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Accoglienza scolastica, come organizzarla in modo semplice ed efficace

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Accoglienza scolastica, come organizzarla in modo semplice ed efficace
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Conoscersi reciprocamente e integrare i nuovi elementi è un momento decisivo per la costruzione di un gruppo classe e i docenti vi giocano un ruolo fondamentale. Per questo l'accoglienza scolastica non può limitarsi alle prime settimane di lezione ma deve rappresentare un percorso continuativo lungo tutto l'anno che si passerà insieme.

Settembre: ora di ripartire. Collegio dei Docenti, incontri di programmazione, calendari degli impegni, riunioni, corsi di aggiornamento, nuove agende, pile di libri di testo, saggi omaggio, guide didattiche. Settembre è un mese frenetico, perché ogni anno scolastico è diverso, ogni anno è un nuovo inizio. Il calendario di un docente non comincia a gennaio, ma a settembre, e uno dei primi grandi lavori è la preparazione dell’accoglienza.

Che cos'è davvero l'accoglienza scolastica?

Accoglienza è un termine predominante nel vocabolario scolastico e lo scorso anno è stato più che mai “gettonato” per le tristi vicende di questo particolare periodo storico. Ma cosa racchiude in sé questa parola?

Accoglienza non è semplicemente una prassi che si limita al primo o ai primi giorni di scuola. Al contrario, è un concetto molto ampio che trova applicazione durante tutto il corso dell’anno scolastico. Richiede di essere qualcosa di stabile, di fisso, non un’attività straordinaria proposta solo in determinati momenti. Accoglienza è una pratica ordinaria, basata sulla conoscenza reciproca, sull’ascolto e sulla collaborazione tra i diversi attori della scuola.

Accogliere presume predisporre uno spazio non solo fisico, ma anche mentale, non esclusivamente un luogo, ma sentimenti ed emozioni che siano in grado di ricevere e di integrare l’altro. La fase di accoglienza prevede sempre una doppia trasformazione: chi accoglie si trasforma perché fa spazio al nuovo, ampliando prospettive e punto di vista; chi è accolto accetta di modificare le proprie abitudini e di far spazio ad altre, integrando il nuovo con la parte consolidata di sé. Un’accoglienza autentica richiede quindi apertura, disponibilità e flessibilità da entrambe le parti.

Per questo, l’altro elemento chiave si rivela essere quindi l’ascolto. Accogliere significa saper ascoltare i bisogni dell’altro, le sue richieste, ma anche, più semplicemente, ciò che l’altro vuole comunicare: conoscenze ed esperienze, paure e incertezze.

Ascoltare e creare un gruppo

Nell’accoglienza in ambito scolastico, l’insegnante è il primo a dover ascoltare le reciproche esigenze del gruppo, ma anche il medium che incentiva e favorisce l’ascolto reciproco. Il suo ruolo è fondamentale perché è mediatore delle dinamiche sociali e dei processi cognitivi che si realizzano all’interno del gruppo classe.

Uno dei momenti in cui l’accoglienza deve realizzarsi in modo maggiormente attivo è senza dubbio l’inizio di un nuovo ciclo di studi. Si tratta di una situazione che pone l’insegnante di fronte al delicato compito di creare un gruppo a partire da un insieme eterogeneo di individui. Alcuni di essi possono conoscersi dagli anni precedenti, ma altri sono spesso totalmente “sconosciuti”. I membri della nuova entità che si sta costituendo devono quindi imparare a conoscersi e ad interagire fra loro.

È dunque importante prevedere attività che, a partire dai primissimi incontri, consolidino il gruppo stesso, trasformandolo in una realtà basata sull’accoglienza reciproca.

Alcuni istituti organizzano interessanti attività di accoglienza distribuite nell’arco delle prime due settimane di scuola e proposte in ambienti esterni all’edificio scolastico, come il centro cittadino, aree di particolare interesse storico, o spazi comuni di socializzazione come la piazza e il parco pubblico.

