Focus

Guida al bullismo, come aiutare la vittima

Stampa
Guida al bullismo, come aiutare la vittima
Getty Images

Come aiutare la vittima di bullismo? I consigli per un intervento efficace e in grado di attivare le life skills del bambino/ragazzo che ha subito i soprusi

Un primo elemento da chiarire è che non tutte le vittime del bullismo sono uguali: possiamo individuare almeno due tipologie, la vittima passiva e quella che chiamiamo la vittima provocatrice. Alle spalle hanno spesso storie differenti e un funzionamento relazionale radicalmente diverso.

La vittima passiva

Partiamo dal profilo più semplice, anche se comunque complesso, che è quello della vittima passiva. Come tutti possiamo immaginare è quel bambino o ragazzo che subisce in maniera continuativa le angherie del bullo. Un aspetto importante che l'educazione emotiva ci offre per comprendere la remissività della vittima passiva è il fatto che spesso questi bambini, questi ragazzi accettano l'inaccettabile perché non riescono ad accedere a una delle emozioni più importanti, l'emozione della rabbia. Come spiego nel mio ultimo libro,  “Mio figlio è un casino” (Feltrinelli editore) la rabbia non è violenza.

L'importanza della rabbia

Ogni emozione è, in realtà, un maestro interiore, un postino se volete, che ci consegna un messaggio prezioso per aiutarci a leggere e comprendere la realtà e agire nel mondo. Il maestro interiore della rabbia quale messaggio ci consegna? Se ci pensate la rabbia è una sorta di fuoco che si accende dentro di noi e ci da' il coraggio di andare nel mondo e difendere i nostri diritti, senza accettare le ingiustizie.

Quando parlo con i ragazzi, per spiegare la differenza tra rabbia e violenza faccio spesso l'esempio di Rosa Park. Come tutti sappiamo Rosa Park era una donna pacifica, ma durante la segregazione razziale negli Stati Uniti ha avuto il coraggio di dire “no” le tre volte che le è stato chiesto di alzarsi facendo spazio a un bianco che per la legge dell'epoca aveva diritto a sedersi sull'autobus. Quindi la rabbia è l'emozione del “no”, è una sorta di semaforo rosso che noi mettiamo di fronte all'altro quando sta cercando di calpestare i nostri diritti.

La sindrome del bravo bambino

La vittima passiva del bullismo per molto aspetti è intrappolata in quella che potremmo chiamare “la sindrome del bravo bambino”. Spesso sono bambini a cui non è mai stato concesso di dire di no, di manifestare il proprio fuoco, la propria determinazione. Questi bambini finiscono per accettare l'inaccettabile. Dietro la sindrome della vittima passiva c'è poi un'altra condizione tipica, che è quella del deficit di autostima. Questo è un aspetto importante perché la storia che si ripete spesso in questi casi è quella di un ragazzino che fin dall'infanzia è stato mortificato.

Il bullo interiore

È stato mortificato  proprio da quegli adulti che avrebbero dovuto amarlo, proteggerlo e farlo sentire al sicuro. Se abbiamo incontrato nella nostra crescita un adulto bullo che ci ha umiliato, che ci ha spaventato, che ha spezzato le corde della nostra autostima, col tempo interiorizzeremo questo bullo e daremo vita a un “bullo interiore” che in ogni momento della giornata continuerà ad attaccarci, a mortificarci, a umiliarci. È questo bullo interiore che lavora internamente mentre il bullo esteriore compie le sue angherie. Il bullo interiore dice alla vittima remissiva: te lo meriti, fanno bene a trattarti così, non ti meriti di essere felice, il tuo destino è subire e subire all'infinito.

La vittima provocatrice

La seconda tipologia di vittima è per certi versi ancora più complessa da comprendere e aiutare. È la vittima provocatrice. Nella vittima provocatrice c' è un doppio statuto. C'è lo statuto di quel ragazzo o di quella ragazza che diventa il capro espiatorio della classe, diventa l'oggetto delle insofferenze, delle lamentazioni, delle accuse e delle esclusioni della classe. Al contempo, a differenza delle vittime remissive, c'è in questi ragazzi una quota di provocazione. In molti casi si tratta di bambini e ragazzi iperattivi che non riuscendo a regolare i loro comportamenti, le loro emozioni e le loro parole finiscono per essere difficilmente tollerabili dal gruppo classe.

Bambini con scarsa intelligenza sociale

In altri casi non è presente la diagnosi di ADHD ma abbiamo a che fare con bambini e ragazzi che hanno una scarsa intelligenza sociale. Mi spiego meglio, l'intelligenza sociale è l'arte di creare ponti costruttivi, ponti collaborativi, ponti di amicizia con gli altri. Questi ragazzini sono un po' goffi, fanno battute quando non andrebbero fatte, toccano temi che non avrebbero dovuto toccare, dal punto di vista dell'empatia faticano a comprendere che cosa dire e quando dirlo. Per quanto siano desiderosi di essere inclusi nel gruppo sono i primi che vanno a sabotare la loro accettazione e inclusione.

Amore incondizionato

Come possiamo aiutare? La famiglia innanzitutto deve avere uno sguardo-porto sicuro. Il primo bisogno dei nostri ragazzi è essere nello sguardo dei propri genitori. Attenzione: lo sguardo dei genitori deve essere davvero uno sguardo di amore incondizionato. Che cosa significa? Io uso questa equazione, la chiamo l'equazione dell'amore.

Se il tuo sguardo si pone in maniera incondizionata su di me significa che mi vuoi bene, se mi vuoi bene significa che io ho un valore, se io ho un valore posso imparare a volermi bene, se posso imparare a volermi bene nella vita non accetterò situazioni inaccettabili.

Lo scudo della dignità

Nel vero sguardo d'amore di  un genitore non c'è l'aspettativa idealizzata e idealistica di un figlio diverso ma la singolarità di un bambino, di un ragazzino. Questo sguardo di amore incondizionato forma dentro il cuore del bambino quello che io chiamo lo scudo della dignità. Lo scudo della dignità è sentire di avere un valore, sentire di avere la forza, il coraggio di non accettare l'inaccettabile, che è il problema fondamentale dei bambini e ragazzi che sono vittime remissive. La vittima provocatrice invece andrebbe aiutata a riflettere sulle inefficaci strategie che lei per prima mette in campo. Io dico sempre ai genitori e agli insegnanti: il cervello dei nostri bambini e ragazzi è un bellissimo veliero. Ci sono due componenti, il timoniere del cervello che pensa e le grandi vele del cervello emotivo.

Il colloquio di empatia

Che cosa può fare a scuola un insegnante? Sia con la vittima provocatrice che con la vittima remissiva il consiglio è quello di fare un colloquio individuale, io lo chiamo il colloquio di empatia, dove la chiave è sedersi accanto al ragazzino. Sedendosi accanto alla vittima la prima componente da intercettare è il cervello emotivo, le grandi vele delle emozioni. Ovvero bisogna aiutare il bambino o il ragazzino a mettere in parola ciò che prova.

Per esempio: “Mi sono accorto che spesso i compagni ti escludono, manifestano insofferenza nei tuoi confronti, ti lasciano solo. Posso solo immaginare quanto questo sia faticoso, quanto questo faccia male al tuo cuore. Hai voglia di raccontarmi come stai, come ti senti, come vivi questa situazione?”.  E' sempre fondamentale partire dal cuore.

Ideare insieme piccole strategie

Il secondo passaggio è passare al timoniere del cervello che pensa, ovvero costruire e ideare insieme alla vittima delle piccole strategie utilizzando come sempre una logica socratica. Non  serve che diamo noi le strategie al ragazzino, bisogna sviluppare le sue life skills, la sua capacità per la vita, che poi è l'arte di risolvere i problemi. E come si può farlo? Dopo aver accolto e un po' alleggerito i pesi che porta sul cuore provare  a ragionare insieme alla vittima remissiva sul fatto che nessuno ha il diritto di mortificarla, di calpestarla e che il primo suo compito è imparare a volersi bene. Per quanto riguarda la vittima provocatrice, l'aspetto su cui far riflettere il timoniere sono invece le strategie adottate. “Le strategie che stai adottando per essere accettato a tuo giudizio ti stanno aiutando o meno? L'insofferenza dei tuoi compagni da che cosa dipende? Quali altre strategie puoi prendere a prestito da altri compagni che invece sono meglio accettati per essere incluso in classe?”. Ancora una volta la chiave è saper creare un ponte prima con il cuore e poi con la mente del ragazzino.

Prima puntata - Bullismo, una guida per gli insegnanti

Seconda puntata - Bullismo, chi sono i bulli. Tre tipologie

Terza puntata - Vittime del bullismo. Come aiutarle (questo articolo)

Quarta puntata - I testimoni, protagonisti degli episodi di bullismo (in progress)

(testo raccolto da Barbara Leonardi)

*L'autore: Stefano Rossi è psicopedagogista scolastico, formatore e autore di diversi libri per insegnanti, genitori e alunni. Ha sviluppato il Metodo Rossi della Didattica Cooperativa. Dall'ultimo libro "Mio figlio è un casino" è tratta questa guida sul bullismo.