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Bullismo in classe: 10 consigli agli insegnanti

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Bullismo in classe: 10 consigli agli insegnanti
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Che cos'è il bullismo? Come si manifesta in classe? Che cosa possono fare gli insegnanti? I consigli di Anna Oliverio Ferraris, già docente di psicologia dello sviluppo all’Università La Sapienza di Roma e autrice di "Piccoli bulli e cyberbulli crescono"

Tutta la classe è in cortile. Un’alunna arrivata da poco vorrebbe unirsi al gruppo e giocare a pallavolo. Le compagne se ne accorgono ma fanno finta di niente. Lei trova il coraggio, si fa avanti, ma nessuno la considera, fino a quando una ragazzina interrompe il gioco per respingerla a malo modo. Atteggiamento che si ripete in diverse occasioni. Esclusa.

Suona la campanella. Inizia la ricreazione. C’è chi ne approfitta per andare in bagno. Lì un gruppetto di bambini di quarta e quinta, per divertirsi, chiude nei gabinetti bambini di prima e seconda. Non è la prima volta che agiscono con prepotenza nei confronti dei più piccoli. Vulnerabili e presi di mira. 

Nel corridoio un paio di ragazze fanno comunella e non perdono occasione di additare e prendere in giro la loro compagna di classe “colpevole” di essere la più brava e avere qualche chiletto di troppo. Continuamente sbeffeggiata per questo.

Vi è capitato di assistere a episodi di questo genere o che qualcuno vi riferisse di interazioni poco inclusive e vessatorie o episodi di bullismo nella vostra scuola?

1) BULLISMO, CHE COSA SI INTENDE

Non è raro purtroppo anche a scuola assistere a comportamenti violenti. Anche tra le mura scolastiche, infatti, molti ragazzi e ragazze finiscono con l’essere presi di mira, minacciati e ricattati dai compagni. Comportamenti che alla lunga possono mettere a dura prova l’autostima della vittima e causare disagi e sofferenze fisiche e psicologiche.

«Di fronte al bullismo non bisogna far finta di niente, minimizzare e girarsi dall’altra parte. Perché
il bullismo fa male, a chi lo subisce e a chi lo esercita» commenta Anna Oliverio Ferraris, professoressa di psicologia dello sviluppo all’Università La Sapienza di Roma e autrice di Piccoli bulli e cyberbulli crescono (Bur 2017). Se la scuola è palestra di vita, proprio «tra i banchi di scuola i vostri alunni e le vostre alunne dovrebbero imparare il valore della solidarietà, della cooperazione, dello stare insieme rispettando gli altri, gestendo al meglio i confitti e mettendo al bando prepotenze, offese, derisioni, minacce e aggressioni».

Di fatto in questo consiste il bullismo: atti di violenza fisica, psicologica o verbale, di esclusione e marginalizzazione che volontariamente il bullo o la bulla mette in atto a discapito della vittima. Intenzionalmente e ripetutamente. Come evidenziano infatti gli esperti della Casa Pediatrica dell’Ospedale Fatebenefratelli, un atto di bullismo è tale se persistente nel tempo e quindi ripetuto più volte ai danni di chi viene bullizzato.

«Bisogna saper distinguere, dunque, le scaramucce dalle azioni persecutorie e dalla violenza vera e propria» avverte Oliverio Ferraris che, al fine di intercettare segnali di bullismo e bloccare sul nascere certi comportamenti – «cosa necessaria oltre che educativa» – raccomanda di porsi in ascolto e osservare le interazioni dei propri alunni.

2) COME RICONOSCERE IL BULLISMO: IL BULLO E IL BULLIZZATO

Per un’efficace azione di contrasto, bisogna prevenire, riconoscere e gestire il fenomeno. Riconoscere l bullismo può non essere facile. Per riuscirci è indispensabile «prestare attenzione a ciò che avviene tra i ragazzi, anche se loro non parlano, negano o minimizzano. Non è da escludere infatti che un bambino oggetto di scherzi pesanti o battute denigratorie dica di divertirsi, ma un buon osservatore si accorge che in realtà le cose stanno diversamente. Così come, se non si fa nulla, si corre il rischio che l’immagine di duro e violento si fissi come una seconda pelle su chi agisce da bullo».

In genere, lo fa chi cerca di attirare attenzione su di sé e, per farsi ammirare dai compagni, ricorre alla violenza. «La prepotenza diventa un mezzo per essere qualcuno in mezzo agli altri» puntualizza la psicologa.

In genere, poi, come spiega Telefono Azzurro, il bullo ha difficoltà nell’autocontrollo, è impulsivo, fa fatica a rispettare le regole e a mettersi nei panni degli altri. «La vittima, invece, può essere l’ultimo arrivato a scuola, il più timido, lo straniero, il secchione o quello che va male. C’è chi viene bullizzato per il suo aspetto fisico o l’orientamento sessuale. A volte è il bullizzato a provocare il bullo e ad accettare di essere preso di mira pur di non essere invisibile agli occhi degli altri, perché meglio maltrattato che ignorato».

3) PROMUOVERE UN CLIMA POSITIVO IN CLASSE

Come ricordano Telefono Azzurro e Save The Children, la strategia migliore per combattere il bullismo è la prevenzione, alla base della quale c’è la promozione di un clima culturale, sociale ed emotivo che possa scoraggiare sul nascere i comportamenti di prevaricazione e prepotenza.

Prevenire, quindi, attraverso attività educative finalizzate a migliorare il clima di classe e a promuovere stili relazionali positivi e abilità prosociali.

«In altre parole educateli all’empatia: favorendo la conoscenza reciproca, il rispetto di regole comuni, la cooperazione. Ma è importante anche osservare attentamente che cosa succede nel corso delle attività quotidiane per individuare eventuali cambiamenti indicativi di malessere e disagio: rabbia, paura, vergogna, isolamento» suggerisce Oliverio Ferraris. Che con fermezza invita gli insegnanti a non sottovalutare che la scuola è un luogo di vita, dove i ragazzi tessono relazioni importanti. «Non rendetela un non-luogo dove si incamerano solo nozioni. Anche perché un buon clima favorisce l’apprendimento».

4) PARLARE DI BULLISMO SENZA FARE NOMI

Se avete intercettato che qualcosa non va, intervenite. Come? Gli esperti suggeriscono innanzitutto di confrontarsi con gli alunni, perché il silenzio è un alleato del bullismo: quindi parlate del fenomeno senza fare nomi. Che cosa ne pensano? Perché, secondo loro, il bullo si comporta così? E che cosa prova la vittima? Perché si lascia maltrattare? Quali soluzioni propongono?

«Fatelo con cadenza regolare. Per esempio, due volte al mese. Vi sedete tutti quanti in cerchio e alla fine stilate alcune regole di buona convivenza. Mostratevi loro alleati e conquistatevi la loro fiducia in modo che si sentano liberi di raccontare ed esprimersi».

È buona norma evitare di accendere i riflettori su vittima e carnefice (parlate loro privatamente) e coinvolgete invece tutto il gruppo classe in percorsi educativi pianificando attività che accrescano i comportamenti cooperativi. Anche perché per contrastare il perpetuarsi del fenomeno non basta educare il bullo a controllare la rabbia e a rispettare gli altri.

5) NO ALL'INDIFFERENZA DELLA MAGGIORANZA

Bisogna anche scalfire anche l’indifferenza della maggioranza silenziosa: i compagni di classe, se testimoni di prepotenze, devono saperle riconoscere e segnalarle all’insegnante. Nella consapevolezza che in classe non può esserci spazio per il bullismo e chiedere aiuto non è un atto di debolezza né un comportamento da spia, ma un modo coraggioso per fermare le angherie.

6) LAVORI DI GRUPPO PER FARE GIOCO DI SQUADRA

Le attività corali, come il coro o l’orchestra della scuola o gli sport di squadra, inducono a riconoscere e a valorizzare il ruolo degli altri per raggiungere l’obiettivo comune: uno per tutti, tutti per uno! Pianificate quindi lavori di gruppo: un cartellone, una ricerca... «Ogni alunno deve avere, all’interno del proprio gruppo, un compito specifico, in modo tale che il risultato finale dipenda dal contributo di ognuno».

Per esempio, suddividete la classe in gruppi e chiedete a ciascun gruppo di approfondire un aspetto diverso di uno stesso argomento. Allora se è la volta di studiare la Basilicata: un gruppo si dedica alle caratteristiche fisiche della regione, uno agli usi e costumi, un altro all’economia, un altro ancora alle curiosità dei capoluoghi...

Alla fine della prima fase di lavoro, rimescolate le carte, costituendo gruppi misti: in ogni nuovo gruppo cioè deve essere presente almeno un “esperto” per ogni aspetto approfondito prima. Ciascuno così diventa un tassello fondamentale per l’apprendimento di tutto il gruppo dovendo condividere con gli altri ciò che ha precedentemente imparato. Fate attenzione a non mettere nello stesso gruppo bullo e bullizzato: è preferibile affiancare il bullo a compagni che hanno buona assertività e autostima e far lavorare chi subisce prepotenze con compagni più tranquilli, con cui si trova bene e che possano aiutarlo ad acquisire sicurezza.

7) IL GOCO DEL ROLE PLAYING

Un’altra strategia è il role play. Si tratta di coinvolgere i ragazzi in una sorta di breve rappresentazione teatrale, una simulazione, per esplorare emozioni, motivazioni e vissuti da diverse angolature: quella del bullo, del bullizzato, del testimone. Questa attività, come suggerito anche nell’ambito della Campagna europea antibullismo (e-abc.eu), consente di simulare situazioni reali aiutando a mettersi nei panni dell’altro, a comprendere le emozioni della vittima, a far emergere anche il ruolo di chi osserva senza far nulla.

Fate scrivere un breve testo in cui raccontano una prepotenza subita o a cui hanno assistito. Leggeteli e poi sceglietene uno da simulare: individuate dunque chi dovrà interpretare il ruolo di bullo, vittima e osservatori.
Dividete poi la classe  in piccoli gruppi e invitateli a pensare una possibile soluzione, che sarà poi di volta in volta rappresentata dagli “attori” per riflettere insieme sull’efficacia delle soluzioni proposte.
Date spazio al confronto sollecitando la partecipazione dei vostri alunni con domande di questo tipo:
• che cosa si prova quando si subiscono prepotenze?
• Quali possono essere le conseguenze?
• Che cosa dovrebbe fare chi è vittima di angherie?
• Che cosa provi e come ti comporti se vedi un compagno che subisce una prepotenza?
• Che cosa potresti fare per aiutare la vittima?

8) PUNIZIONI AL BULLO PER INVERTIRE LA ROTTA

Individuato il bullo, che fare? La sanzione, secondo Oliverio Ferraris, deve essere educativa: come tale non deve avere carattere vendicativo, non deve umiliare, ma deve essere un mezzo per invertire la rotta. Un esempio? «Assegnategli un ruolo diametralmente opposto a quello del persecutore: potrebbe fare da tutor ai bambini più piccoli». Oppure «condannatelo a leggere». È quello che hanno fatto in Germania per recuperare i responsabili di atti vandalici e di bullismo. Ad esempio, un quindicenne tedesco colpevole di ripetute violenze sui compagni è stato obbligato a leggere il romanzo di Jan Guillou La fabbrica del male, ambientato in un collegio dove i ragazzi più grandi commettono ogni genere di soprusi sui più piccoli, con conseguenze che marchieranno la vita adulta sia dei carnefici sia delle vittime.

9) ALLEANZA TRA SCUOLA E FAMIGLIA 

Contro il bullismo, ribadisce Telefono Azzurro, si dovrebbero attivare scuola e famiglia insieme: è importante dunque comunicare con i genitori per mettere in atto un intervento condiviso e coerente. Se vi accorgete dunque di atti di bullismo, convocate le famiglie degli interessati. «Tranquillizzate i genitori. Non c’è da drammatizzare, ma nemmeno da sottovalutare la faccenda: affrontatela con la dovuta serenità facendo gioco di squadra per valorizzare l’importanza del rispetto. E ricordate loro, con la dovuta diplomazia, di non sottovalutare il clima in famiglia: a volte il bullo a scuola è a sua volta bullizzato da un fratello maggiore» conclude Anna Oliverio Ferraris.

10) Sul sito del ministero dell'istruzione trovate una sezione ad hoc con tutte le leggi sui temi bullismo e cyberbullismo