I nuovi gruppi classe costituiti a priori, i cui componenti non si conoscono perché provenienti da scuole, città e realtà sociali diverse, vengono invitati a svolgere attività comuni, ma estremamente socializzanti fin dal primo giorno di conoscenza, come passeggiare insieme, osservare l’ambiente circostante, ascoltare la narrazione di vicende storiche e tradizioni locali, o, più semplicemente, svolgere corsi di formazione o attività ludico-educative in spazi inusuali.

Il ruolo del docente

Il principale medium di tutte queste attività risulta essere sicuramente il docente che deve sapersi mettere in gioco con gli studenti favorendo momenti di scambio e di dialogo conoscitivo fondamentali ai fini della costituzione di nuove, piccole comunità di socializzazione e apprendimento.

Il gruppo classe è una risorsa educativa e didattica che non può essere trascurata, spiega Mario Polito, psicologo, psicoterapeuta e pedagogista che da anni approfondisce il tema del benessere degli studenti e il clima di classe. È importante in tal senso riscoprire l’educazione del cuore, spesso messa da parte a favore dell’apprendimento cognitivo. L’apprendimento condiviso e costruito insieme deve affiancare l’apprendimento individuale e lavorare perché vi sia formazione, prima che istruzione. La cultura deve essere rivalutata in quanto strategia di orientamento esistenziale e di auto realizzazione personale, privilegiando la cooperazione e la riscoperta di quel “senso di comunità” che spesso è stato soppiantato dalla competizione (M. Polito, Attivare le risorse del gruppo classe, Erickson 2000).

Oggi, scrive Polito, siamo diventati più consapevoli della necessità di educare sia la mente che il cuore. Per attraversare la vita in modo sereno e significativo, non basta possedere il sapere, ma è necessario anche essere in grado di progettare la propria esistenza, arricchirla di significati, ideali, scopi, condividerla insieme con gli altri. È necessario possedere vasti orizzonti cognitivi, ma anche una disposizione dell’animo all’accoglienza, al rispetto, alla responsabilità.

La scuola può essere considerata quindi il luogo della condivisione dei beni dell’umanità, in cui ognuno può prendersi cura, insieme con gli altri, dello sviluppo dei propri talenti, per contribuire all’arricchimento della comunità, dove viviamo insieme, apprendiamo insieme, soffriamo insieme, gioiamo insieme.
Va da sé che, coltivando in classe l'accoglienza, la solidarietà e la responsabilità, si rende più piacevole ed efficace anche il processo di formazione.

L'ABC dell'accoglienza

Ma come rendere il momento dell’accoglienza, inteso ora come quella prima fase in cui la scuola e i docenti danno il benvenuto ai nuovi studenti all’interno di un nuovo ambiente di apprendimento e socializzazione, maggiormente sereno e positivo? Save the children Italia propone un esercizio denominato l’ABC dell’accoglienza:

  • "A" come Ascolto attivo e profondo di tutti i soggetti coinvolti. L’accoglienza non deve essere pensata solo per i ragazzi e le ragazze, è possibile pensare a dei momenti di confronto e dialogo anche per gli insegnanti e i genitori. Ecco quindi attività come il Circle time pensate proprio per stimolare la condivisione e il dialogo aperto non giudicante. Possono essere fatte con i soli studenti e studentesse o includendo i genitori.
  • "B" come Bambini, Bambine, ragazze e ragazzi protagonisti e come Basta ad attività esclusive. Le Indicazioni Nazionali chiedono di rendere gli/le alunni/e protagonisti/e del loro apprendimento in una prospettiva inclusiva e interculturale, attraverso una didattica laboratoriale ed esperienziale. Via libera quindi ad attività che li rendano protagonisti, finalizzate ad esempio alla ricerca e alla condivisione dei propri talenti nascosti.
  • "C" come Condivisione e Cooperazione. Oggi più che mai gli insegnanti sono chiamati a progettare setting di apprendimento cooperativo dove promuovere le competenze sociali, culturali, personali e di cittadinanza. Pensiamo ad esempio a tutte le attività per l’insegnamento dell’educazione civica che mettono al centro gli studenti e promuovono il lavoro di gruppo e la cooperazione.

La ripresa scolastica è un’occasione non solo per accogliere fisicamente alunni e alunne, ma anche per capire come si evolvono i loro bisogni e le loro emozioni, diversi anno dopo anno.

Recuperare una routine

Il bisogno di continuità, in primis, è collegato alla necessità di ristabilire le abitudini e gli equilibri che, durante il periodo delle vacanze estive, hanno subito decise e, sicuramente necessarie, variazioni. La quotidianità, soprattutto nella vita dei più piccoli, è fondamentale perché infonde fiducia e protezione. Lo zaino da preparare, la sveglia mattutina, il ritrovarsi all’entrata della scuola sono passaggi che segnano un ritmo nella vita degli studenti. E lo saranno soprattutto quest’anno, in cui la ripresa scolastica si preannuncia decisamente più “normale”: le norme dettate dall’emergenza sanitaria, lasciano lo spazio ad un riavvicinamento fisico, alla possibilità di chiacchierare e giocare con i compagni delle sezioni vicine, alla libertà di sorridere e di assaporare il sorriso degli amici.

Diventerà forse più facile per ragazzi e ragazze rafforzare il senso di appartenenza alla comunità scolastica, sentirsi parte di un gruppo di socializzazione e apprendimento che, con tutte le sue complessità e peculiarità, contribuisce a costruire e consolidare la consapevolezza individuale, la motivazione personale e le abilità sociali, caratteristiche peculiari dell’intelligenza emotiva teorizzata da Daniel Goleman.

L'importanza d'integrare e amalgamare un gruppo

Ci sono molte prove scientifiche che dimostrano che il benessere emotivo degli studenti sia il risultato del complesso intreccio di fattori quali la motivazione verso la scuola e verso lo studio, la sensazione di auto efficacia, l’autostima e la fiducia in se stessi, la partecipazione alla vita di classe, la relazione amichevole con gli altri, l’affermazione della propria personalità (M. Polito, Benessere in classe e apprendimento, 2020).

Un’accoglienza efficace deve dunque mirare soprattutto a creare un “buon terreno nel quale i semi possono trovare nutrimento e crescere, svilupparsi, fiorire e maturare”. Il sostegno emotivo che un docente può fornire durante le diverse fasi dell’accoglienza, nutre l’autostima degli studenti e riduce la tendenza all’isolamento, ma soprattutto incoraggia a fronteggiare le richieste e gli eventi stressanti. Questo sostegno sociale è richiesto maggiormente da bambini e bambine della scuola dell’infanzia e primaria e ha la possibilità di realizzarsi all’interno di un gruppo classe quando i docenti coinvolti hanno la percezione di sentirsi un team e una comunità educativa, quando tra di loro c’è supporto reciproco e un buon livello di condivisione (ibid.).
Qualsiasi relazione importante si predispone a diventare buona e costruttiva quando ci si accetta per quello che si è, quando l’altro viene accolto al di là delle sue diversità, competenze o abitudini.

Questo ci fa tornare al punto di partenza di questa lunga riflessione, ossia che chiunque si appresti a realizzare momenti di accoglienza in ambito scolastico si deve necessariamente porre nei confronti dei nuovi arrivati con atteggiamento di apertura, flessibilità, disponibilità, cercando di cogliere, anche nei normali imprevisti, l’occasione per realizzare momenti di scambio e di socializzazione che possono rivelarsi utili e irripetibili.
Il tutto accogliendo anche le normali paure e le preoccupazioni che affiorano tra la fine di agosto e i primi giorni di settembre, perché ogni docente lo sa che, anche dopo anni di di insegnamento e di esperienza, dopo aver trascorso ore con i colleghi del team a preparare tutto nei minimi dettagli per il primo grande giorno, un nuovo anno che inizia è sempre un salto nel buio e, al contempo, una grande sfida.

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