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L’accoglienza dei bambini ucraini nelle scuole italiane. Prime esperienze

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L’accoglienza dei bambini ucraini nelle scuole italiane. Prime esperienze
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Bambini e ragazzi ucraini in fuga dalla guerra arrivano nelle nostre classi. Come accoglierli e guidarli nel percorso di integrazione e socialità? Come aiutarli a ritrovare un senso di normalità? I primi consigli e alcuni suggerimenti utili già sperimentati da insegnanti.

I bambini e i ragazzi ucraini arrivano nelle nostre scuole, carichi dei traumi che hanno vissuto. Come accoglierli e guidarli in un percorso di integrazione e socialità che, usando le parole di Carmela Pace, presidente di Unicef Italia, "li aiuterà a elaborare le dolorose esperienze vissute e ritrovare un senso di normalità"? In diverse parti d'Italia sono state organizzate iniziative di formazione, come il corso "Didattica in situazioni di emergenza",  dell’Ufficio scolastico regionale del Veneto. Ecco alcuni spunti chiave di riflessione per i docenti.

  • SCAMBIO CULTURALE. Teniamo presente che i bambini e ragazzi ucraini, carichi di emozioni fortissime, vengono inseriti in contesti pregni di dinamiche relazionali complesse, come sono le classi, ha detto Andrea Sales, psicologo e psicoterapeuta, docente presso l'Università degli Studi di Padova e fondatore del centro Paradoxa. Contesti dove, spesso, già convivono culture differenti. L’accoglienza, ha sostenuto Sales, deve tenere presente che i nuovi studenti hanno una cultura di provenienza molto forte. Ecco che allora, per creare un ambiente davvero accogliente, lo scambio tra culture deve essere imprescindibile.
  • CLIMA SERENO. Diventa fondamentale creare un contesto sereno, lieto e un clima sicuro. È quindi importante rivedere alcune dinamiche, alcuni accordi presi in precedenza all’interno delle classi: strutturare nuove regole, che devono rappresentare, soprattutto per i bambini, i loro mondi valoriali e che non possono essere semplicemente imposte dall’alto. Questa “rinegoziazione” deve essere fatta a monte, prima dell’arrivo dei bambini e dei ragazzi ucraini.
  • NUOVI SIGNIFICATI. Fondamentale poi costruire all’interno del gruppo classe di riferimento nuovi significati, anche relativi (in questo caso, alla guerra), in modo che l’inserimento diventi funzionale e anche la cultura della classe possa arricchirsi. Sapere cos’è la guerra, sapere che in guerra accadono fatti che riteniamo impensabili, diventa importante per la classe che accoglie. Andrea Sales suggerisce momenti di braistorming aperto e, successivamente, piccoli gruppi di lavoro dove gli alunni possano confrontarsi ulteriormente sul tema. Certamente l’argomento può essere approfondito con gli alunni della scuola secondaria di primo e secondo grado, mentre alla scuola primaria, dopo un primo momento di spiegazione e di confronto, si può lavorare maggiormente sulla capacità di ascoltare l’altro, aiutando i bambini ad integrare esperienze diverse e a farne tesoro. Si può parlare quindi di inserimenti compartecipativi, sottolinea Sales, che si realizzano quando viene messa in campo e sollecitata l’empatia, la capacità di mettersi nei panni dell’altro.
  • LA ROUTINE DI CLASSE. È necessario ricordare che focalizzarsi eccessivamente sui nuovi alunni potrebbe creare situazioni di disagio; è pertanto importante trovare un buon equilibrio. Per i nuovi arrivati, sradicati dal proprio ambiente, dalle proprie abitudini, diventa fondamentale creare una routine all’interno della classe. Le routine sono importanti perché economizzano il pensiero. È altrettanto utile però che non ce ne siano troppe, perché l’eccesso può generare tensione.
  • METTERSI IN ASCOLTO. Bisogna ricordare che, fare scuola oggi, non significa solo fare didattica, bensì, prima di tutto, insegnare ad essere persone. E in questo momento critico si presenta la possibilità concreta di insegnare l’empatia in modo veramente esperienziale. Il compito del docente, ricorda Sales, è innanzitutto quello di essere presente, di capire il bisogno e di ascoltare. Precisa a tal proposito il professor Fabio Caon (Dipartimento di Studi Linguistici e Culturali Comparati dell’Università Ca’ Foscari di Venezia), che in questo periodo di accoglienza si dovrà consolidare il dialogo tra la dimensione relazionale e la dimensione didattica. Diventerà importante ribaltare i ruoli. Il docente e la classe potranno invitare i nuovi arrivati a raccontare la propria cultura e a insegnare la loro lingua madre. In questo modo la transitorietà acquisterà valore e potrà divenire possibilità, per tutti. La temporaneità, diventerà al contempo occasione di apprendimento, senza che si vengano a creare però false illusioni sulla possibilità, a breve termine, di un ritorno alla normalità.

