Focus

Come insegnare storia alla scuola primaria. Laboratori

Stampa
Come insegnare storia alla scuola primaria. Laboratori
Getty Images

Raccontare i miti e gli eroi, riprodurre la scrittura cuneiforme, visitare musei: per appassionare gli studenti alla storia ci sono molti modi che vanno oltre la lettura del libro ad alta voce

Parlare di Storia con i bambini è un’esperienza straordinaria. La loro sete di conoscenza è stimolante, arricchente e decisamente appagante per un adulto che ami la storia e ami raccontarla.  

Il racconto della Storia e la narrativa storica 

I bambini vogliono sapere, sono interessati a capire, non si accontentano. Con loro, a scuola, non basta aprire il libro di testo a pagina 20 e leggere insieme ad alta voce.  Ai bambini piace il racconto della storia, la narrazione che di essa un adulto può fare.

Mi riferisco ai bambini della scuola primaria perché è con loro che mi alleno a fare grandi viaggi nella storia dell’umanità. Ma anche i bambini più piccoli, della scuola dell’infanzia, sanno esprimere grande soddisfazione nell’ascoltare la narrazione dei personaggi della storia le cui imprese, se descritte con gusto e dovizia di particolari, finiscono per essere collocate tra le magnifiche imprese dei supereroi.

Come non godere dello sguardo estasiato di un bambino che ascolta le vicende di re, condottieri e cavalieri valorosi? Ancor più le azioni dei grandi protagonisti della mitologia e della letteratura classica, uno tra tutti Odisseo.

La narrativa contemporanea riserva grandi sorprese per i bambini e le bambine che amano conoscere la Storia, la mitologia e i suoi protagonisti.

Con mio figlio di sei anni ho assaporato pagina dopo pagina Ulisse racconta di Mino Milani, lettura che avevo già proposto alla mia classe terza quando, nel 2017, fummo parte attiva nella giuria del Premio Strega Ragazze e Ragazzi di cui il libro era finalista.

Da allora la sua sete di conoscenza della mitologia e dei classici è cresciuta giorno per giorno contagiando anche il fratello minore e creando occasioni di lettura condivisa in famiglia. Così di Mino Milani abbiamo letto anche La storia di Ulisse e Argo, La storia di Dedalo e Icaro e I cavalieri della tavola rotonda; di Geraldine McCaughrean Sotto il segno di Giove, di Roberto Piumini Dei ed eroi dell’Olimpo, di Stefano Bordiglioni Storie prima della storia, Piccole storie di Roma antica, Nella notte dei tempi e La leggenda di Gagliaudo. Crescendo, il più grande ha scoperto nella libreria di casa la collana I grandissimi, Edizioni El, e le biografie della collana Lampi di genio, Editoriale scienza, che da tempo utilizzo con i miei studenti.

Mi auguro che l’entusiasmo di questa sua scoperta contagi anche il fratello minore, non appena imparerà a leggere.

Il ruolo della geografia nello studio della storia

Studiando e insegnando la storia, ho capito che è fondamentale procedere sempre con una buona conoscenza geografica dei luoghi. Non si può studiare la Storia senza studiare la Geografia, senza collocare avvenimenti e civiltà in luoghi precisi sulla superficie terrestre.

Possiamo senz’altro dire che lo studio della Geografia è la base per lo studio della Storia.

In aula le carte geografiche sono indispensabili per parlare del passato e dell’attualità.

Poiché noi siamo parte di un tutto in continua evoluzione, dobbiamo collocarci nel mondo. L’aula in cui ha inizio la conoscenza dei fatti storici deve essere percepita come una capsula spazio-temporale che può viaggiare grazie alle mappe e ai documenti.

Se propongo quindi lo studio delle Civiltà mesopotamiche devo poter mostrare dove esse si sono sviluppate. Gli alunni devono poter vedere sulla carta geografica l’esatta collocazione dei fiumi Tigri ed Eufrate.

