti, con la nuova organizzazione oraria, devono certamente rivedere il proprio metodo di insegnamento, perché il raddoppio o l’accumulo del tempo-classe settimanale non può certo tradursi in un banale raddoppio delle ore settimanali di lezione frontale. Devono essere introdotti nuovi metodi di insegnamento, deve essere favorito il lavoro di gruppo, il tempo della ricerca, l’uso del laboratorio, le esercitazioni pratiche e maggiori occasioni per approfondimenti e contributi esterni. In particolare è possibile adottare il tutoring, ovvero lo studio guidato dal docente, a volte anche più efficiente del peer to peer, sempre in un contesto di apprendimento cooperativo: il tutoring è uno dei punti forti delle scuole più efficienti, in particolare dell’area nordeuropea.

In sostanza: i “corsi compattati” non sono solo una diversa organizzazione dell’orario, ma coinvolgono direttamente la ricerca di un nuovo modo di insegnare, più vicino ed attento alle esigenze dello studente.
Necessita quindi che il docente che adotta la compattazione oraria sia a conoscenza di vari metodi didattici o per lo meno sia disposto a conoscerli e ad applicare di volta in volta la strategia più idonea al contesto formativo e agli stili di apprendimento dei vari studenti.

Ruolo ed utilizzo delle TIC: la compattazione favorisce l’introduzione delle TIC nella didattica.

La sperimentazione della compattazione implica la necessità di introdurre nuove metodologie didattiche che superino il modello trasmissivo frontale, dando maggior spazio al lavoro di gruppo, alle attività laboratoriali e al problem solving, alle attività di recupero curricolare spesso penalizzati dalla mancanza di tempo (in particolare per le discipline scientifiche).

L'introduzione dei corsi con orari compattati porta al ripensamento, come già detto, delle modalità didattiche di conduzione della lezione, poiché nel maggior numero di ore a disposizione si è aperto uno spazio per provare approcci didattici diversi, più efficaci, favorendo il ruolo primario dello studente nell'azione di apprendimento. La nuova didattica, basata sull’inquiry learning, cioè su processi di apprendimento promossi attraverso sfide interpretative, privilegiando un approccio esperienziale fondato sull’indagine (didattica laboratoriale – learning by doing - hands on), trova un ambiente di apprendimento ideale nella disponibilità di strumenti multimediali (proiettori, PC, rete internet, LIM, tablet, realtà aumentata) e anche in una diversa distribuzione spaziale delle postazioni di lavoro.

L’attenzione si deve quindi spostare sulla definizione delle caratteristiche dello spazio di lavoro, di strumenti e aule che possano facilitare l’apprendimento, migliorando le opportunità di scambio tra gli attori del processo, attraverso l’aiuto di risorse multimediali e di nuove tecnologie.

L'uso delle tecnologie (LIM, PC in rete, aule 3.0, aule d’informatica, laboratori, ...), consente approcci metodologici più vari. Sarebbe importante che i docenti comprendessero il funzionamento generale delle più diffuse strumentazioni informatiche, per poterne cogliere il potenziale didattico e valutarne poi l’utilizzo in maniera consapevole e critica. Le TIC favoriscono attività di co-costruzione degli oggetti di apprendimento (ad esempio mappe concettuali e mentali, learning object, …), di documentazione e accesso ai contenuti (ad esempio piattaforme “moodle”, “blog”, …) per la loro successiva rielaborazione in un’ottica di personalizzazione e individualizzazione ovvero di personale costruzione di nuovi significati e materiali. A tal fine diventa importante che tutta la classe, a partire dagli insegnanti, utilizzi gli stessi applicativi o programmi didattici anche se su supporti diversi (Tablet, Notebook, LIM). In questo modo si attua didattica inclusiva perché la tecnologia non è più strumento compensativo esclusivo degli studenti BES.

Il modello di didattica che è possibile sviluppare grazie anche alla compattazione dei corsi è centrato sulla ricerca (inquiry learning), sulla sperimentazione e sulla partecipazione attiva dello studente all’esperienza formativa (active partecipation). Il maggior numero di ore a disposizione permette inoltre l’applicazione del metodo “learning by doing” (cioè un approccio pratico ed esperienziale).

Il metodo “learning by doing” o anche “hands on” è caratteristico dei corsi sviluppati dal Massachussetts Institute of Technology di Boston in particolare per l’insegnamento delle scienze nelle scuole medie superiori (Progetto Global Teaching Labs). L’apprendimento viene veicolato attraverso l’esperienza laboratoriale, nonché grazie all’ausilio di stimoli concreti relativi a situazioni reali proposti attraverso audiovisivi dedicati.
Attraverso la compattazione e la nuova proposta metodologica è possibile ottenere l’obiettivo di far acquisire agli studenti le competenze che caratterizzano il tipico approccio “learning by doing” o “hands on”, come le tecniche del problem setting e del problem solving spendibili anche in altri campi della conoscenza. Il problem setting è un processo teorico e pratico che serve a trasformare un disagio in un problema, in una questione ben definita. Precede il problem solving, che trasforma il problema ben definito in un progetto, da gestire secondo le tecniche del project management. Il problem setting risponde alla domanda: che cosa fare? Il problem solving risponde alla domanda: come fare?

La didattica laboratoriale ed esperienziale consolida l’apprendimento dei contenuti, secondo i principi di Munari ciò che passa attraverso le mani, oltre che gli occhi e le orecchie, non viene dimenticato perché resta nel cuore. Si vuole ricordare che l’attivazione di questo progetto di innovazione didattica comprende anche la formazione dei docenti e l’arricchimento delle competenze dei docenti in relazione alle più attuali teorie e metodologie per la didattica e agli strumenti tecnologici a supporto dell’insegnamento.