Insegnare alle vittime del bullismo a difendersi: potrebbe essere questa l'ultima frontiera dell'azione educatrice a scuola. Un nuovo argine contro un fenomeno purtroppo dilagante. Secondo i dati della piattaforma ELISA resi noti dal Ministero dell'Istruzione il 22,3% degli studenti e delle studentesse delle scuole superiori è stato vittima di bullismo nell'anno scolastico 2020/21, il 2,9% in modo sistematico, il resto occasionalmente. E l'8,4% ha subito episodi di cyberbullismo. Secondo il sondaggio, una parte di questi fenomeni non arriva alla coscienza dei docenti, che infatti hanno una percezione delle dimensioni del fenomeno più bassa rispetto a quella degli studenti. Gli insegnanti ritengono di intervenire più spesso rispetto a quanto dichiarano invece i ragazzi. Al di là di questo scollamento, resta il fatto che oltre la metà delle scuole italiane non hanno ancora adottato il protocollo di presa in carico dei casi di bullismo e cyberbullismo.
Come combattere il bullismo?
La maggior parte dei programmi di contrasto al bullismo punta sull'inclusione e sull'educazione al rispetto e valorizzazione della diversità. Ovvero, puntano all'educazione dei bulli. È importante, ma non basta.
Fondamentale è agire anche sulla platea dei testimoni, i compagni di classe che assistono alle prepotenze e non intervengono. Ci sono associazioni come MaBasta che si rivolgono direttamente ai ragazzi e consigliano azioni concrete, come creare un contro-gruppo che si opponga al gruppetto dei bulli con il duplice obiettivo di difendere e sostenere le vittime e di far comprendere ai prepotenti che stanno sbagliando. Questo è sicuramente utile ma, di nuovo, potrebbe non essere sufficiente. E allora perché, in aggiunta a tutto quello che abbiamo detto, non provare a insegnare alle vittime stesse a difendersi?
D'istinto, quando qualche adolescente ci racconta di essere stato pesantemente preso in giro, viene voglia di esortarlo a fregarsene. Non è certo facile, perché sappiamo che le parole, forse ancora più dei pugni, possono fare davvero male. Eppure, fregarsene è una strategia estremamente efficace perché lascia il bullo senza appigli, senza parole. Lo neutralizza. Ecco un possibile decalogo:
- Tieni un diario
Non un diario qualsiasi, ma un diario terapeutico che ti farà sentire meglio. Il trucco è cambiare le parole con cui descrivi quello che ti è successo. Le parole che scegli per descrivere il mondo dicono come sei tu, non com'è il mondo. Se scegli parole diverse per raccontare la realtà, in qualche modo la cambi, o comunque cambi l'effetto che fa su di te.
- Respira
Quando avviene qualcosa che ti agita, dovresti semplicemente chiudere gli occhi, respirare profondamente e poi fare quello che devi o continuare quello che stavi facendo, anche se non è facile.
- Non crederci
Le persone possono dirti quello che vogliono, ma sei sempre e solo tu che scegli di credere o di non credere a quello che dicono. E soprattutto sei tu che puoi dare o non dare valore alle persone che ti dicono quelle cose. Ci offendiamo per qualcosa soltanto se noi per primi proviamo vergogna o imbarazzo per quella stessa cosa. Abbiamo sempre il potere dell’indifferenza, il potere di lasciarci scivolare addosso ciò che è spiacevole.
- Segna i momenti belli
L’esercizio della gratitudine: ogni giorno, devi esprimere gratitudine per almeno un fatto che ti succede, e così, giorno dopo giorno, diventi consapevole che, per quanto a volte le cose non vadano bene, ci sono sempre e comunque un sacco di altre cose belle intorno. Dovresti iniziare a concentrarti sui piccoli momenti belli, anche di un minuto. La somma di tutti i minuti alla fine farà la differenza.
- Preparati!
Stila un elenco di situazioni che in passato ti hanno messo in difficoltà e che, forse, in futuro potrebbero ricapitarti. Più situazioni riesci a elencare, più ti sarà facile gestirle bene in futuro. Per ognuno dei casi elencati, prepara la tua risposta: “Sì... e quindi?”, “Sì, è vero, e...?”, “Ah ah! E allora?” e così via. Preparati in anticipo, così la prossima volta ne uscirai al meglio!
- Distrai la tua mente
Per star male ci vuole un sacco di tempo libero. Cosa significa? Che più il cervello è libero di pensare a quello che gli pare, più è probabile che pensi a cose che ti faranno star male. Il cervello va distratto, così si concentrerà su tutt’altro. Fai un elenco di almeno 7 cose belle che puoi fare ogni volta che ne avrai bisogno e che vorrai sentirti meglio.
- Cambia le parole
Quello che devi fare è trovare nuovi modi per esprimere gli stessi concetti, sostituendo le vecchie parole con parole belle, parole magiche. Per esempio, puoi sostituire il termine “problema” con “sfida”, oppure puoi sostituire l’aggettivo “difficile” con “impegnativo”. Prova a pensare di non avere un problema: hai una situazione interessante da risolvere. Ti farà stare meglio.
- Cosa ti piace di te?
Passi troppo tempo a pensare a cosa non va bene in te e troppo poco, invece, a pensare a cosa ti piace di te. La paura del giudizio è prima di tutto una questione di come ti senti e di quanto ti piaci: quando ti piaci il parere degli altri non è poi così importante. Devi fare i conti con le tue caratteristiche: la cosa più bella che puoi fare è amarle, capire a che cosa ti servono e accorgerti che sono ciò che ti rende speciale al mondo.
- Riscrivi i ricordi
Quando racconti a te stesso le cose che sono successe in modo diverso dal solito, il cervello le trasforma, letteralmente. Ciò significa che, se esiste un episodio che ancora ti fa star male, puoi riscriverlo, e questo smetterà di farti star male. Se ti è successa una cosa brutta e tu continui a pensarci come a una cosa super brutta, a usare brutte parole per descriverla e così via, allora, ogni volta che ci penserai, starai male. Se invece ci pensi usando altre parole, allora starai meglio.
- Prenditi in giro
Non possono prenderti in giro, se tu sei più bravo degli altri a farlo. Se tu sei capace di prenderti in giro da solo, nessuno poi avrà il potere di farti star male. Più sei bravo tu, meno saranno capaci di farlo gli altri! Magari qualcuno lo farà lo stesso, ma non potrà dire nulla che tu non abbia già detto, e dirlo meglio. Se impari a prenderti in giro, togli agli altri il potere di farlo.
Sono consigli tratti dal bel libro Nessuno può farti star male senza il tuo permesso di Paolo Borzacchiello ed Elisa Sednaoui, edito da Mondadori. Non un libro sul bullismo ma, come recita il sottotitolo, un breve corso di autodifesa emotiva. Paolo Borzacchiello è uno dei massimi esperti di intelligenza linguistica, di tutto ciò che riguarda le interazioni umane e il linguaggio. Elisa Sednaoui ha fondato Funtasia, un’organizzazione che realizza e fornisce contenuti ed esperienze, sia online che in presenza, progettati per bambini, genitori e educatori. La lettura del libro che insieme hanno scritto pensando anche alla loro esperienza di adolescenti, è di per sé terapeutica, fa stare meglio. In fondo alla storia propedeutica, i lettori troveranno dieci esercizi da mettere in pratica per difendersi da tutto e da tutti. Perché, come scrivono Paolo ed Elisa, «quando qualcuno se la prende con te, lo fa solo perché sa che in qualche modo tu glielo permetti, quindi, se smetti di comportarti come una vittima, allora nessuno potrà più farti star male».