Se propongo lo studio dell’antico Egitto devo avere la possibilità di spostarmi su un’altra carta geografica, sia fisica che politica, e analizzare la conformazione territoriale dell’Africa nord-orientale. Devo capire com’è fatto fisicamente un territorio per comprendere determinate scelte e azioni compiute dai vari popoli nella storia.

Storia e scienze sociali

Altro strumento utilissimo nello studio della Storia è la linea del tempo, meraviglioso mezzo per stimolare ed allenare la memoria visiva collocando su di essa, nel giusto ordine, fatti e avvenimenti. Con l’esperienza ho capito tuttavia che la storia evenemenziale, la storia cioè degli avvenimenti, politici e militari, non ha per molti bambini (o ragazzi) lo stesso fascino che può avere la storia degli usi e dei costumi, la storia sociale.

Come esimersi quindi dal proporre a scuola una storia interdisciplinare su modello della Nouvelle Histoire di Febvre e Bloch? Come non soffermarsi nell’analisi dei modelli sociali del passato, confrontandoli con i modelli contemporanei? I bambini sanno stupire in tal senso: potrei trascrivere pagine e pagine di dettagliate analisi del modello sociale assiro emerse durante le ore di storia in classe quarta. Certo sociologia non è una materia contemplata dal curricolo delle competenze della scuola primaria, ma possiamo farla rientrare perfettamente nei programmi di Educazione civica.

Parlare di schiavitù nelle società antiche e creare  un parallelismo con alcune realtà tristemente ancora vive del mondo contemporaneo, è un dovere del docente di storia.

Credo fermamente nel fitto reticolo di legami che si possono instaurare tra le discipline. Credo al contempo nell’importanza di una formazione specifica dei docenti di scuola primaria, distinta tra area scientifica e area umanistica, perché risulti veramente accurata e approfondita; tali aree però devono, successivamente, essere messe nelle condizioni di poter dialogare costantemente tra loro e questo è possibile solo grazie alla sensibilità e alla preparazione degli insegnanti.

Arte e Tecnologia: fare Storia con le mani

Abbiamo già visto l’importanza del legame tra Storia e Geografia, tra Storia ed Educazione civica, tra Storia e Letteratura. E cosa può nascere dall’unione tra Storia e Arte, o tra Storia e Tecnologia?

Sappiamo bene quanto i bambini provino soddisfazione nel costruire qualcosa con le proprie mani.

Quando, in classe terza, propongo loro di ricreare le meraviglie delle Grotte di Lascaux, solitamente assisto a un giubilo, seguito immediatamente da una domanda: «Ma dove? Sulle pareti dell’aula?».

É allora che mi diverto a mescolare le carte del gioco, a far notare come le discipline siano tra loro interconnesse. Le competenze di Tecnologia ci portano ad utilizzare materiali diversi per progettare una grotta a partire da un tavolo, carta da pacco o giornale e altri elementi di recupero. Realizziamo dapprima la carta-roccia e nel mentre facciamo un piccolo excursus sulla classificazione dei tipi di rocce; facciamo poi leva sulle nostre competenze artistiche e realizziamo pitture rupestri sulla finta roccia con bastoncini di legno carbonizzati e polvere di argilla rossa. Le pareti dell’aula sono salve!

Un inverno portai una classe in uscita a piedi a raccogliere pietre nel greto di un torrente in secca che, per nostra fortuna, si trovava non molto lontano da scuola. Raccogliemmo anche molti bastoncini di legno. Avevamo appena imparato come gli uomini preistorici costruivano le loro armi da caccia. Passammo quindi il pomeriggio ad assemblare pietre e bastoni con della gavetta realizzando armi assai rudimentali e dall’aspetto decisamente preistorico. Nella fase di assemblaggio, ci lasciammo accompagnare dai ritmi di una musica tribale che, devo dire, contribuì non poco a trasportarci in una dimensione ancestrale, tanto che i bambini lavorarono con una concentrazione incredibile.

