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Bullismo in classe: come accorgersene e come intervenire

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Bullismo in classe: come accorgersene e come intervenire

La scuola non deve essere un non-luogo dove si incamerano solo nozioni, dice la psicologa Anna Oliverio Ferraris. Ecco come agire nei casi di prepotenza.

Tutta la classe è in cortile. Un’alunna arrivata da poco vorrebbe unirsi al gruppo e giocare a pallavolo. Le compagne se ne accorgono ma fanno finta di niente. Lei trova il coraggio, si fa avanti, ma nessuno la considera, fino a quando una ragazzina interrompe il gioco per respingerla a malo modo. Atteggiamento che si ripete in diverse occasioni. Esclusa. Suona la campanella. Inizia la ricreazione. C’è chi ne approfitta per andare in bagno. Lì un gruppetto di bambini di quarta e quinta, per divertirsi, chiude nei gabinetti bambini di prima e seconda. Non è la prima volta che agiscono con prepotenza nei confronti dei più piccoli. Vulnerabili e presi di mira. Nel corridoio un paio di ragazze fanno comunella e non perdono occasione di additare e prendere in giro la loro compagna di classe “colpevole” di essere la più brava e avere qualche chiletto di troppo. Continuamente sbeffeggiata per questo.
Vi è capitato di assistere a episodi di questo genere o che qualcuno vi riferisse di interazioni poco inclusive e vessatorie o episodi di bullismo nella vostra scuola?

CHE COS'È IL BULLISMO?

Non è raro purtroppo anche a scuola assistere a comportamenti violenti. Anche tra le mura scolastiche, infatti, molti ragazzi e ragazze finiscono con l’essere presi di mira, minacciati e ricattati dai compagni. Comportamenti che alla lunga possono mettere a dura prova l’autostima della vittima e causare disagi e sofferenze fisiche e psicologiche.

«Di fronte al bullismo non bisogna far finta di niente, minimizzare e girarsi dall’altra parte. Perché
il bullismo fa male, a chi lo subisce e a chi lo esercita» commenta Anna Oliverio Ferraris, professoressa di psicologia dello sviluppo all’Università La Sapienza di Roma e autrice di Piccoli bulli e cyberbulli crescono (Bur 2017). Se la scuola è palestra di vita, proprio «tra i banchi di scuola i vostri alunni e le vostre alunne dovrebbero imparare il valore della solidarietà, della cooperazione, dello stare insieme rispettando gli altri, gestendo al meglio i confitti e mettendo al bando prepotenze, offese, derisioni, minacce e aggressioni».

Di fatto in questo consiste il bullismo: atti di violenza fisica, psicologica o verbale, di esclusione e marginalizzazione che volontariamente il bullo o la bulla mette in atto a discapito della vittima. Intenzionalmente e ripetutamente. Come evidenziano infatti gli esperti della Casa Pediatrica dell’Ospedale Fatebenefratelli, un atto di bullismo è tale se persistente nel tempo e quindi ripetuto più volte ai danni di chi viene bullizzato.

«Bisogna saper distinguere dunque le scaramucce dalle azioni persecutorie e dalla violenza vera e propria» avverte Oliverio Ferraris che, al fine di intercettare segnali di bullismo e bloccare sul nascere certi comportamenti – «cosa necessaria oltre che educativa» – raccomanda di porsi in ascolto e osservare le interazioni dei propri alunni.

FACCIA A FACCIA CON BULLI E BULLIZZATI

Per un’efficace azione di contrasto, bisogna prevenire, riconoscere e gestire il fenomeno. Riconoscere l bullismo può non essere facile. Per riuscirci è indispensabile «prestare attenzione a ciò che avviene tra i ragazzi, anche se loro non parlano, negano o minimizzano. Non è da escludere infatti che un bambino oggetto di scherzi pesanti o battute denigratorie dica di divertirsi, ma un buon osservatore si accorge che in realtà le cose stanno diversamente. Così come, se non si fa nulla, si corre il rischio che l’immagine di duro e violento si fissi come una seconda pelle su chi agisce da bullo».

In genere, lo fa chi cerca di attirare attenzione su di sé e, per farsi ammirare dai compagni, ricorre alla violenza. «La prepotenza diventa un mezzo per essere qualcuno in mezzo agli altri» puntualizza la psicologa.

In genere, poi, come spiega Telefono Azzurro, il bullo ha difficoltà nell’autocontrollo, è impulsivo, fa fatica a rispettare le regole e a mettersi nei panni degli altri. «La vittima, invece, può essere l’ultimo arrivato a scuola, il più timido, lo straniero, il secchione o quello che va male. C’è chi viene bullizzato per il suo aspetto fisico o l’orientamento sessuale. A volte è il bullizzato a provocare il bullo e ad accettare di essere preso di mira pur di non essere invisibile agli occhi degli altri, perché meglio maltrattato che ignorato».

PRIMA REGOLA: OSSERVARE

Come ricordano Telefono Azzurro e Save The Children, la strategia migliore per combattere il bullismo è la prevenzione, alla base della quale c’è la promozione di un clima culturale, sociale ed emotivo che possa scoraggiare sul nascere i comportamenti di prevaricazione e prepotenza.

Prevenire, quindi, attraverso attività educative finalizzate a migliorare il clima di classe e a promuovere stili relazionali positivi e abilità prosociali.

«In altre parole educateli all’empatia: favorendo la conoscenza reciproca, il rispetto di regole comuni, la cooperazione. Ma è importante anche osservare attentamente che cosa succede nel corso delle attività quotidiane per individuare eventuali cambiamenti indicativi di malessere e disagio: rabbia, paura, vergogna, isolamento» suggerisce Oliverio Ferraris. Che con fermezza invita gli insegnanti a non sottovalutare che la scuola è un luogo di vita, dove i ragazzi tessono relazioni importanti.«Non rendetela un non-luogo dove si incamerano solo nozioni. Anche perché un buon clima favorisce l’apprendimento».

SEONDA REGOLA: INTERVENIRE

Se avete intercettato che qualcosa non va, intervenite. Come? Gli esperti suggeriscono innanzitutto di confrontarsi con gli alunni, perché il silenzio è un alleato del bullismo: quindi parlate del fenomeno senza fare nomi. Cosa ne pensano? Perché, secondo loro, il bullo si comporta così? E cosa prova la vittima? Perché si lascia maltrattare? Quali soluzioni propongono?

«Fatelo con cadenza regolare. Per esempio, due volte al mese. Vi sedete tutti quanti in cerchio e alla fine stilate alcune regole di buona convivenza. Mostratevi loro alleati e conquistatevi la loro fiducia in modo che si sentano liberi di raccontare ed esprimersi».

È buona norma evitare di accendere i riflettori su vittima e carnefice (parlate loro privatamente) e coinvolgete invece tutto il gruppo classe in percorsi educativi pianificando attività che accrescano i comportamenti cooperativi. Anche perché per contrastare il perpetuarsi del fenomeno non basta educare il bullo a controllare la rabbia e a rispettare gli altri. Ma bisogna scalfire anche l’indifferenza della maggioranza silenziosa: i compagni di classe, se testimoni di prepotenze, devono saperle riconoscere e segnalarle all’insegnante. Nella consapevolezza che in classe non può esserci spazio per il bullismo e chiedere aiuto non è un atto di debolezza né un comportamento da spia, ma un modo coraggioso per fermare le angherie.

Pianificate anche lavori di gruppo: un cartellone, una ricerca... «Ogni alunno deve avere, all’interno del proprio gruppo, un compito specifico, in modo tale che il risultato finale dipenda dal contributo di ognuno». Le attività corali, ne sono un esempio, il coro o l’orchestra della scuola o gli sport di squadra, inducono a riconoscere e a valorizzare il ruolo degli altri per raggiungere l’obiettivo comune: uno per tutti, tutti per uno!

Un’altra strategia è il role play. Si tratta di coinvolgere i ragazzi in una sorta di breve rappresentazione teatrale, una simulazione, per esplorare emozioni, motivazioni e vissuti da diverse angolature: quella del bullo, del bullizzato, del testimone.

PUNIRE IL BULLO?

Individuato il bullo, che fare? La sanzione, secondo Oliverio Ferraris, deve essere educativa: come tale non deve avere carattere vendicativo, non deve umiliare, ma deve essere un mezzo per invertire la rotta. Un esempio?

«Assegnategli un ruolo diametralmente opposto a quello del persecutore: potrebbe fare da tutor ai bambini più piccoli». Oppure «condannatelo a leggere». È quello che hanno fatto in Germania per recuperare i responsabili di atti vandalici e di bullismo. Ad esempio, un quindicenne tedesco colpevole di ripetute violenze sui compagni è stato obbligato a leggere il romanzo di Jan Guillou La fabbrica del male, ambientato in un collegio dove i ragazzi più grandi commettono ogni genere di soprusi sui più piccoli, con conseguenze che marchieranno la vita adulta sia dei carnefici sia delle vittime.

INSIEME AI GENITORI

Contro il bullismo, ribadisce Telefono Azzurro, si dovrebbero attivare scuola e famiglia insieme: è importante dunque comunicare con i genitori per mettere in atto un intervento condiviso e coerente.

Se vi accorgete dunque di atti di bullismo, convocate le famiglie degli interessati. «Tranquillizzate i genitori. Non c’è da drammatizzare, ma nemmeno da sottovalutare la faccenda: affrontatela con la dovuta serenità facendo gioco di squadra per valorizzare l’importanza del rispetto. E ricordate loro, con la dovuta diplomazia, di non sottovalutare il clima in famiglia: a volte il bullo a scuola è a sua volta bullizzato da un fratello maggiore» conclude Anna Oliverio Ferraris.

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