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Come stimolare ed esercitare l’osservazione nell’era digitale

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Come stimolare ed esercitare l’osservazione nell’era digitale
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Nei bambini e nei ragazzi la capacità di osservare ciò che li circonda richiede di essere allenata, soprattutto in una realtà in cui i tanti stimoli percettivi rischiano di confondere e di disperdere l’attenzione

Fin da piccoli i bambini dimostrano di avere una serie di competenze complesse attraverso cui imparano ad orientarsi nel mondo circostante. Persino neonati possiedono già alcune capacità percettive, sia pure ad uno stadio iniziale: possono individuare degli oggetti con lo sguardo e prestano attenzione ai suoni, prevedendo che anticipino qualcosa da osservare.

Per adattarsi all’ambiente di vita, un bambino piccolo non deve soltanto essere in grado di recepire diversi messaggi sensoriali, deve anche elaborarli e integrarli tra loro per costruire un’immagine composita della realtà.
In una fase più matura la regola “spaziale” viene soppiantata dalla regola “figurativa”. Con il passare dei mesi i bambini diventano in grado di pensare a oggetti che si trovano al di fuori del loro campo visivo, rappresentandoseli mentalmente. L’osservazione è dunque fin da subito per l’uomo un’azione fondamentale che permette di comprendere il mondo e di interagire con esso.

Questa capacità nei bambini e nei ragazzi richiede di essere allenata, soprattutto in una realtà in cui gli stimoli percettivi sono innumerevoli e rischiano di confondere e di disperdere l’attenzione.

I "nemici" dell'osservazione

Tale bombardamento di stimoli visivi e sensoriali può addirittura far insorgere in un bambino conseguenze patologiche. Come afferma il professore e filosofo Umberto Galimberti, molti bambini hanno concrete difficoltà ad elaborare i tanti stimoli che ricevono. Un bimbo iper stimolato può andare incontro ad una forte condizione di angoscia o, addirittura, ad un totale appiattimento della psiche.

Secondo gli studi scientifici che si sono occupati di multitasking e di elaborazione di stimoli, è meglio proporre e far fare ai bambini una cosa per volta per aumentare la loro efficacia cognitiva, ma soprattutto è necessario eliminare smartphone, tablet e tv per dare maggiore spazio alla comunicazione diretta.

Il ruolo degli adulti (e degli insegnanti)

Durante il suo approcciarsi al mondo e ai vari oggetti di cui esso è composto, sono fondamentali per il bambino l’affiancamento e l’osservazione da parte dell’adulto. Quest’ultimo deve prendersi tutto il tempo per osservare il bambino, il quale ha il diritto di essere guidato ed educato ad esplorare e conoscere la realtà che lo circonda senza che vi sia sovraccarico di stimoli.

Nei processi di apprendimento, l’osservazione, insieme all’ascolto, risultano essere le competenze fondamentali. I bambini osservano i compagni nuovi, i nuovi insegnanti, il nuovo ambiente in cui sono entrati.
Osservare permette loro di costruire le basi su cui muoversi di lì in avanti e di elaborare una mappa mentale degli ambienti e delle persone con cui dovranno interagire.

Prima ancora di ascoltarne le parole, il bambino osserva l’insegnante, scruta l’espressione del suo volto, la gestualità del suo corpo. Successivamente osserva gli strumenti di cui l’insegnante si serve, come libri, cartelloni, L.I.M., ecc. È la vista ad essere sollecitata per prima.

Fin dalla scuola materna si insegna ai bambini che il senso della vista è importantissimo per conoscere il mondo. Si insegna anche che la vista, in alcuni casi, può o deve necessariamente essere sostituita da altri sensi, come il tatto, l’olfatto, il gusto. Pensiamo ai soggetti non vedenti o ipovedenti che sviluppano competenze sensoriali parallele. Secondo uno studio pubblicato sul Journal of Neuroscience, le persone non vedenti sono in grado di acquisire le informazioni tattili più velocemente delle persone normali. Il cervello richiede una frazione di secondo per registrare un'immagine, un suono o una sensazione tattile. In quest'ultimo studio, il gruppo di ricercatori della McMaster University, guidati da Daniel Goldreich, ha studiato come le persone che nella vita quotidiana fanno affidamento su un particolare senso - per esempio il tatto - abbiano anche una diversa elaborazione neuronale degli stimoli.

Utilizzare quindi al meglio i propri sensi per conoscere la realtà, è un argomento ampiamente affrontato a scuola, fin dai primi anni.

Osservare aiuta ad imparare

Prima di abilità come la lettura, la scrittura e il calcolo, a scuola si allenano l’osservazione e l’ascolto.

Conservo un ricordo indelebile dei miei anni di scuola primaria. La mia insegnante, donna colta, paziente, dotata di sense of humor e di forza di carattere, amava la natura, la montagna e la scrittura. Dalla terza alla quinta, ogni anno, ci presentò un grande poster che raffigurava una località di montagna, con un bellissimo lago, le vette ancora innevate sullo sfondo, i pascoli verdeggianti e, in primo piano, pini, abeti e cespugli. Ricordo perfettamente quell’immagine, come fosse stampata nella mia mente. La maestra fissava il poster su una specie di grande cavalletto e dietro di esso posizionava un telo di stoffa nero. Ogni anno, ci chiedeva di fare lo stesso esercizio di osservazione: guardare l’immagine a lungo cercando di fissare nella mente ciò che vedevamo. Poi copriva l’immagine con il telo nero e ci chiedeva di descriverla nel quaderno.

Descrivere, significa letteralmente copiare, figurare con il disegno o con la scrittura; ma se la mia insegnante copriva l’immagine, come facevamo noi studenti a copiarla? Durante l’osservazione lei stessa ci aveva guidato con le parole, facendoci notare i dettagli delle montagne, i colori dell’erba, le sfumature dell’acqua del lago, la forma dei cespugli. Noi non stavamo semplicemente vedendo un’immagine, la stavamo guardando con attenzione, la stavamo osservando nei minimi dettagli. Alla fine, potevamo dire di “possedere” l’immagine.

Quel tipo di osservazione minuziosa, focalizzata non sulla globalità dell’immagine, ma sui particolari, faceva sì che noi potessimo memorizzare l’immagine stessa e fissarla nella mente. Lo sfondo nero, inoltre, non era un vezzo della maestra, ma serviva a togliere qualsiasi possibilità di distrazione, ad eliminare dal campo visivo altri oggetti posizionati nelle vicinanze del poster.

Ovviamente bastavano il rumore esterno di un qualsiasi tosaerba o lo sbadiglio del compagno in seconda fila a creare un minimo di distrazione, ma poi lo sguardo tornava sulla foto e l’orecchio tornava alla voce della maestra, che descriveva quell’immagine usando una considerevole quantità di aggettivi e similitudini. Di anno in anno, migliorando le nostre capacità di scrittura, migliorava anche la descrizione che noi facevamo di quel paesaggio, diventata ormai un rito, un attività imprescindibile nel corso dell’anno.

Esercitare l'osservazione a scuola

Le aule di oggi sono spesso diverse dalle aule dei primi anni Novanta, soprattutto più ricche di strumenti tecnologici. Ed è ancora più importante che i bambini vengano educati ad osservare con attenzione, con curiosità ciò che li circonda e soprattutto a selezionare ciò che vale veramente la pena di osservare.

É parallelamente necessario che essi siano guidati ad ampliare il proprio patrimonio orale, la propria capacità di interagire, di elaborare il pensiero, di comprendere e produrre discorsi e testi.

Dovremmo talvolta tornare a far osservare l’albero del cortile, il fiore nel giardino, la rondine sul filo immaginando sullo sfondo un telo nero, quello della mia maestra. Dovremmo dire ai bambini: «Guardate lì, soltanto lì, perché ciò che stai osservando ha infiniti dettagli».

Insegnare ai bambini a descrivere le cose, implica insegnare che una foglia non è solo grande o piccola, verde o gialla; può essere secca, verde, larga, morta, fresca, sottile, spessa, ripiegata, tenera, appuntita, accartocciata, frastagliata, cuoriforme, e molto altro. Per cogliere queste particolarità bisogna attivare i sensi di cui siamo straordinariamente dotati, allenare la vista, il tatto, l’olfatto, l’udito, il gusto. Si può assaggiare il sapore una foglia? Perché no? Si può ascoltare il rumore che produce? Assolutamente.

E dopo i sensi, allenare le parole. Arricchire il patrimonio lessicale attraverso giochi, letture, attivando relazioni di significato tra i termini, individuando somiglianze e differenze.

Alla ricerca di parole nuove

Allenare la curiosità osservativa verso le cose, implica necessariamente allenare la curiosità verso le parole, perché esse aiutano a tradurre simbolicamente le immagini e perché in esse, è racchiuso spesso il significato delle cose.  Il dizionario cartaceo, che sembra uno strumento così obsoleto, se proposto in forma di gioco, può diventare per i bambini uno strumento amato e ricercato. Se alleno la curiosità non solo nei confronti del significato di una parola, ma anche del suo suono, il bambino vorrà saperne di più su tutti i nuovi termini che incontra.

É mia abitudine, anzi, mia e dei miei alunni, appendere in classe all’inizio di ogni anno un cartellone speciale: "il cartellone delle parole nuove". In una società che tende a servirsi ripetutamente delle stesse parole, i bambini provano curiosità smisurata verso le parole inusuali. Le cercano, le vogliono conoscere, sono attratti dai loro accenti e desiderano imparare ad usarle correttamente.

Dove troviamo queste parole se il parlato ne è ormai impoverito? Nei libri che leggiamo ovviamente, nei molti racconti che incontriamo giorno dopo giorno, nello stile di diversi autori, diversi generi, diverse epoche.
Può capitare che, durante una mia lettura ad alta voce, pratica costante e imprescindibile in classe, io finga di non accorgermi di un termine inconsueto o “difficile”.

«Maestra!» mi bloccano subito i ragazzi «Una parola nuova per il cartellone!». E subito i più veloci corrono a cercarla nel vocabolario personale, riposto sempre sotto il banco. Il gesto è divenuto ormai automatico e la cosa fa bene a tutti, anche all’alunno che in quel momento non ha voglia di sfogliare il vocabolario e che, ovviamente, è il primo a prendere il pennarello per riportare la parola nuova sul cartellone.

L’attività, o per meglio dire, il gioco, si rivolge ad alunni dalla prima alla quinta. Si tratta però di un’attività proponibile anche ad alunni più grandi, in quell’età in cui il depauperamento lessicale rischia di diventare importante e il lessico corretto rischia di essere storpiato, modificato, da un gergo di nuova produzione, come sempre accade in quella faticosa età di conquista dell’indipendenza. Certamente il linguaggio evolve, non si può e non si deve pensare di preservarlo da innovazioni e influenze. Diventa però importante allenare i bambini e i ragazzi a ragionare su queste evoluzioni, a cercarne le origini e i significati.

L’osservazione diventa allora una competenza ad ampio raggio, che si estende su svariati elementi della realtà e ci permette di unire gli aspetti visivi a quelli lessicali, come i più grandi maestri della scrittura insegnano.
L’osservazione è infatti anche alla base dell’immaginazione. Solo allenando la capacità di osservare possiamo aggiungere con l’immaginazione nuovi aspetti alla realtà. La possibilità di entrare in Stranalandia, o di crearne una tutta nuova, mescolando immaginazione e parole per dar vita a personaggi ed elementi surreali da affiancare al Gattacielo e al Vulcano Nonnopera, è per i bambini una porta spalancata su dimensioni magiche, un lasciapassare per mondi fantastici.

In grandi esempi della letteratura per ragazzi

Pensiamo ad un genio della scrittura per ragazzi come Roald Dahl. Anche senza le preziose rappresentazioni di Quentin Blake (che grazie al cielo abbiamo la fortuna di assaporare) adulti e bambini potrebbero rappresentare nella loro mente l’aspetto del Signor Sporcelli lasciandosi semplicemente guidare dalle scelte lessicali del suo ideatore. Dahl seleziona infatti con arguzia le parole per far sì che l’immaginazione del lettore venga sollecitata, che la sua capacità rappresentativa venga stimolata a produrre l’immagine di quell’individuo, il Signor Sporcelli, ricoperto di folti peli, ad eccezione della fronte, degli occhi e del naso.

Per dare maggior enfasi all’immagine concreta del personaggio, Dahl precisa che i peli gli crescevano a spunzoni che stavano ritti come le setole di uno spazzolino da unghie. Ma com’è fatto uno spazzolino? L’osservazione attenta di un oggetto ci aiuta ad immaginarlo quando non ne abbiamo uno a disposizione. É necessario quindi osservare minuziosamente le cose per conoscerle e rappresentarle simbolicamente; è fondamentale guardare attivamente la realtà per trovare le parole adeguate a descriverla.

Questo è ciò che possiamo imparare dai grandi scrittori, che riescono a fare giochi di prestigio e sessioni di giocoleria con le parole. Tale maestria vale per la descrizione delle persone, come per quella degli ambienti. Ne sono un esempio l’albero dal tronco ricoperto da una rugosa corteccia marrone e nodose radici che affioravano dal terreno come pure i ciuffi d’erba, margheritine, ciottoli e qualche fungo dal cappello rosso ai piedi del grande albero di Bianca Pitzorno.

La scuola è una grande palestra, in cui insegnanti e alunni possono divertirsi insieme ad allenare le meravigliose doti sensoriali di cui l’essere umano è dotato. Al contempo, è l’ambiente ideale per giocare con i ragazzi a mescolare gli stimoli sensoriali con le incredibili possibilità lessicali della lingua, scritta e parlata, al fine di educare le donne e gli uomini di domani a percepire a pieno la realtà che li circonda, piccola o grande che sia.

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