Inserimmo quindi le “armi” sotto la nostra grotta di Lascaux, accanto ad un focolare realizzato con pietre e piccole luci a Led. A fine anno, smontare il tutto, fu una tragedia per i bambini. Ma è sempre un colpo al cuore separarsi da ciò che è stato creato con impegno e dedizione. Tuttavia, nelle classi non c’è mai abbastanza spazio per tenere tutto. Proporrei di creare dei veri e propri musei permanenti con tutto ciò che alunni e insegnanti delle scuole primarie producono negli anni con tanta dedizione.

Anche quest’anno, con l’attuale classe quarta, l’Arte sta entrando in modo deciso nell’insegnamento della Storia. É difficile rendersi conto di quanto fosse complessa la scrittura cuneiforme sumera se non si prova a realizzarla su delle tavolette d’argilla. Devo ammettere che la ricerca del fantomatico “stilo” non è stata facile, ma, a conferma del valore dell'interdisciplinarità, l’insegnante di Tecnologia ci è venuta in soccorso con dei bastoncini di legno a punta quadrata trovati in un negozio di articoli per la casa, che ben si sono prestati, inclinati nel giusto modo, a scrivere in perfetto stile sumero.

Allo stesso modo è riduttivo accostarsi agli usi e costumi della magnifica Civiltà egizia, senza creare  da zero tuniche e gioielli in perfetto stile faraonico, con la differenza che i materiali usati da noi saranno di recupero: avanzi di stoffe, ritagli di cartone, nastri colorati rubati ai pacchetti di Natale. Simuleremo quindi una giornata nell’antico Egitto accompagnati da sonorità arcaiche che, ancora una volta, ci aiuteranno a viaggiare nel tempo.

Mi piace pensare che attività di questo tipo aiutino a far percepire la Storia come una disciplina viva, come qualcosa di tangibile. Relegare la storia nel passato è in controtendenza con le competenze dei bambini che vivono, con totalità, qui e ora.

Musei, mostre e siti storici: la Storia fuori dalla scuola

Ho la fortuna di vivere in una provincia con un’efficiente rete museale https://www.museialtovicentino.it/: musei etnografici, archeologici e della Grande Guerra. Un patrimonio ricco accessibile a un prezzo conveniente e, in parte, visitabile gratuitamente la prima domenica di ogni mese. Raccolto abitualmente il materiale informativo di questi siti (brochure, depliant) per distribuirlo alla classe invitando gli alunni ad organizzare delle gite domenicali con le proprie famiglie. Stessa cosa per mostre e musei che visito con la mia famiglia.

Parteggio da sempre per l’apprendimento che prosegue fuori dalle mura scolastiche, nei siti archeologici, nelle mostre temporanee e, in generale, nei luoghi dove i grandi avvenimenti della storia hanno lasciato traccia.

È così che la Storia diviene una disciplina concreta, viva. Al contrario, se insegnata solo sui libri, essa rischia di venire percepita dalla maggior parte degli studenti come “roba vecchia e noiosa”.

Consapevole che le occasioni di scoperta e conoscenza condivisa aiutano l’apprendimento e la memorizzazione, stimolo spesso i bambini a farsi promotori di gite e visite d’istruzione familiari, cosicché possano sentirsi parte attiva del proprio percorso formativo.

Nelle classi quasi mai ripropongo i contenuti di Storia allo stesso modo. Conservo tuttavia in un grande scatolone tutto il materiale utilizzato suddiviso per anni scolastici. La storia si aggiorna di anno in anno, si impreziosisce di nuove letture e di nuovi approfondimenti, si arricchisce di nuove scoperte, mostre, esperienze e anche di nuovi interessi da parte del docente. Personalmente, quando mi appassiono ad un argomento, lo studio a fondo leggendo moltissimo a riguardo e iniziando quella tessitura di legami tra discipline che tanto amo.

Quest’anno ad esempio, lo studio degli Egizi si arricchisce dell’esperienza legata alla mostra I creatori dell’Egitto eterno, curata dal Museo Egizio di Torino e allestita nella meravigliosa cornice della Basilica palladiana di Vicenza (https://www.mostreinbasilica.it/it/egitto). Ovviamente ho programmato una gita di classe.

Alcuni miei alunni, esortati a visitare mostre e musei insieme alle rispettive famiglie, sono già andati a vedere questa mostra prima dell’uscita scolastica.

Inizialmente ho pensato che fosse un peccato perché, per loro, l’effetto sorpresa sarebbe stato minore.  Poi, fortunatamente, ho capito che questo pensiero era limitativo: quegli alunni e quelle alunne rivedranno la mostra insieme alla classe con occhi diversi, si sentiranno stimolati a guidare i compagni motivandoli nella scoperta della mostra.

In realtà, hanno già fatto buona parte di questo lavoro narrando la propria esperienza il lunedì successivo alla loro gita familiare.

Ecco di nuovo il potere della narrazione, ricorrente nelle mie riflessioni sull’insegnamento. Si tratta di una narrazione corale, la più antica forma di apprendimento e trasmissione di sapere che l’uomo abbia conosciuto.

Tale narrazione presuppone un ascolto attivo.

Mi sono già soffermata a descrivere quanto sia importante educare i ragazzi e le ragazze all’osservazione.

Qui voglio soffermarmi sull’importanza di educare all’ascolto attraverso la narrazione di discipline di studio, quali appunto la Storia. E, se di storia attiva, concreta e visiva si parla, l’argomentazione non può che dirigersi verso l’importanza di uno studio guidato da immagini e mappe. Un insegnamento di questo tipo prevede che i canali visivo e uditivo vengano  sollecitati contemporaneamente.

In una società nella quale le immagini sono preponderanti, l’ascolto in classe a mio avviso deve essere spesso supportato da elementi visivi: carte geo-storiche, fotografie d’archivio, reperti, ma anche mappe concettuali, come guida e supporto per la memorizzazione dei concetti.

Mi riferisco a mappe costruite insieme, docente e alunni, nell’ottica di uno studio, ancora una volta, attivo e condiviso.

Si può iniziare un nuovo argomento ascoltando la narrazione dell’insegnante, leggendo insieme le opere di grandi autori, per passare poi al libro di testo o ai libri di testo, perché il confronto tra più fonti è fondamentale.

Si passa poi a cercare insieme agli alunni i concetti principali, le parole chiave e, con esse, si procede alla costruzione di mappe condivise, costruite insieme passo dopo passo.

Si diviene così artigiani dell’apprendimento.

Smontare e rimontare insieme all’insegnante e ai compagni i nuovi concetti, aiuta l’alunno a comprenderli e a fissarli nella memoria.

Per concludere...

C’è un aspetto che deve sempre essere tenuto in considerazione quando si affrontano nuovi argomenti con una classe di alunni: il modo di apprendere di ciascuno di loro è differente. Come sostiene Howard Gardner, ogni persona è in possesso di molte forme di intelligenza localizzate in parti specifiche del cervello, e ciascuna di esse è utilizzabile se opportunamente stimolata e sollecitata.

Le capacità di apprendimento non sono quindi statiche e possono essere allenate con esercizi specifici.

Ne deriva che le abilità di cui ognuno di noi è dotato sono molte e differenti e altrettanto differenziate sono le competenze messe in atto in fase di apprendimento.

I docenti ormai sanno bene che è opportuno in classe sperimentare varie strategie di insegnamento, utilizzare canali diversi per raggiungere tutta la classe.

Ecco, io credo che l’insegnamento attivo della Storia sia una modalità che può raggiungere questo scopo, perché ogni alunno è invitato a fare la propria parte, a mettere in gioco le proprie abilità e competenze, senza giudizio e con la ricompensa di vedere accrescere, giorno dopo giorno, la propria affinità con la Storia stessa.