I bambini e i ragazzi ucraini arrivano nelle nostre scuole, carichi dei traumi che hanno vissuto. Come accoglierli e guidarli in un percorso di integrazione e socialità che, usando le parole di Carmela Pace, presidente di Unicef Italia, "li aiuterà a elaborare le dolorose esperienze vissute e ritrovare un senso di normalità"? In diverse parti d'Italia sono state organizzate iniziative di formazione, come il corso "Didattica in situazioni di emergenza", dell’Ufficio scolastico regionale del Veneto. Ecco alcuni spunti chiave di riflessione per i docenti.
Che cosa sta avvenendo nelle scuole italiane? Esperienze e racconti dal vivo
In queste settimane le scuole si sono preparate individuando la disponibilità dei vari plessi ad accogliere bambini esuli e valutando, classe per classe, i numeri per l’inserimento. Molte scuole hanno lasciato traccia sui siti web istituzionali delle iniziative di pace realizzate.
Non bisogna dimenticare che in Ucraina il sistema educativo è strutturato in modo diverso da quello italiano; ecco che, specialmente nei primi giorni di accoglienza, sono stati e saranno fondamentali la presenza e il supporto di mediatori culturali e linguistici.
L’organizzazione didattica per i nuovi arrivati prevede al momento sia attività educative con i nuovi compagni di classe, sia momenti di apprendimento individuale o in piccolo gruppo. Ed ecco l’importanza di mediatori linguistici e di figure specializzate in materia di intercultura. Da testimonianze e osservazioni che ho avuto modo di raccogliere in ambiti e regioni diverse, emergono situazioni differenti: in alcune scuole primarie si sono rese disponibili signore di madrelingua ucraina o russa stabilitesi in Italia da diverso tempo che, soprattutto nei primissimi giorni di arrivo di questi bambini, hanno potuto aiutare gli insegnanti nella mediazione linguistica.
Alcuni istituti, con le prime risorse pervenute, hanno potenziato sportelli di ascolto psicologico per le famiglie ucraine con minori.
In altre realtà scolastiche ciò non è stato possibile. I docenti si sono quindi occupati di ogni fase dell’accoglienza, senza intermediazione linguistica e culturale. “Abbiamo la fortuna di avere in classe un bambino di origini moldave” mi ha raccontato un’insegnante di scuola primaria “che si è rivelato un preziosissimo tramite linguistico con i nuovi arrivati”. In assenza di alunni-mediatori, gli insegnanti si avvalgono allora della tecnologia - per lo più di software di traduzione simultanea - per fornire immediate indicazioni ai nuovi arrivati o comprendere le loro richieste ed esigenze.
«La vera accoglienza, quella più spontanea, emerge osservando il comportamento dei pari» mi raccontano alcune insegnanti di un piccolo istituto comprensivo. «Ci sono meravigliose forme di condivisione tra alunni italiani e bambini ucraini, come la proposta spontanea di giochi e attività motorie che non richiedono l’uso del linguaggio, il dono di giocattoli o materiali scolastici, l’invito a feste organizzate a casa propria». Una delle insegnanti ha aggiunto: «Un mio alunno ha organizzato la festa del suo compleanno e si è preoccupato subito di riferire alle due bambine ucraine appena arrivate che sarebbe passata sua madre a prenderle in macchina e a riaccompagnarle a casa, purché fossero presenti alla festa».
Questo è ciò che accade oggi. Ma nelle prossime settimane e nei prossimi mesi come andrà? Non ci è dato di sapere quali saranno gli sviluppi di questa drammatica situazione. Di certo non sappiamo quanto tutto questo durerà. Molte mamme ucraine hanno chiesto che i propri figli possano continuare a frequentare le classi a tempo pieno perché nel frattempo vogliono trovarsi un lavoro, dal momento che non sanno quando torneranno nel loro Paese. Molte di loro non sanno se vorranno mai tornarci, tanta è la paura. Mi riferisco anche alle donne fuggite con i figli da città per ora risparmiate dai bombardamenti.
I docenti hanno ben chiaro che, soprattutto in un tempo scuola di 40 ore settimanali, la mediazione linguistica e culturale è indispensabile. Le prossime, saranno settimane intense, frenetiche, di verifiche conclusive e di chiusura di tante attività.
Diversi insegnanti si sono rivolti fin da subito alle biblioteche civiche della propria città per procurare libri in lingua ucraina, russa e inglese, in modo che, nei momenti in cui risulta più difficile dedicare tempo esclusivo ai neo arrivati, questi possano avvalersi di testi da leggere in autonomia. Le biblioteche hanno previsto forme di prestito ad hoc, con scadenza prolungata. Gli insegnanti hanno quindi allestito in molte aule angoli lettura che diventano piccoli poli di attrazione per tutti gli alunni della classe, soprattutto nei primi anni della scuola primaria, dove le illustrazioni attraggono prima delle parole.
Fuori da scuola, molti editori stanno stampando e pubblicando a tempo di record libri in lingua ucraina; al contempo molti testi scolastici, soprattutto per il prossimo anno, vengono arricchiti di contenuti multimediali adeguati. Ma è chiaro che la mediazione linguistica e culturale di persone in carne ed ossa resta e resterà insostituibile.
Il Parlamento ha approvato una risoluzione Dem che impegna il governo a mettere in campo ogni azione utile per l’avvio immediato di progetti di accoglienza nelle scuole dei bambini e delle bambine provenienti dall’Ucraina all’interno del Piano Estate 2022, fortemente voluto dal ministro dell'istruzione Patrizio Bianchi. Si tratta di un impegno pedagogico, culturale e di inclusione che prevede degli interventi straordinari:
«Sono 16.045 gli studenti ucraini accolti nelle scuole italiane, a settembre saremo attorno ai 28/30 mila - ha affermato il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi - Se la crisi ucraina perdura, la scuola italiana ha bisogno di risorse. Nella nuova legge di bilancio bisogna mettere più risorse per la scuola”. In particolare “serve personale straordinario con competenze mirate».
Detto ciò, non possiamo ignorare che quel che accade ai bambini ucraini, accade a tutti i bambini che vivono in zone di guerra. Per questo bisogna operare affinché, ciò che sta predisponendo e che già si sta attuando in alcune realtà per i minorenni ucraini, diventi un modello per l’accoglienza di ogni bambino profugo, anche negli anni a venire.
Ma è necessario soprattutto un impegno concreto perché l’accoglienza scolastica, dopo le prime settimane e i primi mesi, non si riduca, in assenza di risorse, alla stesura di un Piano Didattico Personalizzato, ma venga data la possibilità alle scuole di mettere in atto interventi importanti che saranno occasione di crescita individuale e sociale per tutti.