Che cosa sta avvenendo nelle scuole italiane? Esperienze e racconti dal vivo

In queste settimane le scuole si sono preparate individuando la disponibilità dei vari plessi ad accogliere bambini esuli e valutando, classe per classe, i numeri per l’inserimento. Molte scuole hanno lasciato traccia sui siti web istituzionali delle iniziative di pace realizzate.

Non bisogna dimenticare che in Ucraina il sistema educativo è strutturato in modo diverso da quello italiano; ecco che, specialmente nei primi giorni di accoglienza, sono stati e saranno fondamentali la presenza e il supporto di mediatori culturali e linguistici.

L’organizzazione didattica per i nuovi arrivati prevede al momento sia attività educative con i nuovi compagni di classe, sia momenti di apprendimento individuale o in piccolo gruppo. Ed ecco l’importanza di mediatori linguistici e di figure specializzate in materia di intercultura. Da testimonianze e osservazioni che ho avuto modo di raccogliere in ambiti e regioni diverse, emergono situazioni differenti: in alcune scuole primarie si sono rese disponibili signore di madrelingua ucraina o russa stabilitesi in Italia da diverso tempo che, soprattutto nei primissimi giorni di arrivo di questi bambini, hanno potuto aiutare gli insegnanti nella mediazione linguistica.
Alcuni istituti, con le prime risorse pervenute, hanno potenziato sportelli di ascolto psicologico per le famiglie ucraine con minori.

In altre realtà scolastiche ciò non è stato possibile. I docenti si sono quindi occupati di ogni fase dell’accoglienza, senza intermediazione linguistica e culturale. “Abbiamo la fortuna di avere in classe un bambino di origini moldave” mi ha raccontato un’insegnante di scuola primaria “che si è rivelato un preziosissimo tramite linguistico con i nuovi arrivati”. In assenza di alunni-mediatori, gli insegnanti si avvalgono allora della tecnologia - per lo più di software di traduzione simultanea - per fornire immediate indicazioni ai nuovi arrivati o comprendere le loro richieste ed esigenze.

«La vera accoglienza, quella più spontanea, emerge osservando il comportamento dei pari» mi raccontano alcune insegnanti di un piccolo istituto comprensivo. «Ci sono meravigliose forme di condivisione tra alunni italiani e bambini ucraini, come la proposta spontanea di giochi e attività motorie che non richiedono l’uso del linguaggio, il dono di giocattoli o materiali scolastici, l’invito a feste organizzate a casa propria». Una delle insegnanti ha aggiunto: «Un mio alunno ha organizzato la festa del suo compleanno e si è preoccupato subito di riferire alle due bambine ucraine appena arrivate che sarebbe passata sua madre a prenderle in macchina e a riaccompagnarle a casa, purché fossero presenti alla festa».

Questo è ciò che accade oggi. Ma nelle prossime settimane e nei prossimi mesi come andrà? Non ci è dato di sapere quali saranno gli sviluppi di questa drammatica situazione. Di certo non sappiamo quanto tutto questo durerà. Molte mamme ucraine hanno chiesto che i propri figli possano continuare a frequentare le classi a tempo pieno perché nel frattempo vogliono trovarsi un lavoro, dal momento che non sanno quando torneranno nel loro Paese. Molte di loro non sanno se vorranno mai tornarci, tanta è la paura. Mi riferisco anche alle donne fuggite con i figli da città per ora risparmiate dai bombardamenti.

I docenti hanno ben chiaro che, soprattutto in un tempo scuola di 40 ore settimanali, la mediazione linguistica e culturale è indispensabile. Le prossime, saranno settimane intense, frenetiche, di verifiche conclusive e di chiusura di tante attività.

Diversi insegnanti si sono rivolti fin da subito alle biblioteche civiche della propria città per procurare libri in lingua ucraina, russa e inglese, in modo che, nei momenti in cui risulta più difficile dedicare tempo esclusivo ai neo arrivati, questi possano avvalersi di testi da leggere in autonomia. Le biblioteche hanno previsto forme di prestito ad hoc, con scadenza prolungata. Gli insegnanti hanno quindi allestito in molte aule angoli lettura che diventano piccoli poli di attrazione per tutti gli alunni della classe, soprattutto nei primi anni della scuola primaria, dove le illustrazioni attraggono prima delle parole.

Fuori da scuola, molti editori stanno stampando e pubblicando a tempo di record libri in lingua ucraina; al contempo molti testi scolastici, soprattutto per il prossimo anno, vengono arricchiti di contenuti multimediali adeguati. Ma è chiaro che la mediazione linguistica e culturale di persone in carne ed ossa resta e resterà insostituibile.

Il Parlamento ha approvato una risoluzione Dem che impegna il governo a mettere in campo ogni azione utile per l’avvio immediato di progetti di accoglienza nelle scuole dei bambini e delle bambine provenienti dall’Ucraina all’interno del Piano Estate 2022, fortemente voluto dal ministro dell'istruzione Patrizio Bianchi. Si tratta di un impegno pedagogico, culturale e di inclusione che prevede degli interventi straordinari:

  • programmi di apprendimento della lingua e di socializzazione, così come attività culturali, artistiche e sportive a sostegno dei bambini profughi;
  • valorizzazione della collaborazione attiva tra istituzioni scolastiche, società civile ed enti del terzo settore;
  • risorse aggiuntive per garantire il supporto psicologico per gli alunni ucraini e un sostegno educativo specializzato a coloro che hanno esigenze supplementari;
  • percorsi di formazione per i docenti coinvolti nell’accoglienza;
  • kit educativi di benvenuto;
  • stretta collaborazione con il ministero ucraino competente per garantire continuità didattica e, al tempo stesso, raccordo con il percorso scolastico italiano.

«Sono 16.045 gli studenti ucraini accolti nelle scuole italiane, a settembre saremo attorno ai 28/30 mila - ha affermato il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi - Se la crisi ucraina perdura, la scuola italiana ha bisogno di risorse. Nella nuova legge di bilancio bisogna mettere più risorse per la scuola”. In particolare “serve personale straordinario con competenze mirate».

Non fermiamoci qui: dall'emergenza ucraina a un modello di accoglienza per tutti i profughi

Detto ciò, non possiamo ignorare che quel che accade ai bambini ucraini, accade a tutti i bambini che vivono in zone di guerra. Per questo bisogna operare affinché, ciò che sta predisponendo e che già si sta attuando in alcune realtà per i minorenni ucraini, diventi un modello per l’accoglienza di ogni bambino profugo, anche negli anni a venire.

Ma è necessario soprattutto un impegno concreto perché l’accoglienza scolastica, dopo le prime settimane e i primi mesi, non si riduca, in assenza di risorse, alla stesura di un Piano Didattico Personalizzato, ma venga data la possibilità alle scuole di mettere in atto interventi importanti che saranno occasione di crescita individuale e sociale per tutti.

Per ricevere indicazioni e risorse per consentire ai bambini e ai ragazzi in fuga dalla guerra accoglienza e condizioni per proseguire il percorso scolastico e educativo, visita la pagina dedicata del